Nelle ultime settimane il Traffic live club è diventato praticamente la mia seconda casa: nomi come Agalloch, Discharge, Fen, ed il festival RomaObscura, mi hanno “costretto” (da intendersi nell’accezione positiva del termine) ad una presenza assidua e costante in questo locale. Il ruolo da headliner stavolta tocca ai greci Rotting Christ, band storica della seconda ondata black metal. L’incipit della serata è affidato ai genovesi Synodik, i quali propongono un death metal tecnico (a volte chiamato anche prog death) promettente, con buoni spunti per quanto riguarda strutture e sound: alcune spruzzate di Fear Factory qui e là contribuiscono a rendere il tutto ancora più interessante. Ammetto di non averli mai sentiti prima, mi ripropongo di rimediare il prima possibile. I successivi Symbolyc propongono invece un death metal molto più canonico e standard, debitore alla lezione dell’Europa dell’est (la Polonia su tutti); i nomi di riferimento sono quelli: Vader, Decapitated e compagnia varia. Le capacità tecniche ci sono, indubbiamente, ma l’impressione generale è che i pezzi siano poco vari, si fatica a distinguerli. In tutti i casi, sono al loro primo album: vedremo in futuro cosa saranno capaci di fare questi ragazzi di Napoli. Per i Forgotten Tomb possiamo aprire un discorso a parte. La band piacentina è partita dal depressive black metal per mutare il suo stile, negli ultimi anni, in un black metal basato sui midtempos e influenze doom. Il loro live set tocca entrambe queste fasi (ripescando anche da Springtime Depression), ma la prima cosa a balzare all’occhio è l’assoluta mancanza di corpsepaint, borchie e quant’altro, scelta alquanto inusuale per una band che propone questo genere. I pezzi hanno un ampio minutaggio, ma onestamente non riescono a catturare l’attenzione troppo a lungo. Probabilmente è un genere che non fa per me, non c’è molto altro da dire.
Setlist:
1. Deprived
2. Scars
3. And Don’t Deliver Us From Evil
4. Spectres Over Venice
5. Disheartenment/Alone/Steal My Corpse
Anche i Rotting Christ ripescano dal loro passato, alternandolo a pezzi più recenti: la differenza tra le varie fasi musicali della band è evidente, dovuta sicuramente alla mancanza (ormai da diversi anni) di Jim Mutilator, principale compositore dei vecchi lavori. Le mie preferenze vanno indubbiamente a questi ultimi, in quanto le uscite dal ’98 in poi hanno visto mutare lo stile di questi greci prima nel gothic, e poi in un più canonico extreme metal. Il pubblico mostra invece gusti totalmente inversi dai miei, osannando e applaudendo la band su pezzi come Nemecic. Gusti, appunto. I momenti più appaganti della serata sono stati sicuramente l’esecuzione di The Sign Of Evil Existence (resa alla perfezione) da Thy Mighty Contract e della cover dei Thou Art Lord, Societas Satanas. Sarò sicuramente di parte, ok, ma secondo me i primi album avevano decisamente una marcia in più, anche a livello di composizione: le nuove canzoni si basano su pochi accordi che le reggono in piedi e gli immancabili cori simil-epic in greco. Onestamente un po’ poco per chi ha scritto pezzi come In Serviam. Questi però sono i Rotting Christ attuali e dobbiamo accettarli ormai. Personalmente però, continuerò sempre a sperare in un prossimo tour basato sulle prime cose (tornare indietro mi rendo conto sia impossibile), visto che non hanno perso minimamente la perizia tecnica per eseguirle. Chi vivrà, vedrà.
Setlist:
1. The Forest Of N’Gai
2. Athanati Este
3. Kata Ton Demona Eautou
4. Nemecic
5. King Of A Stellar War
6. The Sign Of Evil Existence
7. Transform All Suffering Into Plagues
8. Societas Satanas (Thou Art Lord cover)
9. In Yumen-Xibalba
10. Welcome To Hell
11. Chaos Geneto (The Sign of Prime Creation)
12. Non Serviam
13. Noctis Era
14. Archon