Diodato – E forse sono pazzo (Le Narcisse, 2013) di Fabrizio Necci

E forse sono pazzoNella giungla di cantautori italici mi imbatto in Diodato, nuova proposta che esordisce con un lavoro dal titolo “E forse sono pazzo”. La prima cosa che mi colpisce è la tracklist bizzarra sul retro del CD, che potrebbe ingannare il lettore più distratto, visto che le canzoni non sono ordinate, ma scritte a penna su un fazzoletto di carta a mo’ di bozza. Dopo questa piccola curiosità, mi accingo ad ascoltare questo disco prodotto e distribuito da Goodfellas e Le Narcisse. Dodici tracce di cantautorato rock, che graffia, ma non fino in fondo. Un lavoro sicuramente ben fatto e suonato ancor meglio, ma che alla lunga può stancare l’ascoltatore meno propenso a questo genere. Il disco si apre con Mi fai morire, interessante il pianoforte che ci accompagna per tutta la durata della canzone, mi ricorda molto un pezzo recente dei Take That, dal titolo Shine. Ubriaco ricalca la struttura della canzone italiana di una volta, il pezzo è indubbiamente godibile, ma sono sempre più numerosi i riferimenti musicali, primo fra tutti quello de Le Vibrazioni, gruppo in passato, a mio parere, sottovalutato. Ma che vuoi alza l’asticella del ritmo e la immagino ancor migliore suonata dal vivo. E forse sono pazzo è un pezzo intimo ed intenso, l’autore vuole trasmettere i silenzi, i compromessi di un rapporto di coppia e ci riesce molto bene, l’unica pecca è che, nell’ascolto del cantato, compare l’immagine di Giuliano Sangiorgi nella mia testa. In I miei demoni c’è una linea di basso molto interessante ed un ritmo davvero coinvolgente. Panico, Capello Bianco e Patologia esprimono il disagio della fragilità umana e la paura davanti ad una vita fatta d’incertezza, più interessante rispetto alla noia quotidiana. L’accostamento con Fabrizio De Andrè, per la realizzazione della cover di Amore che vieni, amore che vai è senza dubbio coraggioso, il tentativo di “modernizzare” un classico fallisce, questa volta viene compiuto il classico passo più lungo della gamba. Se solo avessi un altro, E non so neanche tu chi sei e Gli Alberi sono i tre pezzi che ci accompagnano al finale, senza sorprese particolari, anzi ricalcano su per giù il resto delle canzoni ascoltate finora. Leggendo il comunicato stampa e la presentazione dell’artista, avevo una discreta aspettativa rispetto a questo cantautore che come sue influenze cita i Pink Floyd, i Beatles, Jeff Buckley e racconta di trascorsi in studio con una parte della futura Swedish House Mafia e di scazzottate durante un matrimonio. E Forse Sono Pazzo è un album molto più intimista, contiene poco di quel vigore che mi aspettavo e alla lunga, vista la sua lunghezza, tende a stancare. Gli arrangiamenti sono curati e obiettivamente ben fatti, ma il cantato si presta a troppi paragoni ben più celebri nel panorama, ipersaturo, della musica pop italiana.

Tracklist:Diodato
1. Mi fai morire
2. Ubriaco
3. Ma che vuoi
4. E forse sono pazzo
5. I miei demoni
6. Panico
7. Capello bianco
8. Patologia
9. Amore che vieni, amore che vai
10. Se solo avessi un altro
11. E non so neanche tu chi sei


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Fabrizio Necci

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