OTEME – Il giardino disincantato (Edd Strapontins/Ma.Ra.Cash, 2013) di Stefano Capolongo

Delle centinaia di dischi ricevuti in redazione in ormai quasi due anni di attività qui a Relics, questo Il giardino disincantato dell'ensemble OTEME (Osservatorio delle terre emerse) è senza dubbio uno dei più particolari ed articolati. La lettura che però vogliamo dare di quest'album dopo averlo attentamente ascoltato, non sarà un panegirico di termini ridondanti o un'estenuante elenco di descrizioni tecniche, quanto piuttosto un semplice invito all'ascolto contenuto nello spazio di un articolo. Ma andiamo per gradi. OTEME è il progetto di Stefano Giannotti, compositore e formatore in storia del repertorio musicale sperimentale del 1900, messo in musica da un gruppo di…

Score

CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'

Conclusione : Audace

Voto Utenti : 5 ( 1 voti)

OtemeDelle centinaia di dischi ricevuti in redazione in ormai quasi due anni di attività qui a Relics, questo Il giardino disincantato dell’ensemble OTEME (Osservatorio delle terre emerse) è senza dubbio uno dei più particolari ed articolati. La lettura che però vogliamo dare di quest’album dopo averlo attentamente ascoltato, non sarà un panegirico di termini ridondanti o un’estenuante elenco di descrizioni tecniche, quanto piuttosto un semplice invito all’ascolto contenuto nello spazio di un articolo. Ma andiamo per gradi. OTEME è il progetto di Stefano Giannotti, compositore e formatore in storia del repertorio musicale sperimentale del 1900, messo in musica da un gruppo di nove strumentisti (includendo lo stesso Giannotti). I brani contenuti nell’album appartengono ad un corpus iniziato dal compositore nel 2002 (alcuni brani tuttavia sono molto più datati ndr) e poi ripreso nel 2010, fino ad arrivare alla recente pubblicazione de Il giardino disincantato (Edd Strapontins/Ma.Ra.Cash.).
Il concetto di fondo che muove questo lavoro lo fornisce proprio Giannotti in un’intervista ad Athos Enrile: “L’idea è quella di un ensemble a struttura variabile, dove si possano sperimentare contaminazioni varie fra musica contemporanea colta, canzoni, teatro musicale ed altro. E’ anche un laboratorio dove confluiscono professionisti e studenti che vengono formati alla musica contemporanea. IL GIARDINO DISINCANTATO sintetizza la mia visione globale della musica contemporanea. Una forma musicale compatta ed omogenea dove la canzone d’autore si incontra con Stravinski e Feldman, rock atonale e funky prendono a braccetto Steve Reich, il banjo collabora con il corno inglese”. Detto ciò cominciano a delinearsi i contorni di una band e di un album che definire sperimentale sarebbe riduttivo. La libertà compositiva non ingabbiata in schemi e stilemi fissi è la bandiera di Stefano Giannotti che spazia sapientemente da echi art-rock alla canzone d’autore, quella più  sapiente e garbata e dalla musica classica al funky. I fatti narrati all’interno del lavoro sono frutto di un corposo vissuto perché così chiari e reali nel loro manifestarsi da risultare simbolici ed espressionisti. E’ così nella traccia d’apertura Mattino, descrizione panteistica di fusione tra uomo e natura, che traccia i contorni di un essere umano arcimboldiano ma modernissimo. Piccoli sprazzi di lucidità (Dal recinto, Dite a mia moglie, Sopra tutto e tutti, Per mano conduco Matilde) che abbracciano la canzone d’autore in maniera surreale, soprattutto dal punto di vista delle liriche, sono intervallati da momenti di sperimentazione pura (Caduta massi, Tema dei campi, Il giardino disincantato) che ci riportano a reminders importanti quali Henry Cow, Egg, Matching Mole, Soft Machine e Stormy Six. Nessuna volontà di copia è chiarificata nell’album quanto più un palpabile minimalismo. Esso però non va letto in termini di carenza compositiva quanto piuttosto come non-bisogno di artifici e orpelli, foriero di quella libertà espressiva (impreziosita dalla varietà di strumenti non convenzionali) cui accennavamo in precedenza. Il giardino disincantato è custode di fatti reali e di momenti non-sense ma perfettamente collocati nel “concept” dell’album (che non è un concept-album anche se spesso un trait d’union è percepibile), tradotti in un linguaggio colto ma mai presuntuoso, brillante  e ricco di dissonanze deliziose. Un disco non certo easy-listening ma pane per i denti dei più curiosi.

Tracklist:

1.Mattino
2. Caduta Massi
3. Dal recinto
4. Palude del Diavolo
5. Tema dei campi
6. Ed io non c’ero
7. Dite a mia moglie
8. Il giardino disincantato
9. Sopra tutto e tutti
10. Per mano conduco Matilde
11. Terre emerse (Bolero primo) 

Hanno suonato in “Il giardino disincantato”
– Valeria Marzocchi: flauto, voce
– Nicola Bimbi: oboe, Corno inglese
– Lorenzo Del Pecchia: clarinetto
– Maicol Pucci: tromba
– Stefano Giannotti: voce, chitarra, ogetti
– Emanuela Lari: tastiere, voce
– Valentina Cinquini: arpa 
– Gabriele Michetti: basso, doppio-basso, voce 
– Matteo Cammisa: percussioni
– Catherine Costanza: produttore esecutivo (Edd Strapontins)


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Stefano Capolongo

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