Judas Priest – Firepower (Epic Records, 2018) di Alessandro Magister

Sono passati 49 anni da quel 1969 in cui a Brimingham si formava un sodalizio musicale capace di vendere quasi 50 milioni di dischi ponendosi con pieno diritto nel ristretto Olimpo dell’heavy metal. Per fortuna, chi scrive ritiene che con questo Firepower siamo in uno di quei (rari ma non troppo, almeno ultimamente) casi in cui l’età e la fatica non si fanno sentire e il prodotto è di primissima qualità. Il compito più arduo, per band di questo calibro, è riuscire a raggiungere l’equilibrio  tra l’eredità storica, per non scontentare i fedelissimi della prima ora, e la ricerca di un suono e una produzione più moderni, per non correre il rischio del “more of the same”. Obiettivo raggiunto in primis grazie alla prestazione granitica del motore della band: Ian Hill al basso e Scott Travis dietro alle pelli si dimostrano all’altezza della propria fama e garantiscono il background ritmico adeguato ad ogni canzone, senza quasi mai perdere di intensità. Fondamentale anche il lavoro di produzione ad opera dello storico Tom Allom, vero sesto uomo dei Judas Priest e Andy Sneap. I fan della band negli ultimi anni hanno dovuto sopportare più di qualche brutta notizia, considerando le defezioni di KK Downing prima e, ora, del chitarrista e compositore Glenn Tipton ma sicuramente bastano le prime note della title-track a levare di mezzo ogni eccessiva preoccupazione. Certo non ci troviamo di fronte alla violenza rabbiosa di Painkiller e i nostri Gods of Metal hanno deciso di puntare forte su una maggiore epicità dei brani, anche per accompagnare meglio la voce attuale di Mr. Robert John Arthur “Rob” Halford. Altro punto a favore di questo lavoro è che a rimanere impresso è soprattutto l’impianto complessivo più che singole gemme e, chi scrive, ha sempre mal digerito quei dischi fatti di uno/due tracce memorabili accompagnate da altre puramente riempitive. Se proprio avete bisogno di qualche suggerimento su quali canzoni ascoltare per prime, beh…Necromancer, Flame Thrower, Traitors Gate e la struggente Rising from Ruins fanno al caso vostro. Che altro dire, 14 brani e la ciliegina sulla torta di una carriera strepitosa e, speriamo, non ancora giunta al capolinea.

Tracklist:

Firepower

Lightning Strike

Evil Never Dies

Never The Heroes

Necromancer

Children of the Sun

Guardians

Rising from Ruins

Flamethrower

Spectre

Traitors Gate

No Surrender

Lone Wolf

Sea of Red


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Alessandro Magister

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