Score
CONCEPT
ARTWORK
POTENZIALITA'
Conclusione : Restless
Ascoltare questo ep di esordio dei Lotus Syndrome è stata una piacevole esperienza. Non è infatti così frequente imbattersi in band che, al loro primo lavoro, abbiano già una personalità così ben delineata e riescano a proporla attraverso un rock di buon livello, mostrandone le varie sfumature nelle 5 tracce che compongono il disco. E così Iride, il brano di apertura ed anche il pezzo scelto come singolo, sa coinvolgere l’ascoltatore, dosando sapientemente un inciso dalla melodia accattivante con improvvise accelerazioni alla Foo Fighters, per poi aprire piccoli squarci a suggestioni più tipiche del rock indie nostrano. David Santafè canta: “Chiedimi se credo negli astratti del reale, è così che senza te mi appaiono normali, conduco la mia esistenza con monotonia vocale, rapide e indolore … Analizza il posto quello sembra adatto per morire, quel che è più nascosto dall’umana iride, appare … Suonami le corde che mi aiutano a dormire, specchiati in un oceano elastico comune, restituisci un corpo il cui contorno sfugge al labile padrone, rapido e indolore…”; la voce è ben modulata, il testo restituisce inquietudine, frustrazione, ed è ermeticamente allucinatorio. L’unica nota critica che possiamo muovere è forse alla regolazione dei volumi: quando il pezzo prende il volo la voce di David si appiattisce nel frastuono delle chitarre elettriche e si fà fatica a capire le parole. La traccia successiva è Vilena, si alzano le battute e il brano scorre con caratteristiche simili al precedente, c’è anche spazio per un bell’assolo di chitarra in questa canzone che, analogamente ad Iride, risulta orecchiabile ed accattivante già dal primo ascolto. Un basso, che ricorda molto il celeberrimo giro di “Seven Nation Army” dei White Stripes, apre il pezzo seguente, Medusa. Rock robusto, la voce di David che gioca su toni ironici e ad un certo punto viene filtrata da un megafono, altro bell’assolo di chitarra: tutto sommato, anche questo pezzo scivola con la sua dose di rock orecchiabile ma assolutamente non scontato. Tempo Artificiale esordisce come una ballad, ma poi evolve in un altro bel pezzo di rock, incalzante e ipnotico, trasportandoci al finale gioco di chitarre con assolo, che con la sovrapposizione di distorsioni si trasformano a chiusura in suoni striduli, rumori elettrici. A chiudere l’ep è il brano, a nostro avviso, migliore dell’album, Valvola Mitralica. Un arpeggio di chitarra elettrica introduce una prima parte in forma di ballata: “Come sai e capirai, il dolore di possedere un cuore, non ingoierò mai, il dolore di una giovane madre che partorisce e muore”; negli ultimi versi la voce di Santafè si inasprisce e funge da ponte per l’innesco rock del pezzo che si apre in un giro ipnotico: “Lei, come reagirà a questa città, che è una valvola mitralica, che mi assaggerà, mi scatarrerà … Chiudo gli occhi e vado giù, per poi non vedere più, tocco il fondo e ci sei tu … Io, sono labile, sono instabile, ma somiglio a te, oh, sono in sistole, devo insistere, resisterle…”. Sul finale riprende lo stesso giro di chitarra iniziale, malinconico e claustrofobico.
I Lotus Syndrome sono: Gianmarco La Bella (Chitarra-Seconda Voce), Lorenzo Fringuello (Basso), Giacomo Dominici (Chitarra), Daniele Cesari (Batteria) e David Santafè (Voce). Formatisi a Terni nel 2011, sono una rock-band alternative veramente giovane ma con un sound già ben delineato, dalla chiara matrice post-grunge. Con il lavoro, l’esperienza, la capacità di imbroccare il pezzo giusto ed un’abile produzione alle spalle, potrebbero avere le ali per decollare.
Tracklist:
1. Iride
2. Vilena
3. Medusa
4. Tempo Artificiale
5. Valvola Mitralica