D’amicizia, musica e arte: Relics intervista i Tugs

Dopo avervi parlato di “Europa Minor”,  il loro nuovo album,  Relics ha deciso di scambiare due chiacchiere con i Tugs, band culto del progressive rock livornese degli anni ’80.

Innanzitutto i nostri sinceri complimenti per “Europa Minor”, lavoro che abbiamo davvero apprezzato.

Volevamo cominciare l’intervista parlando proprio di questo: 

– da cosa nasce l’idea di tornare dopo tanti anni con un lavoro come “Europa Minor”? A che punto si era interrotto il discorso Tugs e come è stato ripreso?

 Innanzitutto grazie per i complimenti, che sono sempre graditi…
Il progetto Tugs si interruppe a metà degli anni ottanta, “vittima” del mercato discografico dell’epoca, proiettato esclusivamente sulle proposte elettropop che infestarono il decennio. A questo fecero seguito le scelte professionali e di vita di alcuni membri del gruppo. Quindi, dopo qualche anno di tentativi più commerciali, le nostre strade si divisero.
Ma é rimasta inalterata negli anni l’amicizia. E direi proprio da lí, molto banalmente, é rinato tutto. Una cena, le chiavi di una sala prove, qualche serata a tirare giù i vecchi brani e poi un piccolo concerto in zona. Il resto é venuto da solo.
Quello che però abbiamo (ri)trovato é stato un panorama musicale nuovamente interessato al genere. Quindi siamo ripartiti, esattamente da dove ci eravamo fermati: musica e teatro.

Tugs

– C’è tanto mondo in “Europa Minor” e tanta storia che scorre immortalata in istantanee ben precise e delineate. Da dove nasce la scelta di determinati episodi storici rispetto ad altri?

 Devo dire la verità. Il 90% del materiale di Europa Minor é figlio dell’ingenuità espressiva (parlo della parte letteraria dei brani) di un gruppo di liceali intrisi di cultura umanistica e incubati dal movimento degli anni ’70. Per noi la musica doveva evocare immagini, epoche, personaggi. In pratica cercavamo sempre dei quadri musicali. Quindi bastava un tamburino ed eri subito a Waterloo…
E poi un dipinto sul libro di storia ed eccoci in un ventoso autunno russo o a volo d’uccello tra lussureggianti colline tedesche di Ems. Tanta ingenuità, e qualche sprazzo di poesia.

– L’impianto musicale che sorregge “Europa Minor”è imponente, tanti musicisti e tanti strumenti diversi si intrecciano perfettamente. Come si arriva ad armonizzare così tanti elementi ed ottenere un sound così corposo in un genere così complesso come il prog?

Tutto quello che avevamo sognato a 16 anni si é concretizzato solo ora, grazie all’esperienza di chi tra di noi ha continuato a fare questo mestiere e, in ragione di ciò, ha saputo coinvolgere gli straordinari musicisti che ci hanno accompagnato nella realizzazione del disco. Devo dire però che il lavoro maggiore é stato quello di Marco Susini, il nostro tastierista, che ha messo “su carta” tutti i nostri sogni. Io avevo già suonato con tutti gli altri e sapevo quanto potessero dare alla causa. Direi che la ricetta é: una buona scrittura di base, arrangiamenti adeguati e grande perizia nell’orchestrazione. Il risultato é racchiuso in Europa Minor.

– Voi, come addetti ai lavori, avete avuto modo di attraversare alcune decadi di musica italiana. Rimanendo nell’ambito del prog come valutate la situazione attuale di questo genere, anche in rapporto al periodo fine anni ’70 e anni 80, periodo in cui voi esplodevate?

Devo ammettere che noi ci siamo allontanati molti anni fa dal genere. Parlando per me, ho attraversato gli anni ’80 in preda ad un’enorme frustrazione artistica. Ho odiato quel periodo in maniera viscerale. Mi sono rigenerato negli anni novanta suonando grunge e riscoprendo la libertà da schemi e virtuosismi. Non mi interessano i lavori tecnicamente “pulitini”. Amo larsen e low fi. E per questo resto più legato al prog anni ’70, con le sue sporcizie tecniche ma anche con la sua enorme carica emotiva e “politica”.
Credo che per tutti oggi la questione, a prescindere dal genere sia: cosa voglio comunicare? Perché? A chi? In una parola coerenza e onesta intellettuale. Dopodiché un genere vale un altro.

 Tugs live

– L’idea teatro, negli anni un cui voi la proponevate per la prima volta, suonava quasi rivoluzionaria. Come avete pensato di adattarla agli anni dieci, in cui si registra un forte scollamento per questo tipo di arte, in particolare tra i giovani?

Negli anni ottanta producemmo ROCK IN DUE ATTI, il vero primogenito di Europa Minor. Scenografie, proiezioni ambiziosissime (stiamo parlando del 1983!!!), attori e costumi. Lo facevamo perché sentivamo che senza un aspetto visuale qualcosa della nostra musica rischiava di andare persa.
Oggi é diverso. Innanzitutto ci avvaliamo dell’esperienza artistica e produttiva della compagnia Todomodo Music-All, di cui faccio parte, che da anni produce progetti musico-teatrali. Ma poi crediamo che un concerto debba sempre essere un piccolo evento collettivo. Di solito prediligiamo spazi non convenzionali, senza palchi, tra le persone. Per il debutto livornese di Europa Minor abbiamo letteralmente messo sottosopra un teatro, togliendo le poltrone della platea, invitando la gente a sedere sui tappeti, suonando e recitando in mezzo al pubblico. L’effetto é “molto” anni settanta, ma credo che alla gente del prog questo tipo di esperienza live piaccia molto.

– Una domanda che andrà a soddisfare una mia curiosità personale: In che misura “Europa Minor” di Pagani, vero apripista della world music, ha influito nel vostro immaginario musicale?

 Amo quel disco, e credo che quel titolo sia una dei brand musicali più evocativi della storia della musica. Detto questo ovviamente solo in parte i nostri suoni richiamano esperienze mediterranee, ma di certo tutto nel disco suona “acustico”, spontaneo, naturale. Un giorno mi piacerebbe moltissimo sentire suonare a Mauro Il Re ed il Poeta o Waterloo.

-Quali progetti avete per il futuro prossimo e per quello a lungo termine?

Suonare, suonare, suonare. Noi non siamo un progetto discografico. La nostra musica dal vivo acquista forza comunicativa, voglia di battere il piede, a volte di ballare. La musica senza il pubblico é una cosa che al momento non ci interessa.
Vediamo cosa succede. Certo é che qualche nuovo brano per un eventuale prossimo disco già fa capolino. Abbiamo iniziato per gioco, e vogliamo continuare a giocare.

 Tugs 2

-Vi ringraziamo per il tempo concessoci e aspettiamo di vedervi dal vivo, Relics non mancherà di certo.

 Grazie a voi. Quando volete siete nostri ospiti….


Commenti

Stefano Capolongo

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