Satyricon, intervista di Francesca Cortese


Approfittando della loro presenza su suolo italico, abbiamo avuto l’occasione di scambiare due chiacchiere con i Satyricon.
La band, uscita lo scorso settembre con l’ultimissimo disco Deep Calleth Upon Deep (Napalm Records), calcherà i palchi di Roma e Roncade (TV) per due serate davvero imperdibili

17 marzo 2018, Largo Venue, Roma.
18 marzo 2018, New Age Club, Roncade (TV)

Qui la nostra intervista a cura di Francesca Cortese.

Parliamo del vostro ultimo lavoro “Deep Calleth Upon Deep”, il mix esce dalle mani di Mike Fraser, possiamo quindi dire che si tratti di una produzione diretta e senza fronzoli? Quali sono i vostri rapporti con lui?
Satyr partecipa sempre all’intera produzione, quindi ha cercato un produttore esperto che potesse aiutarlo a creare un’immagine del suono che fosse armonica, potente ed espressiva, che era esattamente ciò che desiderava per Deep Calleth Upon Deep. Avendo lavorato con Mike Fraser in passato, conosceva un bel po’ delle competenze di Mike ed immaginava fosse l’uomo giusto per il lavoro. In poco tempo è stato chiaro che i due hanno messo su una squadra molto ben funzionante e potente, e sin dagli albori hanno allestito esattamente il tipo di produzione di cui l’album aveva bisogno.

L’album è quasi un percorso che contiene elementi diversi che sono stati parte della band durante la vostra storia. Ci sono elementi di sperimentazione ma anche riff più violenti, con uno stampo decisamente più black. Come conciliate tutti questi aspetti?
Non volevamo creare in alcun modo una specie di “raccolta” degli elementi tipici del Satyricon, volevamo solo comporre canzoni che fossero belle e dar loro una sorta di vitalità, di passione, di magia e di bagliore che andassero ben oltre qualsiasi cosa avessimo fatto in precedenza. Per qualche motivo gran parte del materiale si è risolto con forti riferimenti al nostro passato più remoto, ma con un tipo di dinamica e vitalità che non esistevano prima in Satyricon. Detto questo, c’è sicuramente molto di più in Deep Calleth Upon Deep che in tutto il resto, è probabilmente il nostro album più avanti in assoluto.

In Satyricon erano presenti degli elementi più groove e rock. In Deep Calleth Upon Deep invece si viene rapiti per una lunga discesa dentro l’abisso,  un album decisamente più emozionale. E’ una scelta voluta? Sentivate la necessità di comunicare qualcosa di più profondo?
Direi che è stata una scelta deliberata quella di scavare più a fondo, sì, e posso essere d’accordo che Deep Calleth Upon Deep sia un album emotivo. “Emotivo” è un termine un po ‘pericoloso da usare in questo contesto, perché potrebbe indurre alcuni a credere che si tratti di un tipo di lavoro “strappacuore”, cosa che assolutamente non è. Ma la musica viene veramente dal profondo, è carica di energia umana e viene anche eseguita con un alto grado di presenza e consapevolezza. In questo senso sì, è una nuova dimensione.

Il titolo richiama un verso del Salmo 42 della Bibbia. Come siete arrivati a questa scelta?
Satyr si è imbattuto in questa frase mentre leggeva un articolo di una rivista la scorsa primavera, ed, istintivamente, per lui è stato subito chiaro che fosse il titolo giusto per l’album. E’ un titolo che racchiude tutto, racconta da dove ci è venuto Deep Calleth Upon Deep e come vorremmo che fosse percepito.

E’ innegabile infatti che da Rebel Extravaganza in avanti la vostra musica sia profondamente mutata verso un metal più nero. Come collochereste il vostro ultimo lavoro all’interno del percorso della band?
Non potrei essere più d’accordo con la tua dichiarazione iniziale. Non tutti riconoscono questo sviluppo, ma è totalmente vero. Con Deep Calleth Upon Deep, un’oscurità ancora più densa, più profonda e più minacciosa è entrata nel nostro mondo musicale – c’è qualcosa di austero e gravemente serio in esso; sembra quasi conflittuale: allo stesso tempo è intrigante ed allettante.

Si può dire che Deep Calleth Upon Deep  si basi su strutture più atmosferiche ed emotive.Quali sono stati i cambiamenti che più vi hanno influenzato, dal 1994 ad oggi?
Noi cerchiamo di far continuamente evolvere i nostri meccanismi – è nostra natura cercare costantemente lo sviluppo, il miglioramento e conquistare nuovi territori per noi inesplorati. Quindi si potrebbe dire che i cambiamenti vengono dall’interno piuttosto che essere il risultato di impulsi esterni. Succede a causa di una passione sincera che nutriamo verso la musica in generale e nello specifico nel black metal, ed anche per il nostro desiderio di imparare dalle esperienze che viviamo. Partiamo da quelle per trovare soluzioni e modi migliori per procedere e continuare a crescere umanamente e musicalmente. Lo spirito dei Satyricon è quello del conquistatore, ed è la naturale spinta del conquistatore ad andare sempre avanti e scoprire nuove terre.


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Francesca Cortese

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