Black Lips @Circolo degli Artisti, Roma (testo e foto di Stefano D’Offizi)

Alfieri del Nu Garage? Forse, o forse semplicemente il riflesso di un’evoluzione che il Surf ha subito incontrando un Punk sostenibile ma pur sempre esagitato. O forse entrambe le cose, anche se in ogni caso, l’impatto di questa band sul proprio pubblico è sempre di un livello devastante. Molti attendevano questo live come uno degli eventi dell’anno, una performance da non perdere, di quelle difficili da dimenticare, attendendo di poter vedere numerosi stage diving ed una folla inferocita ed infervorata per l’occasione, preparandosi al peggio e senza alcun risparmio di energie…
…questo è l’effetto che fanno i Black Lips quando invadono le tue orecchie con le loro sonorità ingombranti, ti riempiono di ritmo e ti sbattono automaticamente contro altri fan nelle tue strettissime vicinanze, ed anche se non li hai mai visti prima e ti piantano una spallata nei denti senza alcuna pietà, diventano tutti tuoi fratelli.
Il concerto di qualche sera fà al Circolo degli Artisti potrebbe tranquillamente riassumersi a questo, la sala mezza piena ed un caldo boia ad accogliere la prima band pronta ad esibirsi: i Wildmen, band capitolina formata da Matteo Vallicelli e Giacomo Mancini, un duo chitarra e batteria, con le due voci che si intersecano attorno ad un Blues garage grezzo e definitivo, con qualche punta di Rock ‘n Roll anni ’50. Ottima prova di carattere, e quando annunciano l’ultima canzone, c’è anche chi dimostra il proprio disappunto invitandoli a restare.

Seconda band ad esibisri, la sala del Circolo degli Artisti inizia a riempirsi, come sempre: più ci si avvicina alla headliner, meno si trova posto per assistere comodi all’esibizione.
Gli statunitensi Gringo Star fanno il loro ingresso sul palco, presentandosi in una formazione standard: due chitarre, basso, batteria e tastiere, sfoggiando uno stile molto più british di quanto non ci si aspetti. I fratelli Peter e Nicholas Furgiuele in compagnia di Christopher Kaufmann e Pete DeLorenzo, presentano un sound leggermente diverso dal resto della serata, proponendosi in una chiave meno Garage e più (passatemelo) Indie, strutture dei brani più lunghe e sperimentali, suoni più morbidi ed approccio al pubblico più rilassato, ed è davvero un bene, visto il massacro che ci si aspetta poco dopo. La loro performance scorre tranquilla e senza intoppi, tra i vari brani: All y’all, No man, Shadow, ed il pubblico apprezza tranquillo, la calma prima della tempesta…
“Al mio segnale scatenate l’inferno…” era così mi pare, quando la voce di Luca Ward introduceva una delle battaglie cinematografiche meglio riuscite, ebbene, c’è mancato poco, anche se personalmente ho visto molto di peggio, ma c’è anche da dire che un simile groviglio di braccia protese, spinte e spallate, fanno solitamente da cornice per band molto differenti (Entombed il mese scorso ad esempio), dove il genere nettamente più aggressivo porta sicuramente ad un simile sfogo.

I Black Lips partono in quarta con Sea of Blasphemy, ed una certa agitazione veiene immediatamente trasmessa alla folla che nel frattempo ha riempito il locale, le prime file vengono investite da spruzzi di (speriamo) birra ed acqua mista a bestemmie. Le transenne che delimitano il Pit tremano sotto i colpi di un pubblico esagitato, mentre lo show prosegue, Dirty Hands, Make it, punto più tagliente di un “Flower Punk” che dimostra di avere moltissimi sostenitori sul suolo romano, Ghetto Cross, Stranger, Raw Meat, la colonna sonora di una serata sold out in cui il sudore collettivo avrà la meglio sul genere (dis)umano.
Il set delle luci avrà un impiego insolito, illuminando dal fondo della sala e permettendo a tutti di vedre quanto pubblico è effettivamente accorso di fronte alla band proveniente da Atlanta e formata da Cole Alexander (voce e chitarra), Ian Saint Pé Brown (chitarra), Joe Bradley (batteria) e Jared Swilley (basso), riempiendo sicuramente di orgoglio anche la stessa band, che di rimando si esprime in uno show dirompente, tra salti e sputi in aria ripresi al volo. Giunti in fondo all’esibizione, i Lips non mostrano alcuna stanchezza, ed il pubblico non è da meno, tanto che si improvvisano in un encore non previsto ed acclamato a furor di popolo. Vanno avanti senza indugi per un’altra quindicina di minuti, riempiendoci le orecchie a dovere per non rischiare di essere sequestrati e costretti a suonare ancora.

 

Songlist:
– Sea of blasphemy
– Family tree
– Not a problem
– Dirty hands
– Katrina
– Make it
– Go out and get it
– Dutronc
– Modern art
– Ghetto cross
– Stranger
– Rock n key
– Raw meat
– Dumpster dive
– Time
– Bad kids
– Boone

 


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