Tugs – Europa Minor – Todomodo Musicall, 2013 (di Stefano Capolongo)

Gli ascoltatori più attenti e fedeli della grande famiglia progressive, in particolare quelli che nel 1978 erano già nella "age of consent" musicale, ricorderanno per quell'anno l'uscita di album come Heavy Horses dei Jethro Tull, Masques dei Brand X o Di terra del Banco. Non tra i titoli più memorabili delle suddette band, usciti in un periodo in cui questo genere viveva già il suo primo periodo di riflusso. Tuttavia agli acuti ascoltatori menzionati prima, ricorderanno che in quello stesso anno, a Livorno, si formavano i Tugs, gruppo cult della scena progressive toscana. Dopo un primo periodo di assestamento,…

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Gli ascoltatori più attenti e fedeli della grande famiglia progressive, in particolare quelli che nel 1978 erano già nella “age of consent” musicale, ricorderanno per quell’anno l’uscita di album come Heavy Horses dei Jethro Tull, Masques dei Brand X o Di terra del Banco. Non tra i titoli più memorabili delle suddette band, usciti in un periodo in cui questo genere viveva già il suo primo periodo di riflusso. Tuttavia agli acuti ascoltatori menzionati prima, ricorderanno che in quello stesso anno, a Livorno, si formavano i Tugs, gruppo cult della scena progressive toscana.
Dopo un primo periodo di assestamento, la band comincia la produzione vera e propria all’inizio degli anni ’80, periodo in cui stava per arrivare la seconda generazione progressiva (Marillion, IQ, Pendragon) e più precisamente nel 1983, anno in cui nasce “Rock in due atti”, un sorta di musical ante-litteram che riesce ad approdare al Teatro Carcano di Milano nel 1985. Dopo questo inizio pionieristico e incoraggiante però il sogno si infrange e i Tugs si disperdono, restando comunque presenti nell’immaginario collettivo musicale livornese. Come affermava Eraclito, però, panta rei, tutto scorre e perciò nel 2012, dopo quasi trent’anni di distanza dall’approdo in teatro della loro opera teatrale, i Tugs decidono di riunirsi e arrivano in questo 2013 a pubblicare “Europa Minor”(Todomodo Music All). Una rosa dei venti, un passaporto vetusto, antiche carte di viaggio e un titolo che richiama subitaneamente al famoso e omonimo brano di

Mauro Pagani (così pregno di atmosfere esotiche molto vicine agli Area, da essere spesso definito come la genesi della world music) incanalano le idee dell’ascoltatore su mondi passati e atmosfere storiche: ancor prima di far partire la prima traccia si è già certi che i Tugs ci porteranno in viaggio, un lungo viaggio.

Una vecchia radio gracchiante e una sirena antiaereo ci conducono nel 1815 in Belgio, a Waterloo dove sul campo di battaglia si consuma la disfatta di Napoleone accompagnata dalla “dama fortuna” che aleggia invisibile; la propensione trovatoriale dei livornesi è chiarita sin dalle prime battute dalla scelta della calda e trascinante voce di Pietro Contorno. Synth ed esplosioni di archi irrompono nella traccia split Il re ed il poeta, dove in La corte trovano spazio atmosfere da feste di corte ottocentesche che vengono poi considerevolmente accelerate nella seconda parte, ovvero La gloria in cui trovano spazio anche le prime frustate (tulliane) di flauto traverso di Claudio Fabiani. A questo punto il quadro della formula-teatro è già ben riscontrabile e si comprende agevolmente quanto bene il lavoro dei Tugs si presti a tale formula artistica. Il viaggio colto dei ragazzi livornesi ci conduce verso la malinconica Pietroburgo 1824 che narra dell’inondazione della città russa per poi tornare in Germania

con Le colline di Ems in cui un riff di chitarra smuove le corde dell’anima in un triste gioco di ricordi. Dopo questi passaggi lirici si ritorna ad atmosfere più forti e strutturate con Il pianto e Nostra signora borghesia per poi subito prestare il fianco, in coda all’album, ad ambienti più intimi e cantautoriali con I bambini d’inverno, Nanou (bellissima ballata partigiana) e in particolare Canzone per un anno che ricordano il trasporto e le sonorità di un certo Angelo Branduardi.

Il lavoro dei Tugs risulta quantomai arduo ma incredibilmente affascinante, corposo ma leggero, per certi versi anacronistico ma attuale grazie alla forma semi-orchestrale di fondo. Un lavoro imponente, delicato, storico che senza dubbio risente delle contaminazioni del periodo quali Le Orme, Banco e soprattutto PFM ma che riesce a tenere a debita distanza, personalizzandole ad hoc per incanalarle nell’impianto dell’opera rock.
In poche parole: un ritorno a bomba.
I Tugs sono:
Voce e Chitarra: Pietro Contorno
Chitarra: Nicola Melani
Tastiere: Susini Marco
Basso: Bruno Rotolo
Batteria: Fabio Giannitrapani
Violino: Francesco Carmignani
Flauto: Claudio Fabiani
Chitarre, mandolino e mandola: Antonio Ghezzani
Violoncello: Martina Benifei
Percussioni: Matteo Scarpettini
Tracklist:
01. Waterloo 
02. Il Re e il Poeta 
     – La Corte
     – La Gloria
03. La Brigata dei Dottori
04. Pietroburgo 1824
05. Le Colline di Ems
06. Il Pianto
07. Il Sogno di Jennifer
08. Nostra Signora Borghesia
09. I Bambini d’Inverno
10. Canzone per un Anno
11. Nanou


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