Wolves in the Throne Room – Thrice Woven (Artemisia Records, 2017) di Francesco Sermarini

Prendete il Black Metal, genere nato in Scandinavia e che attraverso la musica vuole rappresentare il gelo che caratterizza quei luoghi. Dai paesi nordici, importatelo in America, per la precisione nella zona della Cascadia, nella quale i fittissimi boschi secolari paiono conservare un’aria magica e pagana tutt’oggi. Proprio da queste zone provengono i Wolves in the Throne Room, gruppo capitanato dai fratelli Weaver i quali, grazie ad uno stile di vita in particolare contatto con la natura e ad una forte ricerca sperimentale tendente al Drone, sono riusciti a reinventare un genere tanto prolifico qual è il Black Metal.

Ora, sono passati 3 anni da ‘Celestite’, dove i nostri proponevano un disco di sola musica ambient, e ben 6 da ‘Celestial Lineage’, album molto più conforme rispetto alla discografia della band. Ed è quasi inutile girarci intorno, questo Thrice Woven è tra i migliori dischi mai composti dai fratelli Weaver. L’ascolto inizia con Born From the Serpent’s Eye, dove veniamo accolti da una chitarra acustica che ci permette di entrare meglio nelle atmosfere del disco, per poi non avere un attimo di respiro da tutta la bellezza e la magnificenza di cui è pieno LP. Infatti da questo momento sarà un continuo alternarsi di sfuriate Black, intermezzi atmosferici, riff maestrali e melodie eteree che arricchiscono i singoli pezzi.

Il risultato finale creato dai Wolves in the Throne Room risulta essere un piccolo capolavoro, estremamente curato in ogni suo aspetto e risulta un’esperienza emozionante ed epica ad ogni ascolto. Chiunque credesse che dopo l’esperimento di ‘Celestite’ avessero perso forza, avrà molto su cui ricredersi.

Tracklist:

  1. Born From the Serpent’s Eye
  2. The Old Ones Are With Us
  3. Angrboda
  4. Mother Owl, Father Ocean
  5. Fires Roar in the Palace of the Moon 


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Francesco Sermarini

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