The Star Pillow – Fattore Ambientale – Autoproduzione 2012 (di Flavio Centofante)

Una specie di colonna sonora per giorni umani, visti dall’interno e dall’esterno dei nostri corpi. I modi inconsci di porci rispetto ai segnali del corpo e della realtà che immancabilmente ci travolgono. Dieci brani, tutti strumentali, ognuno a suo modo una pennellata dalle sfumature diverse. Ma andiamo con ordine: The Star Pillow, nome gustoso da togliersi il cappello, hanno registrato questo loro terzo lavoro Fattore Ambientale nel febbraio del 2012: alle chitarre Paolo Monti, alle tastiere Federico Gerini. Il progetto è nato nel 2007 come idea solista di Paolo, che non ha mai disdegnato collaborazioni di amici, peraltro non tutti…

Score

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Una specie di colonna sonora per giorni umani, visti dall’interno e dall’esterno dei nostri corpi. I modi inconsci di porci rispetto ai segnali del corpo e della realtà che immancabilmente ci travolgono. Dieci brani, tutti strumentali, ognuno a suo modo una pennellata dalle sfumature diverse. Ma andiamo con ordine: The Star Pillow, nome gustoso da togliersi il cappello, hanno registrato questo loro terzo lavoro Fattore Ambientale nel febbraio del 2012: alle chitarre Paolo Monti, alle tastiere Federico Gerini. Il progetto è nato nel 2007 come idea solista di Paolo, che non ha mai disdegnato collaborazioni di amici, peraltro non tutti musicisti, privilegiando le loro idee ed intuizioni ad una vera organizzazione e scrittura musicale. Christmas Session, il primo lavoro del 2007, è ispirato dall’idea di descrivere la sensazione del Natale tramite sei tracce, una per notte dal 22 fino al 27 dicembre, usando loop prodotti da tre chitarre di cui una rotta, e creando infine una brezza sonora intarsiata di melodie. Un’idea dal grande impatto acustico e psicologico, a pensarci bene.

Del 2011 è il secondo album Non t’illudere. Anche questo lavoro poggia su loop costruiti e poi modificati per creare sinfonie d’ambiente, al modo di Brian Eno e dei Mùm. In Non t’illuderenon viene utilizzato alcuno strumento che non sia elettronico, e la creazione è avvenuta in solitario, immersi in magiche atmosfere giornaliere davanti a computer e finestre (probabilmente, o comunque è come se fosse successo, lo suggerisce la musica presente nell’album). Questo terzo lavoro del 2012 appare anche più ricco dei precedenti, grazie all’apporto alle tastiere (rhodes e piano digitale trattato) di Federico Gerini, vecchio amico del liceo di Paolo: la varietà dei bozzetti sonori, dei landscapes visivi, si muove fra atmosfere minimali, salti eterei e toccate classiche o jazz (c’è un po’ del Davis di In a silent way), rinvigorendo positivamente il senso di continuità onirica tipica dei loop elettronici, senza abbandonarsi ad una monotona ripetitività. Le chitarre poi organizzano il giusto bilanciamento fra qualità e quantità: i suoni, le corde, vengono pesate sapientemente, togliendo o aggiungendo note a seconda del bisogno, dell’intuizione del sistema nervoso. E’ come se venisse rallentato un poco Angelo Badalamenti, velocizzato Steve Reich, e si facesse incontrare questo frullato con un 35% di Radiohead elettronici.
E’ un tipo di musica che travalica la musica: può essere una mostra di quadri, una serie di sculture un po’ al sole e un po’ all’ombra, la pagina di un fumetto che prende vita dalla fine della precedente, un film d’autore e pop al tempo stesso, una foto di dieci anni fa che prende vita. Di grande effetto Orwell, memorabile il finale di Fattore Ambientale, trasognata Northern Lights, nervosa di miele Travelling Notes. Questo disco vede perfino la collaborazione con un’agenzia di promozione e booking, il collettivo con base a Firenze ma dal respiro europeo Day One, con lo scopo di contaminare tali sonorità con altre forme di espressione artistica. Oltre a tutto questo, vanno ricordati alcuni live del gruppo, molto d’effetto, uno fra tutti quello al reparto di oncologia dell’ospedale di Carrara, suonato solo con pianoforte a coda e chitarra elettrica, e la performance realizzata con la compagnia di danza contemporanea Maktub Noir presso il Garage Boci di Pietrasanta. Tante cose insomma, tanta carne al fuoco, tanti progetti. Ma iniziando da quest’album avrete già un’idea di cosa è The star Pillow. E’ quel tipo di musica che si gusta guardando il vuoto oppure ciò che ci circonda, imparando a dividere i contorni dai veri, anzi determinanti, “fattori ambientali”.

1. Lustville
2. Northern Lights
3. Mindfulness
4. Orwell
5. Childhood secrets
6. Fattore ambientale
7. Ral 3031
8. Problem Solving
9. Travelling Notes
10. Epilogue

 


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