The Intellectuals&The Cut live@Circolo degli artisti(di Laura Dainelli,foto di Matteo Mariani)

Volete capire come il rockabilly tradizionale si possa conciliare con il punk ma anche con il blues e con arpeggi di chitarra alla Poison Ivy e Monks?

Non vi sono bastati i Cramps a capirci qualche cosa del cosiddetto psychobilly ?
Bene, questa è una lettura per voi, ma soprattutto sono da ascoltare (e rivedere dal vivo quanto prima se ve li siete persi)queste due geniali band, tra le quali ritroviamo diversi punti in comune ma anche importanti differenze ed aspetti di originalità in ognuna.
Cominciando con i punti in comune, sono entrambe band italianissime che cantano però in un inglese pressoché perfetto, e caratterizzate dal mescolare sonorità rock’n’roll, blues e country di base con altre puramente e chiaramente punk melodico, di quel punk un po’ pazzo e se vogliamo più spensierato e meno politicamente impegnato che caratterizza soprattutto l’Inghilterra fine anni Settanta- inizio Ottanta, stile Undertones, Jam e Buzzcocks tanto per capirci. Ma è assolutamente riduttivo definirli con questi paragoni, e se vi aspettate di ritrovare i Buzzcocks in loro non è così: il gioco è più complicato, ma più dal punto di vista delle sperimentazioni musicali che dell’impatto con il pubblico. Infatti, l’aspetto che più accomuna le due band, e che trovo particolarmente incredibile e degno di nota, è il suono che arriva in modo così diretto e semplice nonostante la complessità delle sperimentazioni che vi è dietro ogni nota e ogni pezzo.
 A questo è il caso di aggiungere l’energia che trasmettono e l’instancabilità sul palco, unitamente a quel tocco di follia e di eccentricismo che nei musicisti che sanno coinvolgere il pubblico non guasta mai e che anzi dà loro quella marcia in più.
Ecco, ora passerei alle differenze, che sono altrettanto considerevoli, ma soprattutto a descrivere meglio l’atmosfera del live di questa serata… che ne vale decisamente la pena 🙂 !!!
Con i romani The Intellectuals (non trovate che sia un nome geniale per una band?) siamo catapultati di colpo negli anni Settanta, ma come consapevoli ditutto quanto nella musica è accaduto dopo… una sensazione stupenda! Questo a cominciare dal look 70s in apparenza un po’ minimalista ma molto curato in realtà, e che diciamolo ci mancava proprio, e si rivela davvero azzecatissimo. I quattro membri della band, ad ogni modo, non sono per niente l’uno la copia dell’altro, bensì ognuno ha un suo stile che lo caratterizza: dai capelli lunghi neri di Tina ai boccoli rossi e molto rock’n’roll della batterista Elena (drum girl), fino al baffo anni 70 di Francesco (guitar boy) e al “basso-diavoletto”, particolarissimo in quanto molto meno conosciuto rispetto alla corrispondente “chitarra- diavoletto” alla Angus Young ma anche alla John Lennon e Jimi Hendrix se vogliamo. Tra l’altro gli americani, date le loro storiche e spesso divertentissime storpiature delle parole italiane, hanno fatto diventare questi due strumenti, rispettivamente, “divoletto guitar” e “divoletto bass😉 …. Ahahah !
Si procede a ritmo –centrifruga di punk e rock’n’roll classico insieme, e che strizzano l’occhio anche al blues e rock-blues anni ’70: esemplari, in questo senso, le inserzioni di strumenti a tasti di cui sono ricchi tanti dei loro pezzi, così come lo sono di sintetizzatori, che si combinano con gli arpeggi di chitarra in un modo unico e perfettamente armonico. Un sound che ricorda sia i mitici Gories direttamente dagli anni 60, sia anche Monks e Cramps (hai detto niente!); ed anche le loro copertine ed illustrazioni contenute negli album trasudano lo stesso spirito. Si tratta decisamente di un duo diventato poi quartetto che ci ha solo guadagnato dall’evoluzione che hanno avuto in questi quattordici anni, anziché perdersi o ripetersi come tante altre band.

Passiamo ora ai Cut, un trio di origine emiliana che a Bologna (non a caso) sono uno status symbol della scena underground. 
In realtà lo sono ormai da tempo in tutta Italia ed anche all’estero (in Inghilterra in particolare hanno ricevuto ottime recensioni per il loro quarto disco A different beat”, n.d.r. ), ma possiamo dire che la loro terra di origine non manca mai di fargli sentire il calore che meritano e di idolatrarli come si deve.. tutto meritatissimo! Ecco, se è stato difficile (o anche impossibile) inquadrare gli Intellectuals in un genere musicale preciso, con i Cut la questione è ancora più critica, ma comincerei dal dire, in modo forse banale ma più che mai vero,che spaccano veramente! E non solo dal punto di vista dell’energia e grinta che trasmettono (e di cui vi dirò qui a breve) ma proprio dal punto di vista tecnico: due chitarre e una batteria, tranchant. Ma il punto è: CHE chitarre e CHE batteria ! 

Il ritmo è sconvolgentemente serrato ed incalzante, in cui poche chiacchiere e tanto rock’n’roll, ma nel senso più originale e meno tradizionale del termine che possiate immaginare. Sì, è vero si strizza vagamente l’occhio sia al punk garage anni 60 sia allo psychobilly, ma più che altro si tratta di un rock duro e crudo e diretto, nel senso più positivo che riusciate a legare a questi tre aggettivi. Voci e batteria notevoli, ma sono le due chitarre che veramente lasciano senza fiato, e non a caso sono quasi vent’anni che il gruppo gode di apprezzamenti e riconoscimenti ovunque vada.

A questa tecnica mostruosamente curata e dall’impatto così caldo e coinvolgente, si aggiunge il  non trascurabile dettaglio che uno dei due chitarristi ha un’attitude da rockstar casinista e folle ma troppo simpatica da far invidia quasi a chiunque: infatti, non perde occasione per scendere in mezzo alla folla continuando a suonare e ad invitare poi gente a salire sul palco con lui, per ballare tutti insieme e non pensarci più. A cosa? A qualsiasi pensiero, perché il ritmo è tale da far staccare la spina completamente a chiunque lo assapori. Wow. E poi, vogliamo parlare del fatto che nonostante la poca gente in sala è riuscito quasi lui da solo a fare uno show con i controc… i ?!? Sfido chiunque a riuscirci!!
Una gran serata sicuramente, e a tutti quelli che non c’erano consiglio vivamente d rimediare quanto prima una simile occasione. Grazie allo staff del Circolo degli Artisti sia per aver ospitato l’evento sia per averci dato l’opportunità di conoscere meglio band che valgono davvero.


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