Faunalia – Giudicami – Indie 2012 (di Bernardo Fraioli)

Quando si approccia al rock con la lingua italiana si merita sempre qualche riguardo in più.

E’ l’incontro di due patrimoni culturali altissimi, di momenti che vantano pagine e pagine di artisti.
Ben venga la contaminazione.
Sopratutto in un gruppo che, palesemente, dimostra un certo affetto alle proprie radici.
Il nome stesso della band deriva dalla più antica festa italica che veniva celebrata il 13 febbraio già ancor prima dell’epoca romana antica.
Queste le premesse di base della formazione e del loro lavoro Giudicami.
Trovare il giusto spazio di espressione ha richiesto tempo.
I Faunalia giungono alla pubblicazione del loro primo full lenght dopo ben nove anni di attività.
A dettare la condizione, sicuramente i numerosi cambi di line up e le inevitabili conseguenti dispersioni.
Tuttavia, ad oggi, la band conquista l’equilibrio migliore che potesse desiderare: formazione a tre, con sempre la voce e la chitarra di Luca Grossi e una solida sezione ritmica che non fa sentire la mancanza di ulteriori presenze.
Troviamo dunque ancora Davide Torti al basso, attivo già dagli albori del gruppo ciociaro, accompagnato da Jacopo Coretti, ultimo approdato a scandire i tempi dietro le pelli.
Giudicami arriva dopo un primo ep che vedeva i Faunalia spendersi in un rock che strizzava l’occhio ad una certa inclinazione folk.
Con l’uscita dell’album si scopre una maturazione raggiunta e un piglio più moderno negli arrangiamenti, spogli delle vecchie influenze e più orientati verso un power rock che abbraccia ancora il cantato in italiano.

Si giunge, dunque, ad un prodotto di otto elaborazioni chiuse da una piccola ghost track che richiama, in senso ciclico, i temi della traccia di apertura.
Il tutto svolto senza ausilio di particolari sovraincisioni: ma se la registrazione in presa diretta ha giovato del lavoro di missaggio, al quale va dato merito, di Massimiliano Ciccarelli, insieme al mastering di Marco Cento, il risultato è da attribuirsi sopratutto alla competenza musicale dei tre, garanzia sicura di ottime prestazioni in sede live.
Tra i brani più interessanti sicuramente trova spazio Soldatini, sia per contenuti che per struttura musicale: qui il cantato di Grossi, sempre fedele alla forma teatro – canzone, si snoda tra ritmiche marziali dell’apertura e sfuriate post punk del ritornello, stimolando l’attenzione per il testo nell’ampiezza, descritta, della forbice di divario tra ricchezza e miseria.
L’ impegno intellettuale torna ne La morale, altro brano che trova la recitazione come mezzo di espressione privilegiato e l’appoggio musicale diretto e compatto.
In Quello che non vuoi si esaltano gli elementi più moderni all’interno dell’album: voci distorte, basso dal giro fantasioso supportato da effetto synth e il drumming di Coretti che manifesta una certa classe, difficilmente riscontrabile, in un batterista di appena un quarto di secolo.

Il punto di fine viene messo da La mia natura, brano dalle tematiche introspettive e dall’elaborazione sinceramente più complessa rispetto all’intero blocco di otto, forgiato in un clima che cola di un rock di fine anni ottanta e sorretto, ancora una volta, dal lavoro di basso e batteria.
Giudicami si presenta come un buon lavoro di rock nostrano, attento ad influenze passate come quelle di CCCP o dei mai troppo apprezzati Fast n’ belt, ma che prova, di volta in volta, a puntare a sonorità attuali.
Sicuramente fuori dal mucchio.

Tracklist
1- Soldatini
2- Giudicami
3- Lei
4– Angeli e Diavoli
5– La Morale
6– In un colpo solo
7– Quello che non vuoi
8– La mia natura


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