Score
ARTWORK
POTENZIALITA'
CONCEPT
Dopo l’apertura del loro canale youtube, dove la band spiega i fatti realmente accaduti, dai quali prendono spunto per i loro brani, i Sabaton tolgono i veli dal loro nuovo disco.
In questo capitolo il quintetto svedese capitanato da Joakim Broden ci porta a braccetto in un viaggio nella storia della Prima Guerra mondiale, la grande guerra.
Dopo il mezzo scivolone di The Last Stand, bocciato su tutti i fronti, persino dagli irriducibili, The Great War cerca di risollevare l’asticella della qualità in casa Sabaton.
Una cosa salta subito all’orecchio, dopo tanti anni i suoni e le campionature delle tastiere sono diametralmente cambiati, dai fasti di Carolus Rex passiamo a organetti e suoni di organo in puro stile anni 70, rendendo inaspettatamente piacevole l’ascolto.
Joakim alla voce si è fatto più scuro, cupo, quasi a raccontare il dolore delle vittime e dei soldati caduti, infatti la campagna di sponsorizzazione dell’album ha visto campeggiare ovunque la frase: “what’s so fucking great about that?!”.
L’incedere del reparto musicale è tipico dei Sabaton, oramai assodato negli anni, si è davanti a ritmiche di marcia quasi militare, e chi conosce la band, sa perfettamente quanto possa calzare a pennello.
Apprezzabile sopra tutti il lavoro alle pelli del buon Vandahl, che sembra davvero in forma smagliante e a suo agio, finalmente, nelle fila del gruppo, in attesa di vederlo suonare in cima al suo tank nella data di gennaio a Milano.
The Great War comunque è tutto tranne che piatto e triste, canzoni come The Red Baron e Fields of Verdun aumentano i bpm è fanno riscoprire quale è la vera e propria arte della band scandinava: insegnare la storia, raccontare il dolore e far muovere l’ascoltatore.
Se si è restati delusi dal sopracitato The Last Stand, sicuramente ci si accorge da subito che siamo davanti a un lavoro di una caratura superiore, ma i livelli di Heroes sono ben lontani.
Qualche sbadiglio sopraggiunge quando la band calca troppo la mano sull’enfasi delle parti più lente, nonostante il grattato di Joakim sia a tratti superbo.
Per concludere The Great War passa l’esame, ma senza lode e nemmeno a pienissimi voti, ma rimane un lavoro godibile e, in tutta onestà, era praticamente impossibile fare peggio dell’ultimo lavoro in studio.
Tracklist:
- The Future Of Warfare
- Seven Pillars Of Wisdom
- 82nd All The Way
- The Attack Of The Dead Men
- Devil Dogs
- The Red Baron
- Great War
- A Ghost In The Trenches
- Fields Of Verdun
- The End Of The War To End All Wars
- In Flanders Fields