Cosmo – Disordine (42 Records, 2013) di Stefano Capolongo

Urgenza comunicativa e desiderio di virare e raggiungere nuovi e futuribili lidi. Sono queste le coordinate di viaggio che Cosmo, al secolo Marco Jacopo Bianchi frontman dei Drink To Me, pone come base in “Disordine”, la nuovissima uscita di 42 Records. Un disco che simboleggia una rinascita arrivata dopo una deflagrazione policromatica da cui scaturiscono dieci tracce ricche di misticismo ed esistenzialismo. Un che di filosofico si assapora già nella captatio benevolentiae iniziale in Dedica in cui vengono fornite delle istantanee dei destinatari di questo disco che si modellano pian piano su una batteria campionata dritta e sorda. Con Ho visto un dio, singolo straordinario, capiamo subito di trovarci davanti ad un album esperienziale dove il Dio che si palesa rappresenta un ricco corollario di esperienze vissute: ottimo anche il video che accompagna questa traccia, uscito in anteprima prima del disco. Il fantastico raccoglimento de Le cose più rare segna un punto importante anche musicalmente: il beat assiduo che ci ha condotto fin qui rallenta, almeno in parte, per elevare il cantato di Cosmo ad una dimensione quasi religiosa e ricca di effetti. La filosofia cui accennavamo prima, torna prepotente in Wittgenstein il cui testo ben incarna la filosofia del linguaggio del genio austriaco, giocando sul detto-non detto in una sorta di guessing-game continuo.
A metà troviamo il punto più alto dell’intero album: la dolcissima Ecco la felicità, sognante, coinvolgente e con un testo delizioso (ecco la felicità, che mi coglie impreparato senza un modo di comprenderla): un’epifania di purezza. Il crollo cui si accennava in precedenza non è mai definitivo, anzi lascia sempre spazio ad una fiduciosa, anche se incerta, rinascita (chiudi gli occhi per vedere cosa c’è, dopo il gran finale del capitalismo). La chiosa è lasciata alla title track Disordine e ad Esistere dove nella prima un incedere di ritmi al limite del tribale enuclea un concetto importante, quello del caos (che imparerai ad amare) e nella seconda assistiamo ad un gioco meraviglioso di ossimori, caratteristica dominante delle nostre esistenze.
L’abilità di Cosmo sta proprio nell’indagare il microcosmo degli esseri umani, fatto di gioie, dolori, lacrime, paure e morte sotto una lente quasi atomistica, facendo risultare “Disordine” un’esperienza quasi orfica capace di portare l’ascoltatore in una dimensione metafisica con la leggerezza del synth-pop. Un disco da cui ripartire, un dono, un tesoretto da utilizzare per sopravvivere ad una catastrofe imminente. Senza toni esageratori, la migliore uscita discografica di questa (quasi) metà di 2013.
Un disco che mancava.
Tracklist: 
1. Dedica
2. Ho visto un dio
3. Le cose più rare
4. Wittgenstein
5. Numeri e parole
6. Ecco la felicità
7. Continente
8. Il digiuno
9. Disordine
10. Esistere


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