La notte dei lunghi coltelli – Morte a credito (Black Candy, 2013) di Stefano Capolongo

Nell'analizzare questo disco partirò da un concetto molto semplice e lineare: la musica urlata non è mai stata di mio gradimento. Ma intendiamoci. Non posso sopportare un intero album che presenta questa particolarità, tuttavia se tale clamore viene veicolato e bilanciato in pochi episodi la situazione può rovesciarsi e risultare gradevolissima. E' proprio questo il caso che presenta Morte a credito, il primo album solista di Karim Qqru, storico batterista dei Zen Circus, uscito lo scorso gennaio per Black Candy. Una rabbia viscerale e d'ispirazione Manzaniana accoglie l'ascoltatore con un sano colpo in pieno volto in La caduta, pezzo caustico sulle…

Score

CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'

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Nell’analizzare questo disco partirò da un concetto molto semplice e lineare: la musica urlata non è mai stata di mio gradimento. Ma intendiamoci. Non posso sopportare un intero album che presenta questa particolarità, tuttavia se tale clamore viene veicolato e bilanciato in pochi episodi la situazione può rovesciarsi e risultare gradevolissima. E’ proprio questo il caso che presenta Morte a credito, il primo album solista di Karim Qqru, storico batterista dei Zen Circus, uscito lo scorso gennaio per Black Candy. Una rabbia viscerale e d’ispirazione Manzaniana accoglie l’ascoltatore con un sano colpo in pieno volto in La caduta, pezzo caustico sulle iniquità del genere umano (Non basta più la penitenza, non ti interessa la redenzione, sei solo un giudice). L’altalena di emozioni è appena cominciata e la band ci dimostra subito di saper volare in un climax prima ascendente poi discendente tra le atmosfere più lente ma gravi del trip hop di ispirazione francese (J’ai Toujours été Intact De Dieu ne è la testimonianza) che richiamano lo scrittore Louis-Ferdinand Céline, già omaggiato nel titolo dell’album, il puro hardcore de La nave marcia e Levami le mani dalla faccia e la pura elettronica (Ivan Iljc).

Tutto questo è l’humus ben bilanciato che fa sorgere meravigliosamente in posizione mediana un brano meraviglioso come D’isco Deo: qui tutto si ferma e la voce di Diego Pani comincia a raccontare in dialetto sardo. Non è necessario comprendere il significato delle parole per godere di una tale lacerante poesia che con una semplicità disarmante colpisce dritto all’anima. Il punto più alto dell’intero album. La notte dei lunghi coltelli e la ghost track che segue ospitano un recitato sussurrato e un tappeto stridulo e inquietante impreziosito dal violino di Nicola Manzan. Oltre al succitato inventore del progetto “Bologna Violenta” e a Qqru, nel progetto compaiono Izio Orsini, Ale Demonoid Lera, Aimone Romizi, Emanuele Braca e il già citato Diego Pani.
Non è questo il tipo di album che, anche noi addetti ai lavori, siamo soliti ascoltare ogni giorno, qui la musica è il mezzo che serve a veicolare determinati stati d’animo: sembra quasi di trovarsi tra le urla stridenti e il pianto delle vittime della vera “Notte dei lunghi coltelli” che risuonano e riecheggiano imponendoci un doverso mea culpa. Materia forte per un disco che fa riflettere, magari non easy listening, ma di grande statura in cui un urlo vale più di mille parole.
La notte dei lunghi coltelli su FB

Tracklist:

1. La caduta
2. J’ai toujours été intact de dieu
3. La nave marcia
4. Ivan Iljc
5. DDR
6. Morte a credito
7. D’isco deo
8. Levami le mani dalla faccia
9. La notte dei lunghi coltelli

 


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