3 Allegri Ragazzi Morti + Zen Circus + Pan del Diavolo + Uochi Toki live @ La Tempesta Gemella/Supersantos (testo di Stefano Capolongo, foto di Fabrizio Bisegna)

La Tempesta Dischi fa poker: il festival estivo della rampante e giovane etichetta indipendente ritorna puntuale come al solito. Dopo La Tempesta sotto le stelle (Ferrara 2010), Villa Tempesta (Codroipo 2011) e La Tempesta al Rivolta (Marghera, inverno 2011) ecco La Tempesta Gemella, ospitata quest’anno nella cornice romana di S.Lorenzo Estate o, per dirla alla Mannarino, quella di Supersanto’s. Relics segue la prima serata  che vede alternarsi sul palco Iori’s Eyes, Mellow Mood, Uochi Toki, Pan del Diavolo, Zen Circus e 3 Allegri Ragazzi Morti. 
La canicola estiva permette di apprezzare a malapena i gruppi che si esibiscono all’ora del vespro, i primi sono i Lori’s Eyes che colpiscono dritto all’anima. Elettronica, dub, ambient e groppo in gola: con loro la mente vola indietro alla fine degli anni ’90 tra i Massive Attack e i Sonic Youth sull’onda di atmosfere sospese e sublimi. Etichettarli con un semplice “bravi”sarebbe riduttivo, siamo sicuri che faranno strada.  Tocca poi ai Mellow Mood, formazione reggae-dub tricolore in pieno stile jamaicano, la gente balla e si diverte sui classici ritmi da concerto del primo maggio. 
L’antipasto sembra adeguato a ciò che assaporeremo fra poco: sono le 20 e a quest’ora di solito sono a tavola. Oggi invece sono qui al festival di una delle etichette più interessanti degli ultimi tempi: è il momento dei Uochi Toki. Il mio stupido scetticismo verso di loro mostra stasera la sua conseguenza più positiva: una fervida curiosità. Essa viene ben ripagata perchè l’esibizione mi fa totalmente tornare sui miei passi. Testi intelligenti e graffianti che stordiscono anche se al limite del comprensibile vista la mole eccezionale di parole nei testi pronunciate da Matteo “Napo” Palma coadiuvata dalla forte e trascinante elettronica di Riccardo “Rico” Gamondi (che di primo acchitto mi era sembrato Ascanio Celestini). 
L’osservazione critica e intelligente delle nefandezze della società sembra essere alla base della poetica del duo torinese che presenta liriche da prosa ossessiva più che un vero e proprio hip-hop. Atmosfere sospese e fantascientifiche che parlano di meccanica e di metafisica degne dell’Enterprise o di un volume di Asimov fanno da contraltare alla semplicità con cui si presentano i due. Giunti ormai al settimo disco, i Uochi Toki colpiscono come una botta in testa e rinfrescano il caldo pomeriggio romano creando le premesse per il trittico finale, quello per cui la maggior parte della gente è qui stasera. Col rapido cambio di palco si vede levarsi lentamente il telone con la meravigliosa copertina di Piombo, Polvere e Carbone, seconda fatica dei Pan del Diavolo: il folk è il loro mestiere, far scatenare il pubblico la loro arte. Quaranta minuti abbondanti di folkabilly ed energia in cui Il pubblico comincia a stringersi sotto le transenne al ritmo di pezzi come La velocità, Sono all’osso e Scimmia Urlatore. Aloisi e Bartolo sono in gran forma e la performance è roboante. 
Si entra nel cuore della serata alle 21 con i Zen Circus, geniali punk rocker di lungo corso con un dono innato chiamato verve: l’entusiasmo  è quello del giovane gruppo che ha appena sfornato il primo disco. Il duo Appino-Schiavelli (aka Ufo) mostra come al solito la proverbiale strafottenza toscana mescolata ad una ottima vis comica che non guasta mai. La loro performance si snoda lungo brevi racconti che introducono le canzoni, facendo sentire il pubblico parte di esse: brani come Vent’anni,Andate tutti affanculo e Gente di merda ovvero consolidati cavalli di battaglia sono accompagnati da pezzi del nuovo album (Nati per subire, 2011) molto critici verso la società come Ragazzo Eroe o Nati per subire. Trascinatori, freschi, prorompenti: probabilmente i migliori della serata. 

Ad ogni festival della Tempesta Dischi che si rispetti non può certo mancare chi tale etichetta l’ha fondata: Enrico Molteni e i suoi 3 allegri ragazzi morti. A giudicare dai presenti sembra che la maggior parte di loro sia qui proprio per loro; una distesa di maschere-teschio, quelle celeberrime create da Davide Toffolo (voce, chitarra) sembra non attendere altro che l’arrivo dei propri beniamini sul palco. L’età media degli aficionados dei quattro di Pordenone sembra essere molto bassa nonostante il gruppo  negli ultimi anni abbia virato verso soluzioni più sperimentali sui lidi del dub-reggae e meno teen-oriented pop (con un passato punk).
L’epifania sul palco è godibilissima: maschere teschio, il pettirosso alla chitarra (Andrea Maglia, ex Donnola) e Davide Toffolo che indossa una inaspettata (soprattutto per la temperatura rovente) pelliccia stile Mamuthones sardi. Il resto è storia, i T.A.R.M. non deludono mai il proprio pubblico di affezionati, regalando classici come il manifesto generazionale Non saremo mai come voi, Ogni adolescenza, Occhi Bassi, Principe in bicicletta: nonostante la band sia rimasta ancorata a canoni adolescenziali e canti un’anacronistica rivolta, il pubblico non se ne cura e preferisce ballare, sudare e avere la consapevolezza che, nel bene o nel male, sta ascoltando un pezzo di storia di musica italiana. Una serata interessante e godibile, è stata questa a cui abbiamo assistito. La Tempesta garantisce gruppi di livello con una cadenza ormai periodica accompagnati dai grandi senatori che rendono la cornice di questi festival a dir poco unica.


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