Eric Clapton @Mannheim, Germania (foto e testo di Paolo Guidone)

Una cannonata al cuore.  

E’ questa probabilmente la sintesi più adatta a descrivere il concerto di Eric Clapton a Mannheim (Germania) del suo ultimo tour 2019, a cui Relics Controsuoni ha preso parte per mezzo di noi due, Giovanni Cionci e Paolo Guidone, e che vogliamo condividere con voi lettori.

Le aspettative erano ovviamente alte, e ciò ha giustificato i quasi 2.000 km di guida in 72 ore attraverso tre stati, ma Eric ci ha sorpreso tutti, regalandoci una performance a dir poco memorabile.

Come è noto Eric Clapton è purtroppo malato da alcuni anni e ad un passo dal proprio ritiro, come egli stesso ha confermato, ma a Mannheim ha dato il meglio di se e la scelta di Pretending come brano di apertura è parsa dunque una vera provocazione – a 74 anni compiuti – verso quell’avversa sorte che, però, sembra non volere appannare un simile genio. Non ancora.

L’inconfondibile tocco di Clapton ha infatti ipnotizzato tutti i settemila spettatori che, a volte, addirittura esitavano negli applausi per non perdersi neppure una nota del leggendario Slowhand

Il suo stile è quello ormai celebre: “sporco”, ondivago, tecnicamente a volte imperfetto, ma capace di trasformare con assoluta disinvoltura ogni sbavatura in una sincera e penetrante espressione artistica, amplificando in tal modo il messaggio che deve passare con il suo brano.

Assoli con poche note rispetto ad altri suoi colleghi, con frequenti pause che non sono però mai dei silenzi, ed un overdrive al minimo sindacale, tanto per ricordare ai più distratti che è di Rock e di Blues che stiamo parlando.

Un tocco sicuro, sobrio, sincero, definitivo.

La scaletta è quella solita ed ampiamente prevedibile del tour, ma ogni brano fa vibrare come diapason gli animi degli spettatori fino a portarne alcuni alla commozione, come sulle note di Layla e Tears in Heaven, quando  attorno a noi vedevamo, nella penombra, dita che fugacemente e discretamente asciugavano occhi umidi.

D’altronde è di uno dei massimi maestri del Rock che stiamo parlando e di una band di immenso valore artistico: il grande Chris Stainton al piano, Nathan East – già bassista dei Toto, di Satriani e Phil Colins – al basso, un sorprendente Doyle Bramhall II alla seconda chitarra, oltre agli altri notevoli musicisti alla batteria (Edward Emory III), tastiere hammond (Paul Carrack) e voci coriste (Katie Kisson e Shar White).

Eric Clapton ripercorre tutto il suo repertorio principale in due ore di spettacolo, scivolando sapientemente tra la chitarra distorta e imbizzarrita dei brani Pretending, Cocaine, I shoot the Sherif, e la morbidezza e pienezza del suo inconfondibile tocco acustico in pezzi del calibro di Layla, Tears in Heaven, Nobody Loves You when You’re Down and Hurt, passando per le sue celebri e raffinate reinterpretazioni di Holy Mother,How deep is The Ocean, Little Queen of Spades, etc… fino a regalare come brano di riuscita una ruggente Cocaine, che a momenti faceva venir giù tutta l’arena.

Una vera sorpresa poi la dedica e l’esecuzione di Tears in Heaven, offerta infatti in omaggio a suo fratello minore John e suonata con ritmo sincopato di chiara ispirazione raggae.

Considerato unanimamente tra i più grandi chitarristi di tutti i tempi, tanto da essere stato definito “il professore” dallo stesso monumentale Jimy Hendrix, poter ascoltare dal vivo Slowhand e viverne la sua discreta ma allo stesso tempo carismatica presenza scenica è qualcosa che ti resta dentro e non dimenticherai più.

Chi vi scrive ha sicuramente subìto in modo particolare la magia di questo concerto, essendo letteralmente cresciuto con le note di Clapton ed essendo consapevole che si tratta di uno dei suoi ultimi live, ma vi assicuro che assai raramente è possibile sentire tanta potenza espressiva, tanta completezza artistica ed allo stesso tempo tanta discrezione umana ed applomb nel medesimo Artista.

Una leggenda della chitarra.

Un mito della musica di tutti i tempi.

Tracklist live:

  1. Pretending
  2. Key to the Highway
    (Charles Segar cover)
  3. I’m Your Hoochie Coochie Man
    (Willie Dixon cover)
  4. I Shot the Sheriff
    (The Wailers cover)
  5. Driftin’ Blues
    (Johnny Moore’s Three Blazers cover)
  6. Nobody Knows You When You’re Down and Out
    (Jimmy Cox cover)
  7. Tears in Heaven
    (dedicated to the late Dr. John)
  8. Layla
    (Derek and the Dominos song)
  9. Running on Faith
  10. Electric
  11. Tearing Us Apart
  12. Holy Mother
  13. Cross Road Blues
    (Robert Johnson cover)
  14. Little Queen of Spades
    (Robert Johnson cover)
  15. Layla
    (Derek and the Dominos song) (electric version)

    Encore:

  16. Cocaine
    (J.J. Cale cover)

 

 

 

 


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Paolo Guidone

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