Arnoir – Ep Il Canto della Fame (2012, Autoprod.) di Giulia Pierimarchi

Accostabili a progetti come Giardini di Mirò e Massimo Volume gli Arnoir , provenienti da Pisa sono un collettivo post-rock. Il Canto della Fame, il loro primo Ep, è un reading sulla disillusione e sulla precarietà. Come condizione esistenziale. È un'umanità denutrita di capacità cognitive. Malnutrita da conflitti ed instabilità psicologiche ma capace ancora di aver fame di coscienza, creatività e di evasione - indipendenza emotiva - dalla quotidianità. La lirica narrata nel loro teatro-canzone scorre su un flusso sonoro adornato da droni di chitarre e cluster di synth. Argini di new-wave e free-jazz esondano in questo lavoro in…

Score

CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'

Conclusione : Neo-ermetico

Voto Utenti : 4.05 ( 1 voti)

Canto-della-fame-frontAccostabili a progetti come Giardini di Mirò e Massimo Volume gli Arnoir , provenienti da Pisa sono un collettivo post-rock. Il Canto della Fame, il loro primo Ep, è un reading sulla disillusione e sulla precarietà. Come condizione esistenziale.
È un’umanità denutrita di capacità cognitive. Malnutrita da conflitti ed instabilità psicologiche ma capace ancora di aver fame di coscienza, creatività e di evasione – indipendenza emotiva – dalla quotidianità.
La lirica narrata nel loro teatro-canzone scorre su un flusso sonoro adornato da droni di chitarre e cluster di synth.
Argini di new-wave e free-jazz esondano in questo lavoro in minimalismi cupi e strutturano l’alt-rock su cui si lasciano trasportare i 5 movimenti che compongono tutto l’Ep.

6 a.m. è l’idea centrale di questo racconto poetico. Il declamato crepuscolare di Giuseppe Flavio Pagano viene amplificato dai panorami atmosferici di Andrea Spinelli e Giuditta Panzieri.
Su questo brano il tentativo di ambire ad un’intima appartenenza allo spazio circostante  – come suggerisce già il nome del progetto (Arnoir/Arno, Pisa) – viene rivelato già dal titolo che indica in maniera minuziosa il momento della vicenda in cui l’autore, G. Flavio Pagano, racconta di un risveglio imprevisto all’alba (di questo brano trascriviamo il significato che la band ha riportato in un’intervista a scopertaband.blogspot.it): «Tutto è apparso diverso nella penombra del mattino, dalla realtà domestica circostante sino agli odori fuori dalla porta di casa. Racconta il senso di straniamento che coglie chi si trova a vivere in più città, senza sentirne un solo luogo come casa. Il testo però calza bene per descrivere anche un quadro corale, l’illusione di appartenerci che s’infrange ogni qual volta si perde l’occasione di cambiare veramente le cose, anche semplicemente rimettendo tutto in discussione e prendendo un treno per fuggire lontano».

La riflessione introspettiva sul senso della caducità della vita e sulla sensazione di logoramento trasmessa dalle rassicurazioni materiali si snoda poi, in Centro Benessere, sull’amarezza che ne deriva dalla condizione di svantaggiati sociali e sulla presa di coscienza di questa afflizione.
Secondo noi di Relics, questa brano, riesce a descrivere bene il tentativo candidamente provocatorio degli Arnoir di contestualizzare lo spazio e il tempo del senso di angoscia esistenziale che accompagna la nostra vita interiore. E a collocare la proposta tra le espressioni dell’ indie emergente più ambizioso e più “in simbiosi” con la realtà giovanile temporanea.

Tracklist:

1 – Preludio
2 – 6 a.m.
3 – I due luoghi dell’abbraccio
4 – Il mio centro benessere
5 – Reclame


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Giulia Pierimarchi

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