Fleshgod Apocalypse – Veleno (Nuclear Blast Entertainment, 2019) di Alessandro Magister

Posso solo dire che ascoltare questo disco è una sensazione del tutto nuova per chi scrive. È come essere picchiati a lungo e in modo brutale ma finendo per provarne un sinistro piacere. Lasciamo da parte inutili convenevoli, abbiamo di fronte a noi un capolavoro e, allo stesso tempo, la consacrazione di una band che da anni faceva parlare di sé ma non sembrava aver trovato la quadratura del cerchio in nessuna delle sue pur ottime opere precedenti. Va ricordato, infatti, che quasi ognuno degli album aveva ottenuto enormi successi ma mostrava qualche, umana, pecca. Ad Agony si rinfacciava…

Score

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Potenzialità
Concept

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Posso solo dire che ascoltare questo disco è una sensazione del tutto nuova per chi scrive. È come essere picchiati a lungo e in modo brutale ma finendo per provarne un sinistro piacere. Lasciamo da parte inutili convenevoli, abbiamo di fronte a noi un capolavoro e, allo stesso tempo, la consacrazione di una band che da anni faceva parlare di sé ma non sembrava aver trovato la quadratura del cerchio in nessuna delle sue pur ottime opere precedenti.

Va ricordato, infatti, che quasi ognuno degli album aveva ottenuto enormi successi ma mostrava qualche, umana, pecca. Ad Agony si rinfacciava la batteria sparata tipo cannonata in faccia, a Labyrinth e King il ruolo preponderante e a volte ingombrante delle orchestrazioni. Dopo una serie di furiosi ascolti, possiamo dire che lo sviluppo si è compiuto e che ogni tassello è al suo posto. I Fleshgod Apocalypse sono riusciti in questa impresa mica da ridere subito dopo aver perso in un colpo solo entrambe le chitarre e relativo front-man.

Dopo l’addio, non senza polemiche, di Tommaso Riccardi e Cristiano Trionfera, la band ha fatto quadrato e ne è uscita più solida di quanto fosse mai stata. Fabio Bartoletti alla chitarra, David Folchitto alle pelli e fin qui tutto ok. Ma la voce? Il front-man? Facile. Basta tornare a quello che lo era stato agli albori, ossia Francesco Paoli. Il genio perugino, non è definibile altrimenti, non solo è in grado di rompere culi plurimi alla batteria e di comporre gran parte del material e della band, ma sa fare la sua porca figura anche con microfono e chitarra. La sua performance dimostra come sia riuscito a trovarsi nuovamente a suo agio in questa veste ritrovata. La Nuclear Blast ha dimostrato di puntare forte sui ragazzi e il grado qualitativo della produzione e dell’artwork lo dimostrano.

La mattanza si apre con Fury che fa capire all’ascoltatore a cosa sta andando incontro: tante ma tante legnate sotto forma di chitarre taglienti, pianoforte malato e sonorità tanto violente quanto drammatiche. A seguire troviamo la doppietta di singoli, tanto belli quanto diversi. Sugar ha dalla sua lo splendido video che tanto interesse ha catturato in questi mesi e un ritornello stranamente catchy, nonostante la meravigliosa pesantezza del brano. Carnivorous Lamb si pone quasi agli antipodi e spiazza l’ascoltatore con l’intro folk per poi esplodere grazie alla micidiale combo di chitarre e batteria oltre che per l’intreccio tra il cantato clean del bassista Paolo Rossi e il growl di Francesco Paoli. La breve strumentale The Praying Mantis’ Strategy ci conduce per mano a una delle perle contenute in Veleno, la meravigliosa Monnalisa che ci permette di tributare il giusto riconoscimento a quella ha saputo affermarsi come membro stabile della band, il soprano Veronica Bordacchini. Questo è il suo brano in cui troviamo mischiati il death e il gothic, giusto per dimostrare che i Fleshgod Apocalypse sanno cavarsela egregiamente anche quando i ritmi si abbassano. L’aggiunta delle parti in latino non fa altro che arricchire un brano già struggente. La successiva Worship and Forget riporta il discorso sui binari della violenza a noi tanto cara. Brano tiratissimo, minimale ma arricchito da un bridge che lo rende meritevole di ulteriori futuri ascolti. Anche qui fanno la loro comparsa dei versi in latino e occorre mettere in evidenza come siano proprio questi piccoli dettagli a distinguere “l’ennesimo disco di metal estremo” da un “meraviglioso disco di metal estremo”. Absinthe si muove su binari simili ma con maggior spazio alle orchestrazioni dell’ottimo Francesco Ferrini e all’intreccio di voci, lasciando nuovamente spazio al cantato clean, La struttura del brano è molto simile a quella di Carnovorous Lamb: intro più lenta e cantato clean che lasciano spazio alle sferzate brutali di chitarra e batteria per poi sfumare in un lungo assolo. 

Parlando proprio di assoli, un altro pregio del disco è quello di dargli un valore che non è quello canonico tipico del genere. Non si tratta di brevi e violente scariche a velocità massima ma, piuttosto, di digressioni drammatiche e appassionate. Pissing On The Score riporta la lancetta del tachimetro in alto ma non presenta particolari picchi di originalità e ricorda più da vicino i lavori precedenti. The Day We’ll Be Gone, a detta di chi scrive, vale da sola il prezzo del disco e conferma, nuovamente, la cura dedicata alla realizzazione di Veleno. La performance di Veronica è da applausi e la sua splendida voce si fa accompagnare da quella di Francesco Paoli e dal suono delle chitarre, con la stessa dolcezza con cui un padre sorregge la figlia che si incammina verso l’altare. 6 minuti di brividi che mi fanno ringraziare di vivere nella stessa linea spazio temporale dei FA. Prima della chiusura affidata alla title-track strumentale, i nostri compatrioti ci sorprendono nuovamente con la lunghissima Embrace The Oblivion. Quasi 8 minuti di mid-tempo con alcune accelerazioni, il tutto impreziosito da assoli struggenti e da ottime orchestrazioni che ci accompagnano, purtroppo era inevitabile, alla fine.

Consiglio l’acquisto della versione deluxe che comprende la cover di Reise, Reise dei Rammstein e una nuova versione di The Forsaking oltre al Blu-Ray de live di Perugia 2018.  Tantissima qualità senza pecche evidenti, complimenti ragazzi. Ce l’avete fatta.

Tracklist:

  1. Fury
  2. Carnivorous Lamb
  3. Sugar
  4. The Praying Mantis’ Strategy
  5. Monnalisa
  6. Worship And Forget
  7. Absinthe
  8. Pissing On The Score
  9. The Day We’ll Be Gone
  10. Embrace The Oblivion
  11. Veleno


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Alessandro Magister

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