Ataraxia + Fausto Leonetti & The Spells @ Fusolab (testo e foto di Mario Cordaro)

ataraxiaPrima volta al Fusolab per me, e prima volta che assisto ad un live degli Ataraxia; il ritorno dal tour in Cina della storica band modenese corrisponde alla prima data romana dopo diversi anni di “latitanza”.
A dispetto delle sue non enormi dimensioni, il Fusolab durante la serata dimostrerà di avere un’acustica più che buona: possiamo già notarlo durante l’esibizione del gruppo d’apertura, Fausto Leonetti & The Spells. Il genere proposto non è facilmente inquadrabile nelle solite categorie musicali, infatti troviamo due tastiere (di cui una solista) ad intrecciarsi su una base elettronica, mentre la batteria viene percossa, in un paio di canzoni, tramite delle bacchette da timpano. Inserimenti successivi di un violoncello e di clean vocals, sia maschili che femminili, contribuiscono alla particolarità del sound. Tutto bene dunque? A mio avviso, no: la seconda tastiera si limita ad aggiungere qualche nota qui e là, mentre i pezzi non si capisce dove vadano a parare, oltre ad essere piuttosto semplici e poco incisivi. Non bastano solo soluzioni coraggiose per essere originali, bisogna anche avere “la testa” – intesa come creatività – per scrivere certe cose. Attualmente questi ragazzi l’hanno solo fatta intravedere, vedremo se in futuro sapranno migliorare gli spunti che hanno fornito.arataxia
Tutt’altra storia per gli headliner, i quali hanno fornito una prestazione convincente (e coinvolgente), pur con tutti i problemi del caso: su tutti, l’abbassamento di voce del mezzosoprano Francesca Nicoli a causa degli sbalzi di temperatura che hanno caratterizzato queste ultime settimane. Questo non ha comunque fermato gli Ataraxia, i quali hanno letteralmente ipnotizzato la platea con il loro mix di musica neofolk/neoclassica/medioevale: le percussioni (elettroniche) di Riccardo Spaggiari hanno fornito il tappeto di base per i vocalizzi della cantante, mentre tastiera e chitarra disegnavano melodie eteree e rilassanti. Personalmente li ho apprezzati di più sui loro pezzi più “tribali”, suonati soprattutto a fine serata: non disprezzo il resto del repertorio, sia chiaro, ma ho difficoltà a “reggere” il cantato lirico sulle tonalità medio-alte per lunghi periodi di tempo senza annoiarmi. Limite personale di cui faccio mea culpa.
Per il resto, concerto ottimo; se il Fusolab continuerà a portare questi nomi, sicuramente ne sentiremo parlare a lungo. Per ora possiamo solo darci appuntamento al prossimo concerto.


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Stefano Capolongo

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