Majakovich – Il primo disco era meglio (To lose la track, 2014) di Alberto Calandriello

majakovich-musica-streaming-il-primo-disco-era-meglioEra davvero meglio di questo il primo album dei Majakovich? Secondo loro sì, secondo loro un tot di cose erano meglio, o forse a molti viene comodo dire sempre così di fronte a cambiamenti, evoluzioni e svolte. Quindi alla famosa prova del secondo album (che è sempre il più difficile nella carriera di un artista, come ci ricordava anni fa Caparezza), il trio ci arriva preparato, con l’artiglieria sguainata e soprattutto con un bagaglio di esperienze che hanno creato l’amalgama giusta per queste 11 canzoni.
Non si può non partire dagli Afterhours, amici prima ancora che fonte di ispirazione, collaboratori più che numi tutelari, come dimostra la presenza nella stesura di testi e musiche di Agnelli e Iriondo. Afterhours nell’impatto sonoro, in certe fughe di chitarra, nei testi che risentono della scrittura obliqua e trasversale della band milanese, nel cantato carico di sarcasmo e fascino. Sia chiaro però che, nonostante l’amicizia e diverse esperienze vissute in comune (il tour americano di 2 anni fa), non stiamo parlando di una cover band, bensì di un gruppo che, assorbita e bene la lezione, cammina spedito sulle proprie gambe, inserendosi a pieno titolo nella scena rock italiana, collocandosi nell’ala dura, quella che il volume della chitarra lo tiene sempre ben alto per gareggiare con le tonsille del cantante.
L’uso della lingua italiana in questo album, a differenza del lavoro di esordio, ci presenta dei testi che raccontano spaccati di noia quotidiana con crudezza e sincerità, conditi ovviamente con l’ironia di cui sopra. Grande pregio il loro, riuscire a veicolare un messaggio credibile in lingua italiana senza essere banali, con scrittura semplice ma non scontata, la capacità di leggere l’attualità e le piccole cose con ironia senza però risparmiare la durezza.
Già il pezzo iniziale Devo Fare Presto ci spiega di che pasta sono fatti questi ragazzi, una riflessione agrodolce sui bisogni della nostra società, la fretta che tutto assorbe in un vortice che cancella da noi i tratti più umani ed essenziali.
La title track gioca come detto sul si stava meglio quando si stava peggio, passeggiando su luoghi comuni e banalità con scarpe chiodate, senza fare prigionieri, mentre L’Hype Del Cassaintegrato (ma che titolo meraviglioso!) ci sbatte in faccia una situazione fin troppo comune senza usare mezze misure.
Spiazzante invece il finale, con quella Prodezze che lascia intravedere strade e percorsi sonori nuovi e parecchio interessanti, nel suo incedere quasi gospel, circondata da distorsioni e riverberi.
Nel bagaglio dei Majakovich sono ben radicati anche certi numi tutelari del rock americano, tra cui i più evidenti sono gli Smashing Pumpkins e le regine dello stoner, Queens Of The Stone Age, da cui traggono spunti specialmente per l’ottima batteria.
Una realtà che sta crescendo e che ha ancora potenzialità da far emergere, su cui si può scommettere, visto che al loro fianco hanno personaggi in grado di far fare ai Majakovich un ulteriore salto di qualità.
Siamo quindi abbastanza ottimisti nel pensare che “Il (prossimo) album sarà (ancora) meglio”.

Tracklist:
1. Devo fare presto
2. La verità (è che non la vuoi)
3. Perchè Francesco migliora
4. Colei che ti ingoia
5. Ufo
6. Era meglio
7. L’hype del cassaintegrato
8. Ho già deciso
9. Cristo
10. Una vita al mese
11. Prodezze


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Stefano Capolongo

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