Buon compleanno Orion live club! Il bimbetto urlante della scena live romana compie il suo primo anno, un anno in cui abbiamo ascoltato dei vagiti impressionanti, proposte musicali di un livello al di sopra della media e raccolto un numero complessivo di fan a quattro zeri (se non di più) che hanno potuto stringersi attorno ai loro idoli, da Il Teatro degli Orrori a Steven Wilson, dai Fear Factory ai White Lies, passando per Randy Hansen e gli immortali Kyuss e molti, ma molti altri ancora (basta vedere nei nostri e nei loro archivi). La festa dell’Orion si protrarrà fino a notte inoltrata, festeggiando insieme ad altre due band da aggiungere alla lunghissima lista di artisti internazionali che hanno calcato il più importante palco della scena underground capitolina. Relics c’era quasi sempre, ed ovviamente anche stavolta abbiamo voluto partecipare non solo per raccontare quanto accaduto, ma per fare gli auguri in prima linea a tutto lo staff che in un anno ha saputo regalarci tanto.
Prima band a solcare il palco in questa data così importante, The Dirty Youth, band proveniente dal sud del Galles, formata da Danni Monroe alla voce, Matt Bond chitarra e tastiera, Luke Padfield chitarra ed una sessione ritmica scatenatissima, formata da Leon Watkins al basso e Phil Edwards alla batteria.
Il loro sound è puramente Rock, inclinazioni metalliche alla Alice Cooper e ballads vecchio stile. La graziosa Danni Monroe si agita e balla sul palco, tra headbenging e baci lanciati ad una platea abbastanza numerosa, raccogliendo applausi da tutti i partecipanti a quello che per ora, è solo il preambolo della festa vera e propria.
Chitarre spigolose e ritmiche possenti fanno sa cornice ad una performance carica di adrenalina e presenza scenica, perfettamente abbellita da un palco particolarmente illuminato, che ovviamente valorizza il tutto. The Dirty Youth rappresenta la rinascita degli stili rocker di fine anni ottanta, mantenendo il presente nei suoni aggiornati ed un buon connubio fra aggressività e melodia; non propriamente originali forse, ma di ottima resa sia visiva che uditiva.
Come sempre il palco si trasforma per dare vita allo show conclusivo ed ospitare finalmente la band finlandese che compare come headliner della serata. The Rasmus, provengono dal tour promozionale per il loro ultimo disco, il primo a portare il nome stesso della band. Luci leggermente più soffuse ed atmosfera ermetica, finchè non compare Lauri Johannes Ylönen, frontman osannato da un pubblico non soltanto femminile, come sempre accompagnato dalla sua band, Pauli Esko Antero Rantasalmi (chitarra), Aki Markus Hakala (batteria) e Eero Heinonen (basso).
Il palco esplode in una variazione di luci, suoni e colori, immergendo il pubblico in uno show da brividi. C’è da dire che questa band ha sempre mantenuto un filo conduttore fra un album ed il successivo, rinnovando i suoni ed i contenuti, ma senza snaturare mai il proprio operato, rendendosi automaticamente riconoscibili a chiunque e mantenendo quella venatura pop che li avvicina a qualsiasi tipo di udito non necessariamente rock.
La dura realtà però, pone la band in un gorgo dal quale è difficile uscire, così che i brani tratti dal loro ultimo disco passano leggermente in sordina, per lasciare spazio ad ululati vari (soprattutto striduli e femminili) nei loro vecchi e più famosi brani, lasciando un dubbio “tra le ombre” del loro repertorio. La performance fila comunque liscia fra i loro più grandi successi (Livin’in a world without you, In the shadows) ed i nuovi brani che qualcuno canta comunque (Stranger, I’m a mess). A parte questa parentesi, si è trattato comunque di un live energico, capace di raccogliere la solita folla sotto al palco di un Orion live club pronto a spegnere la sua prima candelina, ed a festeggiare in compagnia degli stessi Rasmus, dei sorprendenti Dirty Youth ed ovviamente un buon numero di affezionati.
Un ringraziamento speciale allo staff dell’Orion live club e Daniele Mignardi Promopress Agency per averci ospitato durante questo evento