Fine Before You Came @ Spazio 211, Torino (Testo di Simone Pilotti, foto di Carlotta Fanizza)

FBYC @ Spazio 211 (TO) 25-13_24Non possiamo dire che ci abbia deluso il fatto che i Fine Before You Came abbiano suonato esclusivamente tracce del loro esordio discografico di dodici anni fa, Cultivation Of Ease. Non si può. Innanzitutto perché il comunicato pubblicato sui loro canali web ufficiali qualche settimana fa era chiaro, quindi abbiamo avuto il tempo di metterci in pace l’anima e rassegnarci all’idea di non assistere agli album più recenti. E poi perché, nota per nota, hanno saputo coinvolgere e travolgere il pubblico, suonando con una pulizia e una precisione figlie di una certa esperienza. Nota per nota hanno convinto che ritornare agli albori della carriera è stata la scelta giusta, hanno dimostrato che avevano loro stessi il bisogno di riscoprire un disco che probabilmente percepivano ormai lontano. Se ne sono riappropriati adesso. Con l’energia e la grinta che a questi ragazzi non è mai mancata, senza mai abbassare l’intensità e la passionalità e facendo trasparire da ogni canzone la loro classica inquietudine.

Lo Spazio 211 è un locale situato in uno dei quartieri storici e popolari di Torino ed anche per questo è, da qualche tempo, al centro della scena torinese. Seppur piccolo, possiede un’acustica ottima, capace di offrire il meglio sia nei concerti più minimali e raffinati, sia con sonorità grezze e robuste. Le dimensioni, poi, permettono un’ottima visuale e creano una certa intimità tra musicisti e spettatori. Il palco, seppur piccolo, non ha impedito ai FBYC di esprimere un notevole impatto scenico: Jacopo conferma di essere uno dei migliori front-man nostrani in circolazione, accostabile ad Aimone dei Fast Animals And Slow Kids per la carica sanguigna, lasciandosi trasportare dalla violenza delle canzoni e dalla rabbia dei suoi testi.

FBYC @ Spazio 211 (TO) 25-13_25Apre la serata un’introduzione in inglese per spiegare nuovamente il motivo della scelta di ripescare esclusivamente brani di Cultivation Of Ease, ovvero omaggiare i loro amici inglesi Crash Of Rhinos, che si esibiranno subito dopo. Il concerto comincia, Filippo inizia a picchiare sui tamburi, mentre le corde di basso e chitarre si danno da fare: proprio l’uso più sostanzioso delle chitarre è una delle differenze rispetto alle ultime uscite discografiche. Cultivation Of Ease, e di conseguenza il live torinese, si discostano dal trittico eccellente di produzioni in studio SfortunaOrmaiCome Fare A Non Tornare, rispettivamente 2011, 2012 e 2013, per un’attenzione alla metodicità e per una carica sonora maggiori. Niente a che vedere con il delizioso minimalismo e le perfette rarefazioni, con i cantati rassegnati e le ritmiche martellanti degli ultimi dischi, insomma. Ma nonostante questo la band milanese riesce a dare vigore a queste canzoni, dalla prima Clouds Reminds Me Of You passando per Still e Feel The Groove fino alla chiusura affidata a The Fine Art Of Losing Friends; il suono denso dell’emo-core di Cultivation Of Ease non si perde, ma acquisisce un’aggressività e una solidità che nell’album non aveva.

Dunque, i FBYC han fatto la scelta corretta, tornando sui propri passi; evidentemente sapevano benissimo che il pubblico avrebbe gradito (lo si è dedotto dalle urla a squarciagola e dalle mani alzate delle prime file ad accompagnare il canto di Jacopo). I cinque milanesi hanno messo la carica giusta e hanno trascinato i pochi partecipanti, un centinaio, per tutta la serata. Proprio lo che in Ormai cantavano “è una vita che provo a capire settembre, ma non fa per me”; e invece…

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Simone Pilotti

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