Never Trust – Morning Light (Autoproduzione, 2013) di Simone Pilotti

Mai fidarsi. E infatti noi non ci siamo fidati delle recensioni (numerose) che giudicavano (positivamente) l’esordio discografico dei Never Trust. Tuttavia, il nostro giudizio non si discosta da tutti gli applausi che sono piovuti sulla band per il loro lavoro Morning Light. Italianissimi, a scapito del nome, adrenalinici e potenti, sinonimi di rock, e ammiccanti e melodici: questi quattro milanesi hanno tutte le carte in regola per arrivare anche al grande pubblico, ma senza dare l’impressione di aver perso (o di averne l’intenzione) la spontaneità e la genuinità. Questo primo disco è frutto della gavetta infinita che li ha…

Score

CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'

Conclusione : Impetuoso

Voto Utenti : 4.83 ( 2 voti)

imageMai fidarsi. E infatti noi non ci siamo fidati delle recensioni (numerose) che giudicavano (positivamente) l’esordio discografico dei Never Trust. Tuttavia, il nostro giudizio non si discosta da tutti gli applausi che sono piovuti sulla band per il loro lavoro Morning Light. Italianissimi, a scapito del nome, adrenalinici e potenti, sinonimi di rock, e ammiccanti e melodici: questi quattro milanesi hanno tutte le carte in regola per arrivare anche al grande pubblico, ma senza dare l’impressione di aver perso (o di averne l’intenzione) la spontaneità e la genuinità. Questo primo disco è frutto della gavetta infinita che li ha portati a esibirsi in tutta Italia (se fosse una folk band parleremmo di Never Ending Tour…) con una manciata di brani composti, tanta voglia di suonare e portare in giro la propria musica. Un tour che ha permesso ai Never Trust di assorbire e incamerare  carica e vigore che poi hanno saputo riversare nel disco: innegabile, infatti, un approccio live al suono e allo svolgimento del filo del discorso.

Adrenalinici e ammiccanti, si è detto. Il suono potente e deciso, chitarroso e con forti accenti ritmici è capace di donare al disco una vivacità impetuosa. Le coordinate sono quelle del rock più puro, fatto di riff veementi e appassionanti, basso fondamentale, assoli fulminanti e mai eccessivi e una batteria prepotente. Impulsi travolgenti, insomma. Miscelati al meglio, strutturati e armonizzati alla perfezione. L’impressione, dopo questi quaranta minuti vorticosi, è quella di essere appena scesi da una montagna russa, sconvolti per le altezze raggiunte, in intensità, e le brevi pause. Il merito è di una scrittura frivola, razionale e fulgida, delle idee ben chiare e di una genuinità che, come detto, non è mai venuta meno. E allora ammiccanti perché? I richiami al rock più melodico di band come Skunk Anansie sono evidenti, specialmente nel parallelismo tra la voce di Elisa Galli e quella di Skin. Soffice sì, ma anche bella incazzata, in un inglese lontano dal maccheronismo nostrano, ben inserita al meglio sulla base e sulla polpa del suono. In uno stile che si accosta anche ai Paramore, Elisa trova melodie seducenti, non nella più classica accezione pop, ma ammalianti oltremisura, grazie anche alla soavità della voce femminile.

Proprio grazie a quest’unione tra rock puro e voce piacevole esce la vena più ammiccante della band, nella risultante tra le due caratteristiche. Da qui nasce la convinzione che i Never Trust abbiano la possibilità di arrivare al grande pubblico, senza però suonare rammolliti e infiacchiti come la pappetta media del settore. Fin dalla prima esplosione della traccia d’apertura Fade Away le intenzioni appaiono chiare e la scrittura si fa subito apprezzare. Poi si susseguono le schitarrate tipiche dell’hard rock più classico e un’atmosfera aggressiva che viene completata dalle liriche aggressive (Worthless, Honey, Morning Light, Lucky Star). Alcune si mantengono in bilico tra pace e vertigine, salvo scoppiare all’improvviso, trascinando con sé tutto il brano (More Than This, Against The Tide, What Is Mine). Quanto cala il ritmo e il vigore, l’intensità non crolla: la voce di Elisa dimostra di avere il carisma adatto per dominare sopra ai ricami strumentali (Rebound, Heartbreak Warning). La chiusura è affidata all’unica traccia acustica, che in realtà è una reinterpretazione di Against The Tide: il classico brano che rischia di diventare una bonus track apparente, nella realtà un fardello per l’album, ed invece e la giusta e degna ciliegina. Gustosa.

Dunque, un esordio ottimo, fresco, frivolo, frizzante. Un disco che va ascoltato e goduto; non perdete l’occasione di salire su queste montagne russe milanesi. Fidatevi.

 

Tracklist

1.Fade away

2.Worthless

3.Rebound

4.Honey

5.More than this

6.Heartbreak warning

7.Morning light

8.Against the tide

9.Lucky star

10.What is mine

11.Against the tide – acoustic


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Simone Pilotti

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