Nomotion – Funeral Parade of Lovers (Autoproduzione, 2019) di Paolo Guidone

Abbiamo una realtà davvero interessante del cosiddetto panorama alternativo del rock italiano da presentarvi: l’album Funeral Parade of Lovers dei Nomotion. E’ infatti un disco interessante per varie ragioni e innanzitutto perché il quintetto vicentino è davvero bravo. Il disco è registrato integralmente con strumenti analogici ed in presa diretta e questo la dice già lunga sulla ricerca stilistica dei Nomotion poiché i suoni risultano genuini, graffiati, magistralmente imperfetti, insomma pieni di carattere. Anche lo stile è assai interessante perché paradossalmente uno stile ben definito non c’è. I 10 brani di The Funeral Parade of Lovers infatti, sono molto…

Score

Concept
Potenzialità
Artwork

Voto Utenti : 4.43 ( 6 voti)
Abbiamo una realtà davvero interessante del cosiddetto panorama alternativo del rock italiano da presentarvi: l’album Funeral Parade of Lovers dei Nomotion.

E’ infatti un disco interessante per varie ragioni e innanzitutto perché il quintetto vicentino è davvero bravo.

Il disco è registrato integralmente con strumenti analogici ed in presa diretta e questo la dice già lunga sulla ricerca stilistica dei Nomotion poiché i suoni risultano genuini, graffiati, magistralmente imperfetti, insomma pieni di carattere.

Anche lo stile è assai interessante perché paradossalmente uno stile ben definito non c’è. I 10 brani di The Funeral Parade of Lovers infatti, sono molto diversi l’uno dall’altro e traggono ispirazione dai vari generi. Ascoltando l’album sembra di ascoltare gli Smiths a volte, oppure Nick Cave in altre, e anche un pizzico di The Cure qui e là.

La bravura dei Nomotion sta infatti proprio nel loro camaleontismo che però non trascende mai in confusione o, peggio, in banalità.

Il brano The Long Morrow, ad esempio, ha nella prima metà degli evidenti richiami ritmici al genere country – che pure ha caratterizzato una prima fase storica dei Nomotion – ma nella seconda pare di ascoltare a tutti gli effetti un brano dei The Cure, e tutto questo senza rendersi conto dell’arduo e magistrale cambio di registro! Lo stesso accade anche per altri brani come ad esempio The Edge of the Abyss dove ad uno sfondo musicale di forte matrice jazz-lounge si sovrappone un cantato tipico degli Smiths.

Notevoli anche i brani The Funeral Parade of Lovers, Bring me Down e Our Black Sun.

I brani risultano tutti dall’immediato appeal, ricchi di atmosfera e carica ritmica, con partiture semplici e nette suonate però con strumenti e tecniche che le rendono assolutamente complete e innovative, con interessanti e ben riusciti esperimenti di sovrapposizione di generi musicali diversi nell’ambito del medesimo brano.

Riteniamo sia impossibile definire con certezza a quale genere musicale appartenga questo album, ma forse proprio per questo motivo ci piace ancor di più perché innovativo, articolato e zeppo di piacevoli sorprese.

Promosso a pieni voti.

Tracklist:

1. Funeral Parade of Lovers
2. Killing Fields
3. Adenosine
4. The Long Morrow
5. Stained Bedclothes
6. Black Aura
7. Glasgow smile
8. The Edge of Abyss
9. Bring Me Down
10. Rillington Place
11. Our Black Sun


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Paolo Guidone

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