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Potenzialità
Concept
“Il lupo perde il pelo ma non il vizio”, si sa, e prova provata ne è il nuovo disco del leggendario Billy Gibbons, mitica voce e chitarra degli ZZ Top, che ci regala una vera perla di Blues elettrico vecchio stile, di quello da ascoltare rigorosamente ad alto volume e mimando schitarrate immaginarie in salotto o in auto.
The Big Bad Blues, questo il nome del disco, non è infatti un titolo casuale ma un diretto riferimento all’espressione The big bad wolf delle favole anglofone (il lupo cattivo, per noi italiani) e tali intenzioni si riflettono chiaramente anche nel contenuto dell’album che è per metà un omaggio ad altri mostri sacri del blues, come Muddy Waters e Bo’ Didley, e per l’altra metà contiene pezzi originali del grande Gibbons, suonati con la stessa carica e semplicità compositiva che lo hanno reso celeberrimo negli anni ’80.
Il brano iniziale Missin’ Yo Kissin’ riecheggia volutamente l’immortale brano La Grange degli ZZ Top e ci predispone immediatamente ad un ascolto pirico e partecipato, consapevole che i minuti che attendono non saranno minuti qualunque.
Alla veneranda età di 69 anni suonati, infatti, Billy Gibbons ci ha regalato un album che raccoglie le registrazioni live del suo ultimo tour statunitense, suo secondo album solista di sempre, dopo una estemporanea parentesi nelle sonorità caraibiche del suo penultimo disco Perfectamundo.
Gli 11 brani che compongono The Big Bad Blues sono un vero e proprio viaggio attraverso l’essenza del blues bianco dell’ultimo secolo, con chiari e sinceri omaggi al Rock’n Roll, al Boogie, fino all’originario Blues del delta del Mississipi; il tutto sapientemente intessuto nella preziosa trama della voce rauca e “vissuta” di Gibbons, della sua inconfondibile chitarra elettrica che spinge senza arrestarsi un solo istante e, soprattutto, dalla ineguagliabile personalità di Billy.
Gli ascoltatori più attenti potrebbero forse obiettare che The Big Bad Blues non raggiunga particolari picchi artistici né rappresenti un vera sorpresa nello scenario musicale contemporaneo, e probabilmente avrebbero anche ragione, ma ciò non toglie nulla al fatto che sia un disco sincero e potente.
Non è forse vero che la definizione più celebre del blues è: “Tre accordi, e la Verità.”? Ebbene, Gibbons nel suo ultimo lavoro interpreta nella maniera più ortodossa tale dogma musicale e culturale.
Anche per coloro che abitualmente non prediligono il genere Blues, infatti, possiamo assicurarvi che vi risulterà difficile, se non impossibile, trattenervi dal seguire con inconsapevoli movimenti di testa, spalle e gambe il graffiante spartito di Gibbons, le sue atmosfere fumose e vissute, la sua musica che sa allo stesso tempo di fumo di sigarette da night club e di zanzare degli acquitrini della vecchia New Orleans.
Pertanto, bando alle ciance: ci sono molte ragioni per cui questo album merita di essere ascoltato, vissuto ed apprezzato.
Tracklist:
1. Missin’ Yo’ Kissin’
2. My Baby She Rocks
3. Second Line
4. Standing Around Crying
5. Let The Left Hand Know…
6. Bring It To Jerome
7. That’s What She Said
8. Mo’ Slower Blues
9. Hollywood 151
10. Rollin’ and Tumblin’
11. Crackin’ Up