Quando si parla di Punk, si toccano inevitabilmente decine di sfaccettature assolutamente differenti fra loro, tutte emerse in periodi storici complicati e socialmente avversi, anche se le radici di questa subcultura tanto vasta andrebbero ricercate negli USA nei primi anni settanta, in una cornice assai meno impegnata, prima ancora di approdare nel Regno Unito e subire la trasformazione idealistica degli anni successivi che avrebbe poi convinto l’onnipotente a salvare la regina.
Ebbene, proprio tra le moltitudini di formazioni intitolate come “Pop Punk”, i The Queers iniziano la loro storia nel 1981 capitanati da Joe King (noto ai più come Joe Queer) cambiando qualche elemento nell’arco degli anni e passando per qualche scioglimento temporaneo ed immediate reunion subito dopo. Con ben sedici dischi all’attivo, di cui quattro live ed un bootleg introvabile, sono forse tra i padri fondatori di quel Punk decisamente più leggero che a metà degli anni novanta esploderà con i vari Green Day, Offspring e NOFX.
Artisti internazionali di questo genere vengono spesso e volentieri ospitati dall’INIT Club, una struttura romana che come sempre offre quantità e qualità, come in questa serata in cui gli statunitensi The Queers, vengono accompagnati da ben tre formazioni in grado di fare un’ottima figura pur accostati ad un nome tanto ingombrante.
L’apertura della serata tocca ai romani The Grenades, (inutile dire che il genere rimarrà lo stesso per ogni band che solcherà il palco) formazione che nonostante l’età media, dimostra di rispettare il target prefissato, mantenendo un ottimo ritmo ed una personalità in grado di aprire la strada al resto delle band in cartellone.
Ebbene, proprio tra le moltitudini di formazioni intitolate come “Pop Punk”, i The Queers iniziano la loro storia nel 1981 capitanati da Joe King (noto ai più come Joe Queer) cambiando qualche elemento nell’arco degli anni e passando per qualche scioglimento temporaneo ed immediate reunion subito dopo. Con ben sedici dischi all’attivo, di cui quattro live ed un bootleg introvabile, sono forse tra i padri fondatori di quel Punk decisamente più leggero che a metà degli anni novanta esploderà con i vari Green Day, Offspring e NOFX.
Artisti internazionali di questo genere vengono spesso e volentieri ospitati dall’INIT Club, una struttura romana che come sempre offre quantità e qualità, come in questa serata in cui gli statunitensi The Queers, vengono accompagnati da ben tre formazioni in grado di fare un’ottima figura pur accostati ad un nome tanto ingombrante.
L’apertura della serata tocca ai romani The Grenades, (inutile dire che il genere rimarrà lo stesso per ogni band che solcherà il palco) formazione che nonostante l’età media, dimostra di rispettare il target prefissato, mantenendo un ottimo ritmo ed una personalità in grado di aprire la strada al resto delle band in cartellone.

Nonostante si tratti di una band di vecchia data, nonostante gli ultimi lavori della band non abbiano raccolto grandissimi favori da parte della critica (Back to the Basement – 2010), i fan del genere sembrano assolutamente estasiati da quelle performance che raramente raggiungono la capitale, sebbene le strutture ed il panorama musicale sarebbero in grado di accogliere un simile movimento che sembrerebbe ormai sulla strada della rinascita.
Si fatica a trovare un brano che vada oltre i tre minuti ed inevitabilmente, il concerto termina dopo meno di un’ora, contando anche il solito immancabile (ed insensato a mio avviso) bis a seguito di un abbandono di palco. Sicuramente una serata molto attesa dagli amanti del genere, un punk divertente e rapido, sonorità di un tempo che fu e che sopravvive nelle band della nuova generazione, che diversamente da altri generi non hanno molto da stravolgere.
Si fatica a trovare un brano che vada oltre i tre minuti ed inevitabilmente, il concerto termina dopo meno di un’ora, contando anche il solito immancabile (ed insensato a mio avviso) bis a seguito di un abbandono di palco. Sicuramente una serata molto attesa dagli amanti del genere, un punk divertente e rapido, sonorità di un tempo che fu e che sopravvive nelle band della nuova generazione, che diversamente da altri generi non hanno molto da stravolgere.