The Roman Hard’n Heavy day live @ Atlantico Live (testo di Laura Dainelli, foto di Sergio Gualtieri)

Una serata all’insegna del metal “vero”, quello un po’ più di nicchia, un po’ meno commerciale e che tendenzialmente nei locali trova meno spazio.
Ne deriva che una simile iniziativa sia stata assolutamente apprezzata dai fan del genere ed accolta con entusiasmo, nonostante la coincidenza con la partita dell’Italia. Non sapete quanto mi duole dover fare queste bieche considerazioni… c’era gente nonostante la partita, il traffico, il ponte bla bla bla… di solito questo tipo di frasi mi fanno orrore… ed anche adesso, ma la circostanza mi obbliga a dire che considerata la venerazione media degli italiani per il calcio il numero di persone che si è presentato, e soprattutto l’energia e l’interesse con cui lo hanno fatto, è degno di essere riportato. Sì, certo un numero limitato più che altro per le enormi potenzialità offerte dallo spazio a disposizione, ma che comunque avrebbero tranquillamente rimepito qualsiasi locale “buchetto”soffocante in circolazione (oltre, come già detto, all’evento in contemporanea della partita).
Spazio decisamente grandioso ed adattissimo ai concerti che spero fino all’autunno almeno possa essere nuovamente sfruttato a dovere! Un ringraziamento e lode agli organizzatori anche per i vari stand cosi ben posizionati e con personale che così cortese e disponibile ne ho visto raramente in tutta la vita.
Si sono alternati ben SETTE band sul palco all’aperto del Atlantico Live. Ca..o! sette! Giusto ad un festival si son viste cose simili, ma mica gratuite come questa serata!!!


Complimenti quindi anche per la potentissima ed organizzatissima scaletta a tutti quelli che si sono occupati!
La prima band a riscaldare cuori ed anime metal sono stati i Black Mamba che personalmente, ma credo non solo per me, sono stati una grande scoperta. Particolari sia nel sound sia nel look, ma nel senso più positivo del termine: si tratta di quel tocco di originalità e personalità che sarebbe bene che tutte le band tirassero fuori con altrettanta incisività e convinzione, senza freni o timori nel mostrarsi in tutto quello che vogliono comunicare.

Hanno portato sul palco alcuni pezzi nuovi dell’album in uscita ed altri quali Fast heart, Rock’n’roll e Don’t forget me, che sono pietre miliari del loro repertorio. In pochi anni si sono fatti già un buon nome nell’ambito glam in particolare ed è tutto meritato, anzi confidiamo che il nuovo album potrà solo far echeggiare questo nome ulteriormente!
Subito dopo è la volta dei Rebel Tango, nati dalle ceneri dei Savers e dei Muddy Roxx, che confermano il talento da questi proposto già dagli anni Novanta. Propongo un heavy metal in alcuni punti molto forte in altri più melodico, forse grazie agli incredibili e bellissimi giri di chitarre, ma che comunque nel complesso conquista al primo ascolto chiunque ami le sonorità tipiche del metal 80s.

Terzo gruppo a calcare il palco sono i The Great fire of Rome, nome decisamente evocativo e promettente di grandi cose. Beh si rivelano certamente all’altezza del nome che portano, ed hanno un modo di porsi sul palco che mi ha veramente incantata per la loro umiltà ed apparente non accorgersi del modo assolutamente strepitoso in cui riescono a coordinare la mitica triade chitarra-basso-batteria, non solo nei loro pezzi più noti come Blindoom o Midnigh in Babylon ma durante tutto il live. Un’energia inarrestabile ed un’impronta sì tendente al metal ma anche al puro hard rock rispetto forse alle altre band della serata.Si colgono influenze di gruppi quali Misfits e Motorhead ad esempio ma rielaborate con passione  e personalità.


L’alternarsi delle band sul palco durante questa serata è veramente rapidissimo, giusto il tempo di commentare entusiasticamente gli ultimi pezzi con i rispettivi amici, ma anche con chiunque sia lì accanto che poghi in maniera altrettanto entusiastica (si sa, il pogo unisce sempre..
) , ed immediatamente si ricomincia. L’atmosfera non accenna a calare, anzi sale tra la folla, in vista anche dell’attesa che gli ultimi gruppi stanno facendo registrare. Non che manchi l’apprezzamento per chi ha suonato finora, anzi, ma c’è nell’aria quella bellissima atmosfera di attesa fervente, ed inutile dirvi che è meraviglioso.

Arrivano quindi gli acclamatissimi Dead city ruins, unico gruppo straniero della serata. Nello specifico, provengono dalla lontanissima ma altrettanto stupenda Melbourne, nonostante il loro sodalizio sia iniziato a Londra, e sono alle prese in questi giorni con un tour italiano ed europeo di tutto rispetto. E pensare che meno di un anno fa hanno fatto esattamente lo stesso, per ben quattro mesi, beh… grandissimi!! Non si può che apprezzare enormemente il loro stile, che incrocia l’heavy metal il glam, l’hard rock ed il punk in modo eccelso, e che solo per questo merita tutto il rispetto del mondo. Ma oltre a questo ci tengo a dirvi che stiamo parlando di gente che nelle interviste risponde alle domande in modi geniali quali “Da cosa deriva il vostro nome così particolare?” “Ragazzino se te lo dicessi poi dovrei ucciderti”o meglio ancora “Cosa amate fare nel vostro tempo libero?” “Fondamentalmente pisciare, con tutta la birra che ci scoliamo mi pare il minimo”. Ecco, un po’ rozzi forse ma chiunque boicotti le domande banali ed il conformismo in genere mi è sempre parecchio simpatico.


Arrivano ora i Fingernails band romana anche loro che vanta ben trent’anni di carriera (mica pizza e fichi!!) e che nonostante dei momenti di interruzione e cambi di formazione , cosa che del resto accade a tutte le band di lungo corso, resiste eccome se resiste! Ci hanno offerto una grandissima performance di metalcore e speed metal così forti e di impatto da far capire che piuttosto che perder smalto con l’invecchiare forse lo hanno guadagnato.

E non mancano anche loro di strizzare velatamente l’occhio anche a sonorità punk. Non a caso si è verificato durante la loro performance uno dei momenti di pogo e delirio più alti della serata.. accompagnato dall’eccentrica simpatia e calore dei protagonisti, che coinvolgono il pubblico in un modo assolutamente divertente e grintoso come pochi altri sanno fare, oltre a rendere evidente agli occhi (pardon, orecchie) di tutti il sound creato da chitarre volutamente minimali ma impeccabili, e non per questo meno potenti, anzi contribuiscono a mettere in luce quei riff taglienti che li contraddistinguono e quella base ritmica così asciutta accompagnata da una voce dalla grinta e profondità incredibili. Se ancora non vi ho convinto ad andarveli a sentire di corsa sicuramente vi convincerà sentire qualche titolo tra i più noti del loro repertorio: Rock’n’roll Barbie, Frankestein food,Satana VS God. Non male vè?


Trepidante attesa del pubblico ben ricompensata anche quella per i Southern Drinkstruction, belli ubriachi come dimostrano i titoli dei loro album, rispettivamente Drunk with us e Drunk till death (però!) ma anche decisamente cazzutissimi nell’approccio con il thrash metal che propongono: parliamo ecco di una band che “spacca” seriamente (si si non solo i timpani ma anche ben altro avete capito!), una produzione musicale di tutto rispetto e che infatti in un paio d’anni ha conquistato ormai non solo scena più underground ma anche oltre, ed il loro seguito si espande sempre di più ad ogni loro esibizione.

Decisamente meritano questo ed altro i loro riff così potenti e che riescono a risultare assolutamente personali anche all’interno di un genere così inflazionato come il thrash metal, portando un loro contributo completamente innovativo e che vale sicuramente la pena di ascoltare, grazie anche alla voce così profonda e trascinante che accompagna le sonorità così curate. Ascoltare pogando mi raccomando!!!
Ah, e a proposito di bei titoli che ne pensate di Suck, Duck , Truck, Fuck? Non male anche questo eh?

Io direi bello diretto…


Last but not least, (anzi i più attesi forse!) i The Raff, così attesi ed acclamati nel corso della serata da gran parte del pubblico. E non è un caso, visto che questi “everlasting guys” esistono come band addirittura dal 1976! Anche qui con varie interruzioni (fisiologiche credo), di cui una molto lunga dal 1988 al 2001, ma neanche troppi cambi di formazione, anzi i mitici fratelli Bianco insieme a Fausto Donato e Bruno Vagnarelli (attuale formazione n.d.r.) sembrano totalmente immuni al passare del tempo per l’energia che mettono sia sul palco sia nei pezzi che compongono.

Vantano tra l’altro un percorso musicale non solo di lungo corso ma anche estremamente interessante per la sua evoluzione, durante la quale si è arrivati all’heavy metal in modo molto naturale ma non da subito, poiché il punk delle origini si è fuso ed alimentato nel tempo con altre sonorità e spunti di riflessione, contribuendo a dare al pubblico un’immagine estremamente interessante ed intrigante di questi artisti. Loro sono veramente un monumento della storia del metal italiano anni 80, anni in cui hanno raggiunto un successo incredibile partecipando anche ad una lunga e celeberrima tournèe negli States insieme a band quali Bad brains e Black Flag, nonché poco dopo saranno i guest star dei leggendari Uriah Heep.
Insomma, ci saremmo fermati volentieri, nonostante la tarda ora, ad ascoltarli per tutta la notte, ma purtroppo la burocrazia di orari da rispettare (uff…) interviene a riportarci un po’ alla realtà, tagliando così quasi di botto la splendida serata… Spero solo che eventi simili possano essere organizzati più di frequente, e confidando in questo ne approfitto per dare un ulteriore ringraziamento a tutto lo staff dell’ Atlantico Live ed all’organizzazione curatissima che c’è stata dietro, anche per averci regalato tutto questo – tanta roba come avrete capito – GRATUITAMENTE ! (non capita tanto spesso!)

Un ringraziamento speciale a tutto lo staff, all’ Atlantico Live, a tutte le band che si sono esibite, Sergio Gualtieri per le splendide foto e chiunque abbia partecipato. T


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