Lars Rock Fest 2014: live report della prima serata (Testo e Foto di Laura Cimino)

IMG_9581 (FILEminimizer)13 Giugno: il caldo afoso e un acquazzone mai visto non hanno impedito a noi inviate di Relics, di intraprendere il viaggio verso Chiusi (SI), per goderci una delle più attese manifestazioni dal sound rock dell’estate.

Il Lars Rock Fest 2014, organizzato dal Comune di Chiusi, dalla Fondazione Orizzonti d’Arte e dall’associazione Gec (Gruppo effetti collaterali), è ormai alla sua terza edizione, e ci appare fin da subito un bel connubio tra volontariato e lavoro di squadra. Nonostante l’evento sia stato spostato per via del mal tempo all’interno del Teatro Mascagni, gli spazi sono stati riorganizzati alla perfezione. Gli stand dello Street Food si trovano di fronte all’entrata, offrendo agli affamatissimi avventori una stupenda varietà di cibi regionali provenienti da ogni angolo d’Italia, mentre all’interno vi sono alcune bancarelle con vinili, maglie e oggettistica varia. Un po’ più in là si intravede un palco ben allestito, pronto per essere calcato dalle nostre adorate band.

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Cariche di adrenalina, attendiamo che la manifestazione abbia finalmente inizio, ma guardandoci intorno ci rendiamo conto con delusione che l’affluenza non è quella che ci saremmo aspettate. Il teatro è mediamente pieno, ma non tutti assistono alle esibizioni delle band, e sembrano più interessati al mercatino e al cibo.

Ma noi non ci facciamo scoraggiare e appena i Modern Blossom, vincitori del Lars Rock Contest, mettono piede sul palco, siamo subito lì sotto a dare il nostro supporto. Spento il pensiero razionale e accesa l’immaginazione, le nostre orecchie vengono investite da ipnotiche sonorità electro/cold wave, che si mischiano a sfumature rock meno evidenti, ma comunque presenti, in pezzi ben strutturati e, in modo un po’ contorto, orecchiabili.

IMG_9539 (FILEminimizer)Il secondo gruppo a calcare la scena sono i Radio Moscow: band già collaudata, dalle sonorità psichedeliche ricche e corpose, comparabili stilisticamente al blues and rock degli anni ’60 e ’70. Un’esibizione tecnicamente impeccabile, bei pezzi e fantastici arrangiamenti, ma il gruppo comunica poco col pubblico, sembra suonare solo per se stesso, come racchiuso nell’intimità della propria sala prove. Fortunatamente ciò non impedisce alla loro musica di arrivare fino a noi, che riusciamo comunque a goderci il risultato.

IMG_9671 (FILEminimizer)Infine ecco finalmente i tanto attesi Massimo Volume, preannunciati da un gioco di luci e fumo che crea un’atmosfera rarefatta e adatta all’ascolto delle parole di Emidio. La band bolognese, che ha visto la sua epoca d’oro negli anni ’90, non sembra aver risentito per nulla del trascorrere del tempo, si presenta sul palco portando con sé i suoi testi densi accompagnati da una musica che ne sottolinea gli accenti e le sfumature senza mai prevalicarne il suono. Finalmente il pubblico si sveglia e comincia a cantare sotto al palco, e i Massimo Volume sono persino costretti a concedere il bis.

La serata si avvia alla conclusione, e noi reporter di Relics ci aggiriamo stanche, ma soddisfatte, all’interno del teatro. Osserviamo la gente che si allontana alla spicciolata e ci assale la sensazione di essere pochi, ma uniti da uno scopo comune: far emergere la vera musica.

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Valentina Cipriani

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