Rumore & Psyche @ Crossroads Live Club (Testo di Fabio Ippoliti, Foto di Salvatore Marando)

Mud's EyeNel settore musicale si può ancora fare la differenza. Ne sono certo! Si devono fare scelte, considerare diversi fattori: organizzare una serata – nella fattispecie – con gruppi di vario genere e natura che vogliono attirare pubblico esprimendosi, è un’attività che richiede polso e risorse. Faccio questo cappello introduttivo per tentare di farvi capire che cosa comporti intraprendere l’avventura di ideare e materializzare un evento.

Dal concepimento alla finalizzazione ci possono essere diversi stadi che possono portare ad un incremento di interesse da parte del pubblico, valori da valutare e fattori da affrontare…
C’è chi la punta sul “tutto facile”, magari proponendo la musica di qualcun altro per sfruttarne la fama e facendo gioco su elementi di vario tipo (nostalgia, appeal commerciale e pubblico…). Viene affrontato quindi solo il discorso di pubblicizzazione dell’evento che – se si appoggia sulle giuste coordinate prestabilite – andrà in porto da solo, garantendo entrate sicure e un buon riscontro di pubblico.

E poi c’è l’altra faccia della medaglia (perché siamo sicuri che voi Popolo di Relics sappiate che non si vive di sole cover…) e il discorso acquista più spessore e stimoli: la Musica non è solo un ripetere pedissequamente ciò che ci viene già proposto martellandoci le orecchie alla radio o in tv, ma un territorio di espressione di proporzioni infinite. Una persona dovrebbe essere libera di ascoltare proposte di generi vari e apprezzare l’input che meglio si accordi alla sua esistenza o al suo stato d’animo e/o emotivo. Da questo punto di vista l’organizzazione di una serata a sfondo musicale può assolutamente gonfiarsi come una vela al vento e prendere le direzioni più disparate e imprevedibili, traendo energia dalla creatività e dallo spirito di espressione che è sopito in ognuno.

Questo non vuole essere assolutamente una critica nei confronti delle scelte organizzative: la musica è un’entità libera e ognuno può sentire ciò che vuole. A me ha fatto un grandissimo piacere assistere a cover di gruppi che non ho mai avuto l’occasione di ascoltare dal vivo e questo ha stuzzicato e stimolato la mia curiosità, spingendomi a partecipare a serate di musica inedita che mi hanno portato a conoscere nuove realtà musicali più o meno grandi e impegnate.
Di sicuro scegliere di portare sul palco delle proposte inedite è un impegno di caratura differente, che presenta anche il brivido della scommessa: piacerà o non piacerà?

Ora presentiamo appropriatamente la serata del 30 Maggio che si è svolta nel rinomato Xroads Live Club di Roma e a cui RELICS ha avuto la fortuna di poter assistere.
Conobbi l’organizzatore della serata per telefono. Parlammo per mezz’ora (a tavola mi avevano dato per disperso, stavano già dando la mia cena al cane… sgrunt) e rimasi allibito delle idee che aveva materializzato per questa serata.
Durante quei 30 minuti molto intensi e pieni di dettagli mi resi conto che il buon Raffaele aveva un’immaginazione molto fertile, data la vastità del progetto e la mole del lavoro mentale che vi era dietro. Mi prospettò una serata davvero al di fuori della norma, con idee veramente notevoli e fantasiose. La serata si sarebbe incernierata sul disco in uscita dei Soul Canvas, un lavoro che è stato concepito con anni di lavoro e studio da parte del cantante Valentino Tombesi e del chitarrista Marco Spiridigliozzi. Nel disco viene descritto un manicomio ed ogni canzone ha come titolo il numero di una cella dove ovviamente risiede un paziente la cui storia viene descritta, narrata, cantata e suonata. Per l’occasione il Crossroads si è trasformato in una mostra di dipinti con una scenografia a tema.
Definire il concetto ambizioso credo sia abbastanza riduttivo: un concept poderoso e di stampo teatrale che rappresenta un lavoro maniacale (tanto per restare in tema, no?). L’idea del disco è già assolutamente intrigante per concezione, e realizzare una serata con queste caratteristiche non era facile.
Eppure ci sono riusciti: la sala del Xroads era addobbata con dei teli a mò di pareti bianche sul palco ed è stata allestita una mostra fotografica e di opere d’arte.

DSC_0089 (Large)Da qui le band hanno animato la serata. Ad aprire sono stati i MUD’S EYE,  tre ragazzi molto giovani che puntano tutto sul loro sound di matrice Tooliana con degli spunti intriganti che prevedono degli sviluppi di cui tenere conto.

Seguono poi – dopo un’ulteriore modifica dell’allestimento del palco che ha visto portare sulla passerella una poltrona ambulatoriale – i SOUL CANVAS, padrini morali della serata. Il loro impatto sonoro lo possiamo tranquillamente descrivere come un doom molto groove con partiture di tastiera epiche che viene amministrato e gestito con padronanza. La presenza scenica e concettuale va invece a coronare il lavoro di Valentino, che si presenta sul palco con un camice e intervalla i pezzi introducendoli uno ad uno come se stesse relazionando i casi dei pazienti a dei visitatori, catturando l’attenzione e trascinando il pubblico in un viaggio tridimensionale e molto realistico… Un’anima folle, quella dei Soul Canvas, che tramite l’esibizione evocativa della band arriva a materializzarsi fisicamente sul palco e si insedia con fare sensualmente regale sulla poltrona del manicomio, dove lo spirito dei pazienti viene rappresentato e affrescato. Una prova davvero al di sopra delle righe rappresentata con potenza e dovizia da Raffaele Pecci alla chitarra (che ha anche e soprattutto organizzato e pensato la serata), Marco Spiridigliozzi alla chitarra solista, Giuliano Tombesi al basso, Francesco Tito Pecci alla batteria e il notevole Giulio Valeri alle tastiere (e Aurora Giorgi nei panni della presenza oscura)

DSC_0191 (Large)La serata si conclude con uno dei gruppi più promettenti e in gamba della scena metal underground romana: gli ELEMENT OF CHAOS, che presto invaderanno le frequenze sonore mondiali con un lavoro che promette di essere qualcosa di profondamente forte e terremotante. Chi li ha visti dal vivo sa di cosa si tratta: un torrente lavico inarrestabile di potenza che mutua impatti di gruppi estremi quali Fear Factory, Strapping Young Lad, Korn e tantissimi altri che vengono incanalati in un flusso sonoro dirompente,  avvalorato e supportato da una presenza scenica mai statica e dirompente. Il cantante Andrea ipnotizza sbattendosi come un pazzo e regala una serie di range vocali dal pulito al growl che lascia atterriti, schiaccia con la sua potenza e non sta un attimo fermo urlando e coronando l’armonioso, asfissiante, assordante, assoluto muro di suono prodotto dagli incredibili Daniele, Bruno, Claudio e Daniel. Segnatevi ELEMENT OF CHAOS tra le band da sentire e da vedere dal vivo perché sono come un fuoco d’artificio ed ogni esibizione è un compendio di potenza, melodia e passione.

Una serata che in nessun modo avrei potuto descrivere in 4 parole, frutto della voglia di comunicare, di esprimersi e di infrangere le regole, ricca di idee impressionanti nella loro ricchezza di dettagli visionari. Una serata che spero venga ripetuta nel migliore dei modi possibili e a cui vi auguro di poter assistere appena l’abbiate a portata di occhi, dato che Raffaele e i ragazzi non si fermeranno qui e sono certo che proveranno ad alzare la sbarra dei risultati, che sono già a livelli ottimi e stimolantemente superlativi.

Concludo con le mastodontiche foto di Salvatore Marando:

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Fabio Ippoliti

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