Architecture of the Universe – Il Grande Freddo (Autoproduzione, 2012) di Stefano Capolongo

La band toscana Architecture of the Universe arriva al suo secondo lavoro in studio e anche stavolta sceglie una copertina degna di nota. Mentre la prima fatica, Parallel Void(EP), vedeva una pioggia di stelle cadenti, questo nuovo Il Grande Freddo mostra un iceberg cubista su sfondo ligneo. Agli occhi veramente gradevole e ben congegnato. La musica degli A.O.T.U. è un classico post-rock che rispecchia i giorni nostri, solcato ora da echi indie-rock, ora da stoccate noise e il tutto sorretto da lunghe falcate strumentali distorte, spesso molto intense. La traccia d'apertura è Scoprirsi Rosso, introdotta da una citazione tratta…

Score

CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'

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La band toscana Architecture of the Universe arriva al suo secondo lavoro in studio e anche stavolta sceglie una copertina degna di nota. Mentre la prima fatica, Parallel Void(EP), vedeva una pioggia di stelle cadenti, questo nuovo Il Grande Freddo mostra un iceberg cubista su sfondo ligneo. Agli occhi veramente gradevole e ben congegnato.

La musica degli A.O.T.U. è un classico post-rock che rispecchia i giorni nostri, solcato ora da echi indie-rock, ora da stoccate noise e il tutto sorretto da lunghe falcate strumentali distorte, spesso molto intense. La traccia d’apertura è Scoprirsi Rosso, introdotta da una citazione tratta forse da Cross the limitdei Mortality, band metal Australiana (A comfortable existence, a career, all the promises of a material well being are rather empty, and I think for quite a few people,the certainly understand that emptiness and the severe limits on fulfillment and freedom, otherwise they wouldn’t do it, otherwise people will say:” well I’m gonna get a good job, I’ll be happy…”. Well who’s happy?). Gode di una struttura ad anello: parte e chiude in sordina per poi esplodere nella parte centrale.

Soluzione questa ampiamente sperimentata dalla maggior parte dei gruppi post-rock contemporanei (i Liam, gli Explosions in the Sky fino ad arrivare ai grandi God is an Astronaut). L’attimo in cui sembrava tutto colorarsi e Per non sentirti solo anche domani, che apre con una chitarra ruvida  

quasi indie, sono due tracce decisamente godibili, intessute con saggi cambi di tempo tra i quali le chitarre riescono a scoppiare in tutta forza regalando lunghi passaggi, a volte persino eccessivi. La traccia di chiusura, Il grande Freddo, ricorda alla lontana i giganteschi Mogwai e pur seguendo in linea di massima la struttura delle precedenti, si chiude su se stessa e offre il lato più intimo e soffuso di questi quattro ragazzi Pratesi, sublimandosi in una coda sognante.

Un EP ben riuscito per gli Architecture of the Universe, piacevole all’ascolto in particolare agli amanti del genere. Qualche indizio per scoprire le notevoli qualità degli A.O.T.U. ci è stato fornito ma un LP ci dirà sicuramente di più.

 

Tracklist:
1. Scoprirsi Rosso
2. L’attimo in cui tutto sembrava colorarsi
3. Per non sentirti solo anche domani
4. Il grande freddo

 

Gli Architecture of the Universe sono: Michelangelo Puglisi (batteria), Francesco Colapietro (chitarra), Andrea Guasti (chitarra), Lorenzo Guazzini(basso).
http://www.facebook.com/ArchitectureOfTheUniverseBand


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