Se il numero dicembrino di XL reca l'immagine
di un pensieroso Vasco Brondi (Le Luci Della
Centrale Elettrica) con il titolo:
L'amore ai tempi dei licenziamenti,
l'ipotetica copertina dedicata a i Cani
dovrebbe certamente recitare:
L'amore ai tempi di Facebook.
Entrambi i gruppi cercano a proprio modo di esprimere idee provenienti da mondi romantici: le Luci indagando il piano economico di un paese in difficoltà, i Cani scandagliando quello sociale soffermandosi su tutte le generazioni,in particolare quella giovanile. Consapevoli,come afferma il frontman dei Cani Niccolò, del fatto che nel nostro paese apparire è un obiettivo ancor più perseguito del divenire ricchi, e tentennanti riguardo alla forte diffusione mediatica che il successo avrebbe potuto irradiare,la band ha cercato di tenere nell’anonimato la propria immagine sin dai primi passi mossi nell’affascinante ed insidioso mondo dei palchi e del music business romano.
Il loro sound trae ispirazione dal lavoro di consolidati artisti romani, strizzando l’occhio a Daniele Silvestri ma stringendo decisamente la mano a Max Gazzè sia per gli arrangiamenti musicali, pervasi da un‘anima decisamente elettronica e con sequenze ben definite e intuitive, sia per le tematiche, che s‘incentrano prettamente su di un romanticismo contemporaneo. L’amore moderno,dei giorni nostri, diventa quindi l’elemento essenziale delle canzoni della band, a cui si affianca la descrizione degli “attori” che di volta in volta sono i protagonisti delle canzoni, marionette che si muovono sul palco sonoro costruito da Niccolò ed i Cani,dai “pariolini di 18 anni” alle “ragazze con leggins fluorescenti”. La vita quotidiana dunque diviene il centro d’ispirazione massima per i testi, i quali nascono da una sola frase per poi svilupparsi intorno al tema prescelto. Il concerto è stato ospitato dalla gloriosa cornice del Piper Club, locale storico di Roma che negli anni si è rivelato essere trampolino di lancio di numerosi artisti. La serata è aperta dai Gazebo Penguins, power trio formato da Capra Sollo e Piter, già solida spalla dei Cani durante date precedenti. I Gazebo si presentano sul palco con i brani tratti dal loro ultimo lavoro, Legna, il quale si mostra decisamente ben articolato nella struttura delle composizioni, pezzi permeati da un sound punk che sfocia a tratti nell’hardcore-punk, il tutto incastonato a dinamiche vocali che richiamano un più moderno indie-rock.
Il trio presenta in anteprima anche un brano intitolato Wes Anderson, come una canzone dei Cani: e infatti, oltre a riprenderne il titolo, la canzone si presenta come celebrazione del gruppo romano,sintesi massima del loro album d’esordio. L’impressione che mi danno dal vivo è addirittura migliore rispetto al lavoro in studio, di per sè comunque buono. Il pubblico si muove a ritmi sfrenati per tutta la durata della loro esibizione accennando a poghi violenti di tanto in tanto. I Gazebo lasciano il palco dopo una ventina di minuti vorticosi per far posto al gruppo principale della serata, i Cani. Al loro ingresso sul palco, accompagnato da Se penso a te (la sigla del Maurizio Costanzo show, volendo procedere per luoghi comuni) le duecento e più persone del locale sembrano incontenibili. Il pubblico della serata, oltre ad accogliere persone provenienti da Correggio per sostenere i Penguins, sembra proprio quello descritto dalle canzoni: ci sono quindi persone giovanissime (“L’età media degli ascoltatori dei Cani è di 12 anni“, così recita scherzosamente un pop-up del video Perdona e dimentica) e, da quel che mi è dato vedere anche i famosissimi nati nel 59 tanto declamati in Velleità. Il concerto si apre con Hipsteria, in cui la vena electro-pop del gruppo romano arriva al culmine. Come consuetudine, come in altri concerti live, viene presentato un brano inedito, Etnia Aspergen, che a mio dire segna un livello di maturazione del gruppo non indifferente, in quanto il sound appare consolidato, fuoriuscendo dal solito schema un po’ ripetitivo delle altre canzoni. Molto spesso un gruppo decide di proporre al pubblico una cover durante un concerto: la scelta de i Cani cade su Con un deca degli 883.
Quel che esalta maggiormente il pubblico non è la scelta del pezzo in sè, ma quanto chi lo canta. Infatti Max Pezzali, invitato a sorpresa dal gruppo, si presenta sul palco, facendo rivivere a persone più e meno giovani le antiche emozioni degli 883. Il pubblico naturalmente è in delirio, non potendo credere di assistere a una sorta di “concerto nel concerto”, fondendo l‘amore per i Cani alla venerazione per Max Pezzali. Il cantante di Pavia rimane sul palco per il solo tempo della cover.
La serata viene chiusa dal brano Velleità, suonato come bis, ed è dopo questo pezzo che si scatena il delirio: stage diving di Niccolò˜, corredato dall‘invasione del palco da parte del pubblico. Durante tutto questo il resto del gruppo suona un finale libero elettronico, aiutato dai Gazebo Penguins che contribuiscono a rendere il palco più affollato di quanto gia non fosse. Mentre prendo appunti sul concerto, praticamente sopra al bancone del bar, mi sono sentito scansare con impeto. Alzando gli occhi mi trovo faccia a faccia con Niccolò che, salito sul bancone, esegue un secondo stage diving.