Caparezza – Prisoner 709 (Universal Music Italia, 2017) di Francesco Sermarini

Ormai è inutile introdurre Caparezza, il “cugino”, come egli stesso si identifica, dei rapper. Nonostante una sua proposta particolarmente alternativa, sia nel senso più strettamente musicale, sia nella semantica dei testi irriverenti e pieni di significati più o meno espliciti, la fama dell’artista pugliese è ormai ben consolidata a livello nazionale.

Quindi, dopo l’ottimo successo di ‘Museica’, Michele è tornato con questo nuovo disco che, come consuetudine, ha suscitato clamore appena venne annunciato: Prisoner 709. Ora, dopo le iniziali e varie teorie sul titolo dell’album (infatti potrebbe indicare il numero di lettere presenti in Michele e Caparezza oppure il numero di dischi pubblicati sotto il nome Caparezza/Mikimix), si intuiva che si sarebbe trattato di un disco differente dagli altri dalla sola copertina, molto più seria e cupa rispetto allo stile di quelle precedenti.

Prima di tutto sono presenti parecchi brani dove Caparezza si racconta, dalle sue paure giovanili in Chiave, fino ai suoi problemi di salute in Larsen. Questi episodi più intimisti sono forse quelli più interessanti e meglio riusciti del disco. Sono presenti ovviamente testi dove l’argomento trattato è di critica verso la società, come per esempio L’uomo che Premette o L’Infinito, ma in alcuni casi il tema preso in considerazione dall’artista viene trattato con una certa superficialità, esempio culmine il brano Confusianesimo.

Per quanto riguarda la parte musicale, come Caparezza ci ha sempre abituati, c’è un’ampia varietà di generi che si susseguono durante il passaggio da una traccia all’altra. Infatti troviamo forti influenze dei Nine Inch Nails come nella title track, brani che abbracciano di più il punk rock e altri più strettamente elettronici, nei quali vengono sfruttati diversi strumenti tipici di quest’ultimo genere. L’aria che si respira durante l’ascolto, però, è molto meno giocosa rispetto al passato. Questo, molto probabilmente, è dovuto ad una sorta di ulteriore maturità da parte dell’artista. Da segnalare, purtroppo, un utilizzo abbastanza effimero degli ospiti presenti nel disco. Infatti artisti come DMC o Max Gazzè vengono utilizzati solo per brevi intro/outro o al massimo nei ritornelli.

Prisoner 709 è sicuramente un album interessante e che segna una svolta nella carriera di Michele Salvemini. È altrettanto sicuro che non si tratta assolutamente del miglior disco dell’artista, infatti alcuni testi non sono particolarmente approfonditi e, verso la fine del disco, l’ascolto risulta un po’ pesante e addirittura noioso in certi punti. Se siete fan dell’artista con i capelli più crespi d’Italia sicuramente lo amerete, se invece Caparezza non vi ha mai fatto impazzire questo non sarà il disco che vi farà cambiare idea.

Tracklist:

  1. Prosopagnosia 
  2. Prisoner 709
  3. La Caduta di Atlante 
  4. Forever Jung 
  5. Confusianesimo 
  6. Il Testo che Avrei Voluto Scrivere 
  7. Una Chiave 
  8. Ti Fa Stare Bene 
  9. Migliora la Tua Memoria Con un Click 
  10. Larsen
  11. Sogno di Potere 
  12. L’Uomo che Premette 
  13. Minimoog 
  14. L’Infinito 
  15. Autoipnotica 
  16. Prosopagno Sia!


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Francesco Sermarini

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