Public Service Broadcasting @ Lanificio, Roma (testo di Simone NoizeWave Vinci, foto ufficiali del Lanificio159)

1891299_10152234969632347_1700232343_n[1]Dopo anni di noia personale, finalmente sta succedendo qualcosa. Già l’anno scorso gli artisti considerati “big” avevano dato un pugno alla criogenesi generale del mondo della musica: Depeche Mode, David Bowie, Boards of Canada, per dirne alcuni. E ora? Anche dalla musica indipendente ed emergente, sta uscendo una nuova ondata di gruppi destinati, si spera, ad avere una carriera florida negli anni a venire, citando uno a caso, i Public Service Broadcasting.

I PSB hanno suonato a Roma, nella cornice del Lanificio159, martedì 18 marzo. Ed io c’ero, quindi Relics c’era.

Il Lanificio era gremito di una schiera variopinta di persone di tutti i tipi: i metallari, i radical chic, i nerd, i rompicoglioni che ti si infilano di forza davanti… Questo dimostra il potenziale multilaterale del gruppo, capace di soddisfare un po’ tutti i palati, in un misto di generi cui dare un nome è veramente difficile, ma siccome ho messo etichette alle persone, la darò pure alla loro musica, e mi baserò su ciò che riporta Wikipedia: Underwhelming (non entusiasmante, ndt), una parola fatta mettere dalla band in un post promozionale di un loro concerto, quindi diamo per buone le loro intenzioni.

J. Willgoose, l’anima dei PSB,  maneggia pad, sinth, chiatarre, banjo, elettroniche varie, come se avesse 2 mani in più, mentre Wriggleswort si limita, si fa per dire, a suonare batteria e pad elettronici. Sono arrivati nella Capitale per promuovere il loro primo album: Inform, Educate, Entertain, uscito nel maggio scorso. La loro musica, unisce e prende a piene mani da gente del calibro di: Kraftwerk, Boards of Canada, Mogway ecc.ecc. 1240149_10152234968352347_154892720_n[1]

La loro performance, però, non si ferma solo alla musica. I due di Londra costruiscono la loro musica intorno a voci ed immagini di repertorio tratte delle trasmissione e dagli archivi della emittenti del servizio pubblico britanniche,  prediligendo quelle degli anni 40/50. Ogni traccia è costruita intorno a campionamenti audio e video tratti da film di informazione pubblica, foto d’archivio e materiale di propaganda. Non parlano nemmeno, usano un sintetizzatore vocale. Fin da London Can Take It, qualcuno resta a bocca aperta. Il volume è alto, a tratti troppo, ma entra dentro, mentre la batteria ti entra dallo stomaco. I pezzi forti del menù sono distribuiti all’inizio e alla fine. Signal 30 è uno dei pezzi più belli degli ultimi anni, una di quelle canzoni che non ti lasciano in pace, Theme from PSB sembra quasi una filastrocca, con J. Willgoose che si alterna tra pad e banjo, suonandoli spesso contemporaneamente.

1966807_10152234967957347_1134762151_n[1]L’altra bomba a mano, la più famosa, per adesso, è Spitfire, dove la musica travolgente si unisce ad immagini e suoni del famoso aereo inglese della seconda guerra mondiale. Per tutto il tempo del live è un orgia di suoni e immagini, che ti impegnano sia mentalmente che fisicamente e ti ritrovi nell’imbarazzante situazione di non sapere se guardare o ballare… così prendi la decisione sbagliatissima, di saltellare sul posto con tutto il corpo immobile per vedere il palco, così da sembrare un cazzone saltellante e basta. ROYGVIB, dal suono suggestivo, sono la nota di colore in video, una serie di immagini che spiegavano il funzionamento dei primi schermi a colori. L’unica nota negativa di tutto questo, è una rompipalle che mi si è infilata a forza davanti, ed ha cercato per tutto il concerto di farmi ingoiare la sua coda di capelli. Il live si conclude con Everest, che racconta la prima spedizione sul tetto del mondo, con la solita formula musica + audio + video = PSB.

I PSB stupiscono, per la realizzazione del vivo, solo in due, di tutto quello che è contenuto in Inform, Educate, Entertain (2013), nell’Ep The War Room (2012) e nel singolo d’esordio One (2011) senza perdere neppure un suono e senza risultare artificiali. Fa impressione pensare che è il loro primo album… Faranno parlare di se, sicuramente.

Andateveli a sentire, perchè io sono esterrefatto.

Un grazie sentito al Lanificio159 per l’accoglienza e per il materiale fotografico. 

Scaletta:

London Can Take It
The Now Generation
Signal 30
Theme from PSB
Night mail
Elafstedentocht, Part II
If War Should Come
Spitfire
Lit Up
ROYGVIB 
Everest


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Simone Vinci

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