Farenight Social Club, Frascati, pochi chilometri da Roma. Il caldo stà arrivando e vale la pena lasciare la città eterna per respirare un po’ d’aria fresca e godersi un live coi fiocchi. Ad aprire le danze i Café Noir, band che naviga spesso tra le nostre pagine e che seguiamo spesso con interesse. Hanno recentemente presentato il secondo EP (Non Oggi, autoproduzione, presto fra le nostre pagine) e come sempre hanno raccolto un bel numero di affezionatissimi sotto il palco. Da Il Bombardamento di Patmos a Qualcosa di personale, passando per Brent, tutta la cruda realtà delle bassezze umane prendono forma e dimensione attraverso i circa quaranta minuti di esibizione tiratissima. La voce di Alessandro Casponi recita con la solita cadenza insofferente nella parte dell’uomo moderno, faccia a faccia con se stesso. Dopo aver eseguito tutti i brani del nuovo EP, lasciano il palco ad un applauso per la band successiva. I Twiggy è mortasono un quartetto senza peli sulla lingua, il significato che si cela dietro al nome del gruppo è affascinante e non casualmente scelto. Non si tratta di una mera provocazione ma con questo nome vogliono indicare la morte dell’arte, la sua mercificazione, cosa che accade frequentemente.
Sul palco salgono Paolo Annesi voce chitarre, Andrea La Scala chitarra, Valerio Casconebasso e Simone Macram batteria. Il live comincia con Parossismo del cuore, dove troviamo una consistente presenza di chitarre, ossia quello che ci sia aspetta da un sano gruppo rock. Crepapelle è un altro brano cesellato bene, tutto è al posto giusto, molto aggressiva e quasi post-grunge. Nella parte centrale della performance si fa notare il brano intitolato Legno, dove i solari intrecci chitarristici ben si amalgamano con un testo corrosivo, dotato di una buona melodia e da uno struggente solo di chitarra che fa capolino qua e là. L’ultimo pezzo è A Bocca Aperta con le sue visioni crude, ma non prive di una certa poesia e sempre in bilico tra luci ed ombre, in un vortice di sensazioni costantemente forti. Dopo i Twiggy è mortaentrano i scena i Sadside Project. Un duo composto da Gianluca Danaro e Domenico Migliaccio, due romani di testa e cuore contagiati di blues d’oltreoceano. Hanno un sound molto semplice ma allo stesso tempo evocativo e visionario. Brani come The same Old Story sono caratterizzati da chitarre irruente e batteria arrembante, mentre This is Halloweentrasuda energia ed allegria.
Ma la traccia che cattura di più l’attenzione è Hold Fast, un continuo cambio di ritmo, con la voce roca in sottofondo e ritornello divertente. La musica dei Sadside viaggia tra le favole nostalgiche e ubriache che odorano di spiaggia e mare, quasi come in una novella in stile Melville. Domandarsi le influenze di questo duo è una perdita di tempo, sono tante, anzi troppe, e difficilmente individuabili in maniera definitiva. Una cosa è certa il talento è l’ultima cosa che gli manca e questo duo ha tutte le carte in regola per puntare molto alto.