Sonny Vincent @ Sinister Noise, Roma (testo di Christian D’Eramo, foto di Salvatore Marando)

9682920559_035eb8ea1b_bCorrevano gli anni ’70 quando la musica punk fioriva nei locali, grazie alla sua potenza di suono, rude e d’impatto; e correva l’anno 1975 quando un uomo che era parte del movimento punk di New York formò i Testors e si avviò alla ricerca di fama e fortuna. 38 anni dopo, al piccolo Sinister Noise di Roma, Sonny Vincent torna ancora una volta a calcare il palco. La prima cosa che salta all’occhio è proprio il locale: a dir poco caratteristico, ricco di arredamenti stravaganti e tendenti al vintage. Scendendo le scale si entra nella sala adibita ai concerti, e ciò che subito si nota è – purtroppo – la scarsa affluenza di pubblico a pochi minuti dall’inizio, una scena non proprio incoraggiante per un artista che sta per esibirsi. Ma alla fine gli astanti arrivano e la non grandissima sala si riempie, in attesa che Vincent salga sul palco. Finalmente, intorno alle 22.45, inizia l’esibizione, e con il botto: Bad Attitude, canzone d’apertura, è un puro sfogo punk, dalle sonorità ruvide e potenti. Tutto il concerto si svolge su questa linea, una lunga serie di tracce dal ritmo martellante e dall’anima ribelle, come (tanto per citarne alcune) Hey You, Motor Drive e MK Ultra. Nonostante alcuni problemi

9682924925_01267c9f28_bd’accordatura per il frontman, si procede spediti, con poche chiacchiere rivolte al pubblico, eccetto un breve discorso prima della canzone finale, Phantom, in cui Vincent avvertiva gli spettatori della possibilità che un fantasma, appunto, uscisse dal suo corpo e aggredisse uno di questi. Forse un po’ macabro, ma sicuramente d’effetto. La performance si chiude verso la mezzanotte e mezza, con quasi due ore all’insegna della musica punk vecchia scuola. Certamente Vincent e i suoi musicisti di supporto, tutti molto giovani e capaci tecnicamente (con una particolare nota positiva per il batterista, mai fuori tempo e sempre preciso nel dettare i tempi), hanno talento e vigore, e la loro musica è oro per chi ama il punk, ma forse in anni come questi risultano un po’ anacronistici. In primis, dal numero degli astanti, decisamente ristretto per un artista che, nei suoi anni d’oro, ha suonato in locali storici come il CBGB.

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Inoltre, dalla reazione che questi hanno avuto di fronte a canzoni di questo calibro, senz’altro contenuta e non entusiasta come ci si aspetterebbe. Niente da eccepire, Sonny Vincent è sicuramente un musicista valido e dotato di grande presenza scenica, ma il suo tempo è probabilmente finito. E se il punk non è ancora morto, la sua ora non è molto lontana, purtroppo.

Grazie al Sinister noise per aver ospitato quest’evento, di grandissima qualità artistica nonostante il riscontro un po’ freddino che è stato testè descritto.


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