Delta Machine – Depeche Mode – Columbia Records 2013 (di Mirko Porcari)

"Welcome to my world, step right trough the door" il calore di un invito fatto dalla viva voce di Dave Gahan, così si apre Delta Machine, tredicesimo album in studio dei Depeche Mode: c'è tutto per tutti, un mix di sensazioni e melodie che ripercorre oltre trenta anni di carriera di un gruppo che è riuscito sempre a re-inventarsi con originalità ma senza mai perdere l'anima elettronica."È un ibrido tra Violator e Songs of faith and Devotion" la definizione di Martin Gore riporta alla mente la complessità di due creazioni quasi agli antipodi, estraendone il ritmo incalzante di uno…

Score

CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'

Voto Utenti : 4.85 ( 2 voti)

“Welcome to my world, step right trough the door” il calore di un invito fatto dalla viva voce di Dave Gahan, così si apre Delta Machine, tredicesimo album in studio dei Depeche Mode: c’è tutto per tutti, un mix di sensazioni e melodie che ripercorre oltre trenta anni di carriera di un gruppo che è riuscito sempre a re-inventarsi con originalità ma senza mai perdere l’anima elettronica.“È un ibrido tra Violator e Songs of faith and Devotion” la definizione di Martin Gore riporta alla mente la complessità di due creazioni quasi agli antipodi, estraendone il ritmo incalzante di uno e la spiritualità dell’altro, tutto condito da atmosfere eterogenee, come a ribadire che i DM non sono facilmente classificabili.Angel e Heaven sono le canzoni che il pubblico ha conosciuto per prime: elettronica contro ballad, un contrasto che scava nel recente passato e nei successi più remoti, attingendo nella voglia di stupire ancora (“Heaven è il motivo per cui continuo ancora a fare musica” la confessione candida di Gahan) e di chiudere una trilogia cominciata con Playing the Angel.Cori interessanti in pezzi come Secret to the End, parentesi melodica tra l’elettronica pura di Always (prima prova canora di Gore in un’orgia sinto) e Happens All The Time, composizione che racchiude un climax emozionale non indifferente. In contrasto la luminosità che pervade l’incipit di Welcome To My World e l’atmosfera dark di All That’s Mine, blitz corposo nel repertorio Depeche Mode.My little Universe sembra parte della session per Sounds of the Universe, l’album precedente: il sintonizzatore Korg di Gore si diverte a mimare suoni in puro stile anni ’80, il testo leggero e la melodia sincopata sono distrazioni prefette a metà del disco.

Ovviamente non ci si aspetta di trovarla nella setlist di qualche concerto ma la temporanea rottura dell’anima soul riesce a far emergere chiaramente le influenze da disco-music che tanto piacciono a Gore e Fletcher, i due Dj del gruppo.Con Slow si ritorna ad una linea più morbida: tutto è concentrato intorno alla voce caldissima di Gahan e al riff di Gore, vero e proprio blues pronto a strappare vivissime emozioni.Broken arriva direttamente dai primi DM: chiudete gli occhi e verrete catapultati indietro nel tempo, quando Some Great Reward e Black Celebration mostravano il lato più ambiguo. C’è molto di canzoni come Blasphemous Rumours e Little 15, storie velate da una tristezza arcaica ma tinte di una speranza che emerge nota dopo nota.L’incursione canora di Martin Gore ritorna con The child inside, composizione che racconta il passaggio, durissimo, dall’adolescenza alla maturità: è l’aspetto più duro di questo processo, quando la profondità dell’anima prende il posto dell’incoscienza e Gore lo descrive con la delicatezza della sua voce, intermezzo classico di tutti gli album dei DM.

L’incessante synth di Soft Touch/Raw Nerve richiama i suoni dell’album precedente: la presenza di Ben Hillier alla produzione non può che rappresentare un filo conduttore tra le due creazioni, una joint venture destinata a durare anche nel prossimo futuro. Discorso simile anche per Should Be Higer anche se qui ci troviamo di fronte ad uno dei cavalli di battaglia dei prossimi concerti:  la voce di Gahan, modellata da un esercizio costante negli ultimi anni, raggiunge ottimi livelli anche nelle parti cantate in falsetto. Nell’anteprima al David Letterman Showil gruppo ha mostrato quanto la canzone sia riuscita nell’arrangiamento live, trovando grandissimo apprezzamento nel pubblico presente e in quello della rete.Alone è un drum-beat che regala momenti di tranquillità prima di immergersi nella violatoresca (almeno nel ritmo di fondo) Soothe My Soul, secondo singolo estratto dall’album: c’è molto materiale per riempire la scaletta dei concerti, quel “one way” ripetuto che, c’è da giurarci, sarà centrale nell’interazione del gruppo con il proprio pubblico.Goodbye, il saluto educato in stile Johnny Cash, chiude l’album: registrato quasi in presa diretta, desta curiosità capire in che modo verrà concepito per una eventuale presentazione live.

Tracklist:

Welcome to my world
Angel
Heaven
Secret to the end
My little universe
Slow
Broken
The child inside
Soft touch/raw nerve
Should be higher
Alone
Soothe my soul
Goodbye


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