Michael Gira @Locanda Atlantide, Roma (testo e foto di Stefano D’Offizi)

Uno dei maggiori interpreti alternative country blues statunitensi, un cowboy metropolitano dei nostri giorni, consegnato agli annali del rock per aver capitanato prima gli intramontabili Swans, poi gli Angels of Light, progetto più recente di cui rappresenta comunque il perno centrale; Michael Gira sbarca alla Locanda Atlantide nella sua veste migliore, ricordando vagamente Johnny Cash, con quel suo cappello da mandriano del Nebraska e quell’aria tra la disperazione inconscia, la consapevolezza del tempo che sfugge, imprendibile, irraggiungibile ed imperscrutabile e l’aria severa del maestro anni ’30 armato di bacchetta e frustino.
Stasera, ha deciso di esibirsi nella sua versione solista ed autolesionista, accompagnato da Kristof Hahn, anche lui proveniente dal vivaio (si fa per dire) degli Swans.
Contrariamente alle aspettative, entrambe si esibiscono autonomamente, alternando i suoni gemelli seppure così differenti fra loro, il primo prettamente elettrico, con l’ausilio di vari pedali (tra cui un digital delay che ci lascerà esterrefatti e divertiti), l’altro più acustico, un’impostazione classica assolutamente americana.
Kristof Hahn è ovviamente il primo a calcare il palco, una sedia solitaria in mezzo agli amplificatori, un palco libero dai soliti ingombranti muri di casse, e le prime cinque file della platea composte da sedie e panche per un pubblico ordinato. Prendo posto in prima fila, come sempre (quando riesco) voglio che le note mi arrivino prima degli altri, tanto per avere una visione distaccata e concentrata sull’esibizione.

Qualche arpeggio di riscaldamento prima di imprecare e chiedere la collaborazione del pubblico per fare a cambio di sedia, a quanto pare, quella sistemata per lui sembrerebbe scomoda, cederei volentieri la mia, se non fosse identica, Kristof se ne accorge e mi sorride, risolvendo poi con qualcun altro. Hahn possiede una voce eccellente, a mio avviso anche migliore (tecnicamente parlando) di Gira, capace di musicare ottimamente linguaggi poco melodici come il tedesco (sua madre lingua) il francese ed ovviamente l’inglese. Kristof Hahn possiede un’orecchio davvero invidiabile, inferiore forse solo al modo di carezzare le corde della sua chitarra, una mano dolce e solida allo stesso tempo, in grado di farsi seguire in ogni fraseggio e stupire con accelerate improvvise. Una cover di Elvis prima di lasciare il palco a Gira e salutare compiaciuto la platea che fino ad ora, ha ascoltato in religioso silenzio.
Qualche secondo di pausa e solito cambio palco, quindi Michale Gira fa capolino dal backstage, annuisce e prende posto al centro del palco, liberandosi del pesante cappello texano.
Osserva tutta la platea facendo segno di avvicinarsi al palco, quindi ogniuno afferra la propria sedia e la trascina verso di lui “ora va decisamente meglio… potete spostarvi un po’ indietro?” chiede scherzando mentre afferra la proprio chitarra folk. Il suo sguardo cade su di me e mi fa segno che preferirebbe non essere fotografato, ma quando pronuncio la parola “Press” sorride annuendo compiaciuto “it’s all right…” tranquillizzato forse anche dal mezzo bicchiere di Bourbon che di tanto in tanto porta alle labbra per centellinare qualche minima molecola di alcool.
L’esibizione del cowboy è un susseguirsi di vecchi e nuovi successi, dalla sorprendente Blind, alla disperata Eden Prison, brano che viene magistralmente interpretato e da cui traspare tutta l’agghiacciante tristezza del leader degli Swans.

She Lives è forse il riassunto più completo del sound condotto da Gira, che per tutti i circa novanta minuti di concerto intrattiene una platea estasiata che resta in silenzio finchè non è sicura che ogni brano sia giunto alla fine. Michael Gira sorride e si intrattiene con un bambino in prima fila, chiedendo ai genitori se loro figlio parla inglese, alla risposta negativa annuisce sogghignando ed aggiungendo “…forse è meglio così” o qualcosa di simile.
La sala principale della Locanda Atlantide è insolitamente ordinata, almeno quanto piena, e la serata volge in conclusione passando per Jim, (accordi lenti e versi ben cadenzati) e My brother’s Man.
Subito dopo l’esibizione, è possibile intrattenersi con gli artisti nella sala Pub, come spesso avviene alla Locanda Atlantide, gli autografi scorrono a fiumi, così come le strette di mano ed i complimenti dei fan che hanno l’occasione di parlare con gli artisti, e nonostante l’aria sommariamente mesta e severa, sia Gira che Hahn appaiono cordiali e sorridenti, felici anche loro di essere stimati da persone semplici accorse ad ascoltarli, una dimostrazione di stima reciproca verso il proprio pubblico e di umiltà non proprio attesa.Una cosa è certa: assistere ad un live di Michael Gira è quanto di più insolito mi fosse mai capitato;
…non solo per gli amanti degli Swans o degli Angels of Light


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