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Dimenticateli!
A ben oltre 20 anni di distanza dal successo di …Baby One More Time di una Britney super teen con tanto di codini e divisa da scolaretta al seguito e a 10 anni dall’uscita di My World di un ancora più acerbo Bieber, il pop consacra a sua nuova sacerdotessa una figura ben più matura e sfrontata (nonostante la giovane età n.d.r.) che porta il nome di Billie Eilish Pirate Baird O’Connell.
E se perfino Dave Grohl (quello che somiglia incredibilmente al batterista dei Nirvana) ha detto di lei: «Quando vedo qualcuno come Billie Eilish, la morte del rock non è vicina», c’è da fidarsi!
Classe 2001, cresciuta a Highland Park, Los Angeles, California, in una famiglia di musicisti e attori, Billie ha iniziato a scrivere giovanissima, ed ha raggiunto il grande pubblico nel 2016, a soli quindici anni, con il suo primo singolo Ocean Eyes, oggi a quota oltre 90 milioni di visualizzazioni su YouTube.
E se di numeri da record vogliamo parlare, ecco ve ne dò giusto un assaggio:
- Ocean Eyes ha anche ottenuto oltre 200 milioni di stream su Spotify;
- When We All Fall Asleep è il disco con più pre-add nella storia di Apple Music;
- L’EP ha debuttato al primo posto su iTunes in 60 paesi (Italia inclusa) e in 88 paesi su Apple Music;
- Oltre 25 milioni di followers su Instagram;
- Oltre 48 milioni di ascoltatori su Spotify;
- Oltre 5 miliardi di stream globali;
- i suoi tour hanno registrato il tutto esaurito ovunque.
Credo bastino.
Dunque Billie Eilish è davvero il futuro del pop, come l’ha definita la critica?
Mi sento di dare una risposta negativa. No, non lo è.
Non può esserlo! Perlomeno, non per quel pop tradizionalmente inteso come musica omologata e di conforto che va bene un po’ a tutti.
Billie Eilish è un’artista eclettica, mai uguale a se stessa e in continuo divenire.
Le canzoni di When We Fall Asleep Where Do We Go? vivono su beat ora scarni, ora essenziali e frammentati, si caratterizzano di bassi sintetici, profondi e ossessivi al tempo stesso condite da tastiere insinuanti. Presentano sonorità tipiche della trap, ma qui siamo totalmente proiettati in un’altra dimensione che qualcuno preferisce definire dark pop.
Così, dal lato compositivo i presupposti potrebbero anche essere black nella variante trap, ma lo stesso non può dirsi della sua vocalità che, agendo sull’asciuttezza ritmica e giovandosi di un timbro nervoso e metallico, con delle svirgolate stridule di supporto, prende le distanze da ogni dogma di genere, per riconoscersi in un linguaggio proprio, di gusto insindacabilmente bianco e pop.
In You should see me in a crown, l’essere accompagnata da una vera batteria la conduce più vicina al rock e, per assurdo, il modo in cui si appoggia sui beat sintetici e recita le parole come fossero filastrocche l’accosta più a una Lorde, sia pur meno composta.
8, invece, presenta una voce infantile sul suono di un ukulele e quest’ambiguità unita all’infantilismo insiti tanto nel personaggio, la cui inclinazione sessuale varia a seconda del brano in promozione – come un tempo fu per Katy Perry (pupilla della Interscope pure lei) – quanto nelle sue esecuzioni canore, si risolve in un registro tanto adolescenziale e morbido quanto finto-sopranile.
Xanny rievoca un altro nome sulla lunga lista di Interscope in grado di creare milioni di proseliti Lana Del Rey (“non ho bisogno di uno Xanax per sentirmi meglio”) e mescola i sapori di una ballad soul con l’elettronica tipica dei brani più famosi.
E poi c’è l’impatto visivo, potentissimo. I capelli cerulei, o blu che cambiano continuamente sfumatura, dall’argento al glicine; il viso etereo da bambina e gli occhi così chiari da metterti in soggezione: nel video di Bury a friend, Billie sembra una delle creature di Tim Burton capitata in una versione horror di Alice nel paese delle meraviglie diretto da Kubrick, mentre si muove in un corridoio prima che delle mani le piantino decine di siringhe nella schiena, mentre pronuncia le parole catartiche “I wanna end me”.
Le immagini del video di When the party’s over sono ancora più inquietanti, e contrastano con la dolcezza della canzone. Vestita di bianco, in una stanza completamente immacolata, Billie beve un misterioso liquido nero da un bicchiere. E finisce con lacrime nere che sgorgano dai suoi occhi.
Questa sua eccentricità le ha regalato un’ulteriore assimilazione d’eccezione con colei che sull’eccentricità ha fondato il successo di un’intera carriera: Lady Germanotta (indovinate? pure lei prodotto esclusivo della Interscope).
Arriviamo a Bury a friend, la canzone che ha dato una svolta all’intero album e che ne ha in parte definito il mood.
Una canzone che è un incubo, un sogno, uno stato di caos mentale in attesa di riordino.
“bury a friend è letteralmente il punto di vista di un mostro sotto il mio letto. Se ti metti in quello stato mentale, cosa sente e cosa fa quella creatura?” ha spiegato la Eilish. “Confesso di essere quel mostro, perché io sono il mio peggior nemico. Posso essere anche il mostro sotto il tuo letto”. Ha proseguito l’artista nel corso di un’intervista.
Ecco spiegato perché molti adolescenti, e non, riescano ad identificarsi in lei. Nei suoi video affronta fobie che sono le sue ma anche quelle della maggior parte delle persone.
Il mondo sotto al letto di Billie Eilish, e quello dentro di lei, sembrano sconfinati.
Il mondo dove ha registrato il disco è invece piccolissimo. When We Fall Asleep Where Do We Go? è stato scritto, arrangiato e prodotto interamente da Billie e da suo fratello Finneas nella loro casa di Highland Park, a Los Angeles.
Per la precisione, nella camera di Finneas, di fronte a quella di Billie. Hanno scritto molti dei brani in viaggio, durante il 2018, e hanno finito poi il lavoro a casa. Nel 2019 è finita l’era dei grandi studi di registrazione.
Forse è così che si registrano i dischi di successo.
Tracklist:
- !!!!!!!
- Bad Guy
- Xanny
- You Should See Me In A Crown
- All The Good Girls Go To Hell
- Wish You Were Gay
- When The Party’s Over
- 8
- My Strange Addiction
- Bury A Friend
- Ilomilo
- Listen Before I Go
- I Love You
- Goodbye