La line-up concertistica della capitale vede riproporre, dopo più di trent’anni, un festival interamente dedicato al folk rock inglese, irlandese, scozzese e quanto altro: la cornice del Way To Blue Festival è il Jailbreak e l’occasione è più unica che rara, in quanto i Fairport Convention festeggiano i quarantacinque anni di attività; a questo proposito Simon Nicol, il chitarrista/cantante, ci riporta indietro nel tempo ricordando al pubblico, e a chi non poteva esserci per ragioni anagrafiche, “è dal 1969 che non veniamo a Roma”.
Andiamo con ordine però: l’apertura è affidata ai Folkroad, sestetto proveniente da Latina, i quali ripropongono in una veste colorata e molto giocosa (merito anche del violino e della fisarmonica) delle arie scozzesi (tra cui Gipsy Lady in chiusura) e irlandesi, alternandole con delle polke, e un pezzo unicamente eseguito con l’arpa celtica. Il pubblico mostra di gradire la proposta, e non passerà molto tempo per sentire i primi battiti di mani accompagnare i pezzi fino alla chiusura di questa mezz’ora di concerto. Decisamente preparati e coinvolgenti, sarei curioso di vederli in occasioni ancora più “popolari” e con più spazio a disposizione (scommetto qualsiasi cosa che, se non ci fossero stati dei tavolini vicino ai posti a sedere, la gente si sarebbe mossa molto di più).
Andiamo con ordine però: l’apertura è affidata ai Folkroad, sestetto proveniente da Latina, i quali ripropongono in una veste colorata e molto giocosa (merito anche del violino e della fisarmonica) delle arie scozzesi (tra cui Gipsy Lady in chiusura) e irlandesi, alternandole con delle polke, e un pezzo unicamente eseguito con l’arpa celtica. Il pubblico mostra di gradire la proposta, e non passerà molto tempo per sentire i primi battiti di mani accompagnare i pezzi fino alla chiusura di questa mezz’ora di concerto. Decisamente preparati e coinvolgenti, sarei curioso di vederli in occasioni ancora più “popolari” e con più spazio a disposizione (scommetto qualsiasi cosa che, se non ci fossero stati dei tavolini vicino ai posti a sedere, la gente si sarebbe mossa molto di più).
Decisamente promossi quindi.
Un veloce cambio palco, e la storia del folk rock a nome Fairport Convention si presenta in scena: il quintetto inglese ha trovato finalmente una formazione fissa da una decina d’anni a questa parte, e la stabilità di quest’ultima si rifletterà pienamente nella scorrevolezza e professionalità dello show.
I nostri ripropongono molti pezzi tratti dai loro primi album, compensando la mancanza delle female vocals con un coro a due o a tre voci, a seconda del brano in questione. Momenti eterei e quasi, oserei dire, pastorali si sono alternati ad altri più duri, e obiettivamente “rock”, riuscendo così a tenere alta l’attenzione anche quando il mood era indubbiamente più rilassato (e anche in questo si vede l’esperienza di una band). Anche in questa occasione l’apprezzamento del pubblico, con i relativi battiti di mani, non è certo mancato, e il tutto ha contribuito alla buona riuscita del concerto, gradevole sotto tutti i punti di vista: esecuzione impeccabile, buona acustica (per chi ricorda il vecchio Jailbreak, come me, il balzo in avanti è notevole), ambiente gradevole. Insomma, serata particolarmente riuscita… ottimo antipasto mentre aspettiamo quest’estate e la riproposizione dello storico concerto a Villa Pamphili del 1979, nell’ambito sempre di questo festival.
Un veloce cambio palco, e la storia del folk rock a nome Fairport Convention si presenta in scena: il quintetto inglese ha trovato finalmente una formazione fissa da una decina d’anni a questa parte, e la stabilità di quest’ultima si rifletterà pienamente nella scorrevolezza e professionalità dello show.
I nostri ripropongono molti pezzi tratti dai loro primi album, compensando la mancanza delle female vocals con un coro a due o a tre voci, a seconda del brano in questione. Momenti eterei e quasi, oserei dire, pastorali si sono alternati ad altri più duri, e obiettivamente “rock”, riuscendo così a tenere alta l’attenzione anche quando il mood era indubbiamente più rilassato (e anche in questo si vede l’esperienza di una band). Anche in questa occasione l’apprezzamento del pubblico, con i relativi battiti di mani, non è certo mancato, e il tutto ha contribuito alla buona riuscita del concerto, gradevole sotto tutti i punti di vista: esecuzione impeccabile, buona acustica (per chi ricorda il vecchio Jailbreak, come me, il balzo in avanti è notevole), ambiente gradevole. Insomma, serata particolarmente riuscita… ottimo antipasto mentre aspettiamo quest’estate e la riproposizione dello storico concerto a Villa Pamphili del 1979, nell’ambito sempre di questo festival.

Songlist:
Sir Patrick Spens
Crazy Man Michael
Walk A While
Farewell To A Poor Man’s Son
Albert & Ted
John Gaudie
Mercy Bay
Fotheringay
Cell Song
Jewel In The Crown
Rosie
Danny Jacks Reward
Hiring Fair
Hexamshire Lass
Genesis Hall
Matty Groves
Meet On The Ledge