Batushka – Hospodi (Metal Blade Records, 2019) di Francesco Sermarini

Dopo la recensione di Панихида, proseguiamo l’epopea dei polacchi Batushka con l’analisi del corrispettivo disco uscito sotto le ali della enorme e sempre presente Metal Blade. Il gruppo capitanato da Bartłomiej Krysiuk è stato il secondo, in ordine cronologico, a pubblicare un disco, anzi ad almeno un paio di mesi di distanza dalla pubblicazione del lavoro svolto da Krzysztof Drabikowski. Nonostante questo, dal momento in cui venne annunciato questo Hospodi fino alla sua ufficiale uscita sono stati rilasciati mano a mano diversi singoli che permettevano di pregustare quello che ci saremmo trovati una volta con il disco in mano.…

Score

Concept
Artwork
Potenzialità

Conclusione : Piatto e noioso

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Dopo la recensione di Панихида, proseguiamo l’epopea dei polacchi Batushka con l’analisi del corrispettivo disco uscito sotto le ali della enorme e sempre presente Metal Blade.

Il gruppo capitanato da Bartłomiej Krysiuk è stato il secondo, in ordine cronologico, a pubblicare un disco, anzi ad almeno un paio di mesi di distanza dalla pubblicazione del lavoro svolto da Krzysztof Drabikowski. Nonostante questo, dal momento in cui venne annunciato questo Hospodi fino alla sua ufficiale uscita sono stati rilasciati mano a mano diversi singoli che permettevano di pregustare quello che ci saremmo trovati una volta con il disco in mano. Da questi singoli si preannunciava una quasi totale mancanza di innovazione nel sound, per continuare “dritto per dritto” con quel tipo di immaginario e composizioni che avevano alla fortuna l’esordio Litourgiya. Insomma, squadra che vince non si cambia.

Ora che il disco è uscito si può affermare non solo quanto detto in precedenza, ma che ci troviamo di fronte ad un lavoro piatto e noioso per quasi tutta la sua interezza. Togliendo delle produzioni fin troppo pulite ed analogiche, le quali vanno a togliere gran parte del senso di pesantezza ed oscurità che il disco dovrebbe e vorrebbe infondere, ma le canzoni stesse presentano una struttura fin troppo basica, contornate da riff poco graffianti ed originali i quali sembrano più voler fare il verso agli ultimi Behemoth. Andando a voler vedere gli aspetti positivi, il cantato di Krysiuk è evocativo come sempre, grazie al suo timbro profondo e ispirato alla musica folkloristica ortodossa. Questo, però, non riesce a salvare le sorti di un album particolarmente derivativo e poco ispirato. Sicuramente tutte le liti interne e lotte legali non hanno minimamente giovato al risultato finale, ma comunque non si può passare di fronte a quello che sembra più un imitazione dei Cradle of Filth che il seguito di quel Litourgiya che aveva conquistato tanti appassionati di musica estrema.

Alla fine di entrambe le recensioni non si può dire altro che Панихида è nettamente superiore ad Hospodi, ma ciononostante non si può parlare di lavoro compiuto eccellentemente da parte di Krzysztof Drabikowski, in quanto veniva detto nella scorsa recensione che Панихида manca di quel qualcosa che lo possa elevare a gemma. In conclusione posso solo consigliarvi di seguire per il futuro i progetti capitanati da Krzysztof, sperando che possa riprendersi dopo quest’esperienza e tornare a fare musica di forte qualità.

Tracklist:

  1. Wozglas
  2. Dziewiatyj Czas
  3. Wieczernia
  4. Powieczerje
  5. Polunosznica
  6. Utrenia
  7. Pierwyj Czas
  8. Tretij Czas
  9. Szestoj Czas
  10. Liturgiya


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Francesco Sermarini

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