Mokadelic @Monk, Roma (Foto e Report di Michela Centioni)

Quando si spengono le luci, il palco del Monk a Roma è velato da un telo nero che recita con un font minimale il nome del gruppo, Mokadelic, ed ha inizio un sogno collettivo e ipnotico.

Durante la loro performance quel telo, che non cade mai, anzichè celare i musicisti e ingoiarne irrimediabilmente i contorni, rivela ed esalta tutta la loro potenza, rafforzata delle immagini che scivolano sullo schermo, vi si imprimono, lo accarezzano, lo distorcono, mentre si sovrappongono ai suoni, in una danza post-rock che ha il sapore di un rito ancestrale.

La fisicità di Alberto Broccatelli, Alessio Mecozzi, Cristian Marras, Luca Novelli, Maurizio Mazzenga e dei loro strumenti si smaterializza dietro a quel telo e le loro ombre, le loro sembianze, appaiono e scompaiono come in una visione surreale,  fondendosi completamente con i suoni e con il pubblico.

I Mokadelic alternano nei loro brani presente e passato, passando da Chronicles, il nuovo disco, a But I Will Come Back, colonna sonora di Come Dio Comanda, in un crescendo che esplode con Doomed To Live, brano simbolo della Serie Gomorra, che li ha consacrati a livello internazionale.

Sul telo delle meraviglie, magistralmente diretto dal Visual Andrea Cocchi, passano parole e immagini che trasudano tutto l’amore per il Cinema che ha mosso i Mokadelic fin dagli esordi, quando ancora si chiamavano Moka e avevano già le idee molto chiare sulla strada da percorrere. Ma non per diventare famosi a tutti i costi, come sembra che oggi sia obbligatorio fare, per sovraesporre la loro immagine e snaturare la loro musica, ma per sperimentare, per arrivare, con la caparbietà di chi non può sottrarsi al proprio destino, esattamente dove erano destinati: alla pura espressione del proprio talento, della propria essenza.

I Mokadelic, sul palco del Monk, nascondendosi, si sono svelati in tutta la loro pienezza e ci hanno dischiuso il mistero dell’evocazione, delle potenzialità dell’immaginazione attraverso l’unione di musica e immagini.

 


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Michela Centioni

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