Dead Bouquet: la band capitolina e il suo “folk notturno” (intervista a cura di Frank Lavorino)

Abbiamo incontrato i Dead Bouquet, band capitolina della Seahorse Recordings che proprio in questi giorni ha pubblicato il suo disco di debutto As Far As I know, tredici brani prodotti da Paul Kimble, bass player dei Grant Lee Buffalo.

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Dead Bouquet– Ciao ragazzi, come state?

Bene, grazie!
 Pronti per farci “quattro” chiacchiere.

– Partiamo dal nome: Dead Bouquet. Mmh, avverto una certa assenza di romanticismo (magari mi sbaglio), eppure l’amore non manca nel disco, ascoltando canzoni come A Night on The Red Sofa. Da cosa nasce l’idea?

Non ci nascondiamo, l’abbiamo preso dal testo di Fuzzy, una bellissima canzone dei Grant Lee Buffalo, band di assoluto riferimento per noi. Abbiamo pensato a mille nomi, ma Dead Bouquet è quello che ci ha ispirato di più… ha quel sapore ottocentesco, al contrario, lo troviamo piuttosto carico di Romanticismo! Si sposa bene con il carattere sognante della band. Hai ragione, nei testi si parla molto d’amore… As Far As I Know, A Night On A Red Sofa e Sur La Garonne sono canzoni molto importanti nel nostro repertorio.

– Sempre a proposito di nomi: al vostro disco d’esordio As Far As I Know hanno collaborato e contribuito il produttore Paul Kimble, già bassista dei mitici Grant Lee Buffalo e il mastering engineer Joe Gastwirt (Bod Dylan, Jimi Hendrix, The Beach Boys e molti altri giganti del rock..). Come sono avvenuti questi due illustri incontri? In quale modo siete arrivati a collaborare con entrambi?

L’incontro con queste due grandi persone ha percorsi differenti. Con Paul tutto è iniziato con uno scambio di battute via web con Carlo, con un “sarebbe bello che tu ascoltassi la mia band”… e così ha ascoltato un vecchio demo. Paul, colpito dal progetto e dall’Italia che adora, ha accettato il ruolo di produttore artistico e polistrumentista e così ci siamo subito messi a lavoro per far sì che il sogno di incidere il disco d’esordio con lui diventasse realtà. Con Joe invece tutto è stato più immediato, una grandissima persona che non ti fa pesare il suo nome e ha trattato noi come se fosse stato un grande del rock americano a chiamare. Sapere che al nostro disco ha lavorato la stessa persona che ha contribuito in maniera importante ai dischi di Jerry Garcia, Neil Young e Bob Dylan (giusto per citarne alcuni) ti fa tremare le gambe; in più ricevere i suoi complimenti e sapere che è fan della tua musica…impagabile.

– Che atmosfera si respirava in studio? Insomma, avevate avuto accanto a voi Paul Kimble, ragazzi.. Non capita tutti i giorni ad una band giovane come la vostra…

Beh, fantastica senza dubbio. Ha un modo di approcciarsi alla band tutto suo, molto rispettoso, ma al tempo stesso, con idee ben chiare ha esaltato il nostro modo di suonare senza stravolgere niente. L’atmosfera di amicizia e divertimento si è creata subito, sin dal primo giorno… giusto il tempo di cucinare qualcosa insieme. E’ anche un bravissimo chef, tra l’altro!

– Ma l’apporto di Kimble è stato più determinante sul piano della costruzione dei suoni o per quello che concerne gli arrangiamenti del LP?

Bisogna dire che avevamo particolarmente chiare le nostre idee su come volevamo suonasse il disco, Paul non ha cambiato quasi nulla degli arrangiamenti dei brani… solamente un paio di consigli su alcune tracce, consigli che poi le hanno esaltate. Ad esempio, su My Baby and I, la batteria aveva un tempo più incalzante e così lui ha semplicemente detto al batterista: “suonala come se fossi una drum-machine, devi essere una drum-machine”, mimando il tempo… ed ecco fatto! Sicuramente la differenza l’hanno anche fatta i cori stratosferici che Paul ha inciso su alcuni brani.

As Far As I Know è un album di ben 13 tracce; piuttosto in controtendenza con gli ep e i dischi con pochi brani che le band, specie quelle emergenti, pubblicano solitamente da alcuni anni…

Avevamo l’esigenza di fare un disco “lungo” sicuramente contro quella che viene definita normalità, per un disco di una band emergente. Le cose da dire erano molte e non potevamo andare contro noi stessi.. come raccontare una storia a metà.


- Ho letto da diverse parti nel web che la vostra band è definita “folk-rock”; è una categorizzazione che può trovarvi d’accordo?

Tra le nostre influenze sicuramente c’è il folk americano quindi è normale associarci ad una scena più specifica rispetto ad un’altra. forse è riduttivo definirci solamente band “folk-rock”, la chitarra acustica può fuorviare, ma è l’immaginario del resto che fa la differenza.


- Ma se la vostra musica la definissimo folk notturno? Come vi sembra?

Ecco forse è più giusto…siamo molto notturni! Alcuni di noi infatti, dormono di giorno.

– Se fossimo all’interno di una rinomata enoteca di una non ben precisata metropoli, come potremmo definire il gustoso sound dei D.B. ???

Una band dal bouquet (appunto) di fiori autunnali e dal sapore avvolgente, ma non troppo dolce del miele di tiglio? Ci viene più facile il riferimento con la birra, eheheh!


- Che idea vi siete fatti del panorama indipendente italiano degli ultimi anni? Grazie alle nuove tecnologie e a internet c’è stato un proliferare incredibile di nuove progetti musicali a cui è difficile stare dietro..Avete qualche apprezzamento in particolare?

I “Sacri Cuori” sono la migliore band italiana attualmente. Grandi musicisti, grande musica. Sono tra i pochi che riescono a ricevere consensi anche all’estero. Poi, consigliamo il nostro caro amico “Lo Spinoso” che quest’anno ha esordito con un disco davvero bello. Un ragazzo di talento che merita più di un ascolto. Per finire, ci sono i 2Hurt… Paolo, il cantante-chitarrista, scrive buone canzoni che ricordano molto il Paisley Underground degli anni ’80, scena a cui siamo molto legati.

– La cosa più importante rimane suonare….?

Suonare molto e viaggiare con la musica.
 Quello che ti da il palco non si può replicare in maniera artificiale.

– Dove possiamo rimanere aggiornati sulle novità dei Dead Bouquet sul web?

La nostra pagina Facebook viene continuamente aggiornata. Per il momento è il nostro “sito ufficiale”!

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Dead Bouquet sul web:

https://soundcloud.com/deadbouquet

 

www.facebook.com/deadbouquet.net


Commenti

Silvano Annibali

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