Pere Ubu @ Bolognetti Rocks (testo di Andy Harsh foto di Mara Mignani)

_MG_0845-cA Bologna è difficile non accorgersi dell’estate, caldo umido e asfissiante,magliette e pantaloncini e nessun temerario con i jeans lunghi e sopratutto nessun parcheggio in centro, a maggior ragione ora che il Bolognetti Rocks è aperto.
Allestito nel giardino interno di una biblioteca, il Bolognetti Rocks diventa in estate uno dei pochi palchi degni di nota, sia per la validità dei concerti, sia per il djset (pur essendo tagliato drasticamente alle 2:00 in conseguenza alle leggi comunali sui locali all’aperto). Non ci vuole quindi molto a capire perché i Pere Ubu abbiano scelto questa location per il loro unico concerto nel nord Italia.
Ci mangiamo la loro entrata sul palco, Bologna è murata e parcheggi liberi bisogna inventarseli sui cigli della strada o in affitto sui marciapiedi,ma la folla accoglie la band di David Thomas con calore (passateci il termine), anche per l’offerta libera all’entrata che richiama anche chi (se ce ne fossero) non li ha mai sentiti né ascoltati.
Bisogna dire che la loro scenicità (semmai ci fosse stata) è rimasta negli anni 80, Thomas cammina a stento,la bottiglia di vino sul palco parla per lui,e lo sgabello con il leggio per i testi aiuta la continuazione del live senza collassi. Il colpo d’occhio lo danno però gli altri, Steve Mehlman alla batteria ricorda un pò lo scomparso Kurt Cobain, rozzo e sporco con quel tocco di grunge che scioglie i cuori dei _MG_0915-cnostalgici; Michelle Temple al basso fa sempre il suo ottimo lavoro, con smorfie e birra da vera rocker, mentre il resto della band sembra non scomporsi più d tanto tra chitarra, synth e theremin, questi ultimi tra l’altro non sempre impeccabili come qualità di suono facendo un po’ sbiadire le sonorità sapientemente calibrate dei loro dischi.
Storici pionieri del New Wave con il loro Album The Modern Dance nel lontano 1978, i Pere Ubu danno l’idea di essere un po’ scoppiati,
sarà il caldo, saranno anche i volumi forse un po’ troppo bassi ma non colpiscono e non muovono la folla come dovrebbero, eppure la scaletta è una signora scaletta! Love love love, Breathe e Over my Head con una feroce e cattiva chiusura di Mehlman non possono far rimanere indifferenti anche in una giornata così calda come questa!
Parecchi pezzi del loro ultimo lavoro The Lady From Shanghai si susseguono sul palco, ma sono i vecchi classici a esser acclamati, un pò come quando dopo esser scesi dal palco dopo un’oretta scarsa di concerto decidono di tornare per un bis con Final Solution cantata a squarciagola da tutta la prima fila, ed è forse quello che ci si aspettava che dovesse accadere per tutto il concerto,ma poco male se è servito il finale per scuotere il Bolognetti Rocks, e cresce la nostalgia vedendo Thomas scendere dal palco uno scalino alla volta aggrappato alla ringhiera, vuol dire che gli anni passano, che non si vive in eterno, ma che i Pere Ubu rimarranno nella storia della musica per sempre.


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Stefano Capolongo

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