Joe Satriani live @ Atlantico live (testo e foto di Dino Quinto)

Stop! The unstoppable momentum tour 2013 si “stoppa” a Roma presso l’Atlantico Live. A parte il gioco di parole, cosa si può dire di un’artista quale Joe Satriani, che non sia stato precedentemente detto? Era il lontano 1987 quando il suo lavoro Surfing with the Alien spopolava ovunque, mostrando vertici inarrivabili per intere generazioni di chitarristi… Chi è Joe Satriani? Un alieno, un compositore, un’icona della sei corde, ma anche un musicista che ha saputo coniugare la propria abilità strumentistica ad un clamoroso successo di vendite. Ben quattordici dischi in studio, due di platino, altrettanti d’oro, quindici Grammy Nominations; numeri che fanno riflettere, non c’è dubbio. Forse è questo il motivo percui il nostro AxeMan non ha mai legato la propria immagine a delle band straordinarie, eccezion fatta per un breve preludio con i Deep Purple (1993-94) ed ai recenti lavori con Chickenfoot di Sammy HagareMichael Anthony (Van Halen) e Chad Smith (Red Hot Chili Peppers).
Gli innumerevoli show del suo G3, al fianco di altrettanti chitarristi stratosferici quali Yngwie Malmsteen, Eric Johnson, Steve Morse, Michael Schenker ed ovviamente Steve Vai, non fanno altro che testimoniare l’indiscutibile valore artistico di Joe, ma anche, a mio parere, il fondamentale ruolo innovativo nella storia della sei corde al pari di monumenti quali Jimi Hendrix ed Eddie Van Halen. Alle soglie del trentennale in carriera, lo stile inarrivabile ed il fraseggio melodico sono ancora il suo tratto distintivo, evidenti episodi di rottura sono stati il suo disco omonimo Joe Satriani del 1995, in collaborazione con Nathan East al basso e Manu Katche alla batteria, dove viene impressa una matrice blues dai toni caldi, molto speciali. Il controverso Engines of Creation del 2000 con Eric Caudieux, che strizzava l’occhio all’elettronica e alle tastiere. Ma veniamo allo show…
L’affluenza è quella delle grandi occasioni, novecento biglietti in prevendita sono un interessante biglietto da visita. A far salire l’adrenalina ci pensa il terzetto degli Oli Brown. Il loro set è davvero molto buono, blues bianco dai toni caldi e sanguigni e non è un caso che sia l’unica band Inglese presente all’International Blues Convention di Memphis nel 2008.
Nel 2012 hanno ricevuto il British Blues Award, aperto decine di concerti per John Mayall il quale ha perentoriamente voluto il giovane Oliver Brown al suo fianco. Con tre album al loro attivo, accompagnreranno Joe Satriani in questo tour Europeo, bisogna tenerli d’occhio perchè meritano davvero! Nel 2012. Ormai ci siamo, è davvero tutto pronto: dietro le pelli non vi è più traccia di Jeff Campitelli, la nuova sezione ritmica è composta da Marco Minnemann (già con Paul Gilbert e Steven Wilson) e da Bryan Beller (Aristocrats e Steve Vai) al basso, mentre le tastiere e la seconda chitarra sono assoluta pertinenza di Mike Keneally, fido collaboratore ed unico superstire dei precedenti tour. “Buonasera! Io mi chiamo Giuseppe Satriani”, occhiali neri da sole ben in vista, Ibanez arancione e si parte con Cool#9, Devil’s Slide, Flying, Ice Nine, Crush of Love; assoli al fulmicotone, debordanti, un turbinio di note e di grazia, in più la presenza di Marco Minnemann: inesauribile, potente e fantasioso, conferisce ai pezzi un’attitudine più energica e vitale, tutti i brani assumono maggiore freschezza e verve.
Probabilmente, in un altro contesto se Marco e Bryan, avessero avuto  più spazio e non fossero imprigionati nel loro ruolo di lussuosi sparring partner di Joe, ne avremmo viste davvero delle belle, ma questa è soprattutto la serata di Joe ed il mio è solo un desiderio personale. Oltre due ore di concerto, brani come Always With You, Always With MeSatch Boogie e Summer Song hanno sancito l’estro e la buona vena del nostro Joe. In omaggio alla sua presentazione in lingua Italiana, la mente corre immediatamente ad altri illustri chitarristi di origine Italo-Americana che ho avuto il piacere di ascoltare ed esibirsi sui più disparati palchi, quali ad esempio Frank Zappa, Neil Zaza, Frank Gambale, John Petrucci o Steve Vai. Forse non siamo quel popolo di poeti, di artisti, di eroi, santi, pensatori o Navigatori e trasmigratori che inpropriamente pensavamo di essere, ma questo è un altro discorso…


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