REAL RELICS #10 – Nirvana @Reading Festival, UK (di Stefano D’Offizi)

led2Nel 1991 la critica ed il pubblico accoglie unanime Nevermind, ultima fatica della band di Seattle che ha portato il Grunge (parlando di generi) in cima agli ascolti mondiali. Un successo incredibile che attira le luci dei proiettori sul gruppo formato da Kurt Cobain (voce e chitarra, ma anche icona e simbolo di un’intera generazione), Krist Novoselic (basso) ed un giovanissimo Dave Grohl (batteria) subentrato a Dan Peters (che qualche mese prima aveva a sua volta rimpiazzato Chad Channing) nel 1990. Nevermind scala le classifiche in pochi mesi, un vero e proprio fenomeno musicale del tutto inaspettato, tanto che la band viene inserita come Headliner nell’ultima serata del Reading Festival di Leeds. In cartellone compaiono anche Nick Cave, The Wonder Stuff, Public Enemy e The Charlatans. Ma non è tutto oro quello che luccica; “Le condizioni di Kurt erano sempre meno stabili, avevamo tutti paura che il concerto si sarebbe trasformato in un disastro…” le parole di Dave Grohl anni dopo al programma radio Loveline “…poi invece si trasformò tutto in un live incredibilmente bello e coinvolgente!”.led3
L’instabilità del leader dei Nirvana era tra le altre cose da attribuire ai recenti eventi che navigavano attorno alla figura di Cobain, dal matrimonio con Courtney Love (voce e leader delle Hole) avvenuto alle Hawaii nel febbraio precedente e la nascita della loro figlia Frances Bean Cobain proprio a ridosso del Reading Festival. Inoltre, stampa e giornali scandalistici caricano senza vergogna alcuna, si parla di problemi con le droghe, di una band ormai vicina al collasso, della fine prossima dei Nirvana, vengono descritti come una semplice meteora destinata ad eclissarsi in breve…
Le aspettative non sono certo le più rosee.
La performance si apre con un piccolo teatrino, Novoselic appare per primo sul palco, inghiottito dalle urla di un pubblico immenso che non vede l’ora di potersi scatenare; “Tutto questo è molto doloroso, ma ce la puoi fare, con l’aiuto dei tuoi amici e della tua famiglia…” le parole di Novoselic introducono l’ingresso sul palco di un Kurt visibilmente distrutto, con una parrucca bionda in testa che lo nasconde quasi completamente in viso, trasportato su una sedia a rotelle da Everett True (giornalista, biografo ed amico della band). Si avvicina al microfono per canticchiare un motivetto appena prima di stramazzare al suolo.led1 Naturalmente è tutto uno scherzo, come se Kurt avesse voluto esorcizzare il personaggio che i media e la sua stessa casa discografica, hanno cercato in ogni modo di stampargli addosso. L’essenza del Grunge è ben visibile anche in un palco scarno ed essenziale, ridotto al minimo indispensabile per enfatizzare il meno possibile l’immagine di un gruppo che vuole stupire all’ascolto e non all’apparenza.
Cobain e compagnia suonano in modo greve, strumenti acidi e spesso scordati, da Bleach a Nevermind, scrollandosi di dosso i suoni perfetti di una produzione esageratamente dettagliata imposta sul disco. Drain you, Aneurism e School aprono la pista per uno show strabiliante, senza fronzoli e finiture inutili. Il pubblico ruggisce, sbraita, ulula ed applaude, prendendo parte in modo attivo al concerto, il quarto membro invisibile della band entrata di prepotenza nella storia del Rock, la stessa che anni prima aveva rifiutato di prendere parte ai tour di Guns ‘n Roses ed U2, sempre per mantenere la propria identità post Punk. led5“Questo è il nostro ultimo concerto… almeno fino al prossimo” Kurt si prende gioco della stampa, sbeffeggiando pubblicamente gli organi d’informazione che danno i Nirvana come una band al tramonto. Si prosegue con In Bloom, Come as you are, Polly e Litium, fino a Smells like teen spirits, apoteosi di una platea esagitata che accoglie una performance alquanto rumorosa. On a Plain, Negative creep e Been a son (che ritroveremo più avanti in Incesticide nel 1993), per poi farsi aiutare dal pubblico in una dichiarazione verso Courtney Love “We love you!”.
Lo show prosegue con altri brani tra cui Blew, Dumb, Stay Away e Love Buzz, trovando un epilogo in Territorial Pissing. Al termine di questo ultimo brano, i tre di Seattle fanno letteralmente a pezzi la propria strumentazione, fracassando ogni cosa sul pavimento, resta solo il tempo per scimmiottare l’inno Americano in una vertigine sonora di fischi e rumori non definiti prima di lasciare il palco. Tra le urla della platea si registra così il live più famoso dei Nirvana, partito come l’inizio della fine, il disastro imminente, il suicidio di una band che non ha più nulla da dire e sfociato invece in un successo più unico che raro. Purtroppo il vero disastro è solo rimandato di un paio d’anni.
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Stefano D'Offizi

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