Robben Ford @ Orion live club (Testo di Stefano Capolongo, foto di Stefano Belvedere)

Stasera l’Orion club di Ciampino si è tinto di blues. A regalare questi colori pieni di vita e di storia è stato un nome di quelli importanti, di quelli da vedere almeno una volta nella vita: parliamo di Robben Ford, chitarrista blues ma capace di muoversi a piacimento sia nel Jazz che nella Fusion. Attivo come solista già dal lontano 1972, ottenne la fama nel 1986 quando accompagnò come chitarrista il tour di Miles Davis. Una carriera lunghissima costellata da collaborazioni eccellenti oltre che da un paio di dischi d’oro (Schizophonic 1976 e The inside story 1979) e la formazione di progetti quali “Yellowjackets” e “LA Express“. In questa serata semi-primaverile Robben Ford oltre a presentare il suo ultimo lavoro “Bringing it back home” offrirà un buon excursus del suo repertorio affiancato da una line-up quasi tutta nuova.Alle 22 in punto, come da tabella di marcia, la band è sulla scena: niente orpelli per mr. Ford ma stivali a punta, pantaloni bianchi e una semplicissima camicia di jeans, il tutto portato da un fisico eccezionale che sembra non risentire delle oltre sessanta primavere. La partenza è senza indugi, Everything I do gonna be funky è puro funky-blues che scioglie le articolazioni e fa ondeggiare la testa a ritmo ed è seguito a braccetto da Fair Child e da quasi tutti i brani del nuovo disco che possiedono un’anima espressamente funky ma che lascia spazio a sonorità più marcatamente blues (Oh Virginia, Slick capers blues) e jazz (Birds nest bound) nella giusta misura. Interessante è l’esecuzione di Too much, brano scritto dal nipote di Ford, figlio del fratello Patrick. La risposta del pubblico è superlativa, sia per presenze sia per calore e Robben Ford ripaga tanto affetto con

un pezzo superlativo come On that morning, un classico del blues rivisitato con delicatezza e sensibilità da musicisti raffinati ed eleganti. La logica del “pezzo” come brano musicale che inizia e termina in maniera precisa e prestabilita è completamente destrutturata: ai musicisti è lasciato grande spazio d’improvvisazione (o semi-tale) e gli assoli sono delle chicche da godere ad ogni passaggio.Il contrabasso di Brian Allen regala momenti emozionanti (nonostante mi abbia confessato essere stato confermato dalla band solo qualche giorno fa) così come la batteria di Tony Moore che alterna il dolce suono delle spazzole a passaggi più violenti e prolungati in cui mette in mostra il proprio valore. Da sogno è poi il suono dell’hammond di Ricky Peterson: tocchi sensuali riempitivi e precisi lo rendono foriero di assoli e giustapposizioni perfette. Ancora qualche brano storico come All over again (omaggio al maestro BB King) e Nothing to nobody insieme a un pezzo nuovo e bellissimo come Fools Paradise prima dell’unico encore, costituito da Trick bag.Una serata divertente e musicalmente colta che ci ha regalato un Robben Ford in forma smagliante che spesso e volentieri, sorridente e visibilmente divertito, restava dietro le quinte a osservare come un padre la sua band all’opera.

Un ottimo esordio per il tour europeo che lo vedrà impegnato per tutto il mese di aprile, tuttavia volendo cercare il pelo nell’uovo ci sarebbe soltanto piaciuto che il maestro avesse dedicato qualche minuto in più ai fan che lo hanno attendevano per una foto.


Setlist:
 

-Everything I do
gonna be funky
-Fair Child
-Birds Nest Bound
-Too much
-Oh Virginia
-Slick capers blues
-On that morning
-Most likely you go your way
-All over again
-Nothin to nobody
-Fools paradise  
-Philly blues
-Two trains
———-
-Trick bag


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