Alice In Chains – Rainier Fog (BMG, 2018) di Alessandro Magister

A distanza di ormai dodici anni dal suo ingresso nella band, il sottoscritto (che crede di essere in affollata compagnia) continua a commettere l’errore di considerare William DuVall come una new entry. Eppure si tratta del terzo disco che lo vede protagonista. Bisogna ammettere che lo stesso fenomeno ha riguardato, in passato, diversi esponenti del panorama musicale che, loro malgrado, si sono trovati a subentrare in corsa in realtà già pienamente affermate (vedesi Jason Newsted, sempre considerato come il new guy dei Metallica, nonostante i quindici anni passati nella band). Sebbene la scomparsa di Staley, avvenuta nel 2002, abbia lasciato un segno indelebile in ogni fan della prima ora, è innegabile, oltre che ingiusto, che la seconda vita della band di Seattle sia contraddistinta da un livello qualitativo alto. Questo vale anche per Rainier Fog che nel titolo e nella scelta dello studio di registrazione sembra voler riaffermare con forza le origini della band: la piovosa Seattle, la culla del grunge. La band si muove con disinvoltura tra le dieci tracce del disco. Oltre al già citato DuVall, da sottolineare l’apporto di Cantrell, non solo in termini di assoli ma anche di accompagnamento vocale. Più volte, infatti, le due voci si mescolano alla perfezione, creando anche qualche dubbio su chi stia realmente cantando in un determinato momento. Il riff di The One You Know, brano anticipato già lo scorso Maggio, entra con prepotenza nelle orecchie dell’ascoltatore che ha appena spinto Play e ci ricorda, se mai fosse necessario, della più metal tra le grunge band storiche. Lo stesso discorso vale per So Far Under che rappresenta, assieme alla già citata opener, il momento più riuscito del disco. Menzione speciale anche per la sorprendente All I Am che chiude il disco coi suoi sette tormentati minuti. La band si allontana dalle sonorità più cupe e dure con la ballata Maybe e con le trame coinvolgenti e malinconiche di Drone Deaf Ears Blind Eyes. A cercare il pelo nell’uovo, si sente la mancanza di almeno un brano indimenticabile e che regga pienamente il confronto con i capolavori del passato ma sarebbe ingiusto attribuire un giudizio negativo a questo sicuramente valido Rainier Fog.

P.S.

Si consiglia l’ascolto in una giornata di pioggia

Tracklist:

  1. The One You Know
  2. Rainier Fog
  3. Red Giant
  4. Fly
  5. Drone
  6. Deaf Ears Blind Eyes
  7. Maybe
  8. So Far Under
  9. Never Fade
  10. All I Am

 


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Alessandro Magister

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