Rammstein @Ratina Stadium, Tampere (Finland) (testo di Marco Zuccaccia)

L’anno in corso è coinciso con il ritorno dei Rammstein con un album di inediti, l’ominimo Rammstein, uscito dopo ben dieci anni dal precedente Liebe ist für alle da. Come sempre, il modo migliore per giudicare una nuova uscita discografica è sentire come questa impatti dal vivo sul pubblico. Dalle nostre parti i Rammstein mancano da tempo e, in aggiunta, dovremo attendere la data del 13 luglio 2020 per poterne godere di persona allo stadio Olimpico di Torino; a meno di imbarcarsi per un viaggio all’estero, come abbiamo fatto.

Tampere è una cittadina finlandese con poco più di 220mila abitanti, abbastanza tranquilla, ma attiva sul fronte culturale. Immaginate cosa può essere per gli abitanti del luogo una autentica invasione di metallari che arrivano da ogni dove per due giorni (sì, ben due date) di fuoco e fiamme con la band più acclamata del momento. Oltre a ciò, in città già dai giorni precedenti al concerto – per chi è arrivato in anticipo come noi – radio, televisioni e persone comuni di qualsiasi fascia d’età non parlano d’altro. Sarà che a livello di viabilità quotidiana un movimento di 80 camion per allestire la scenografia di un concerto non è cosa da tutti i giorni, vuoi che le oltre 60mila persone in totale per le due date non incidano anche sulla economia del luogo?

Come avviene per tutte le date dell’Europe Stadium Tour 2019, in apertura, il Duo Jatekok ha eseguito pezzi dei Rammstein al piano. Abbiamo riconosciuto Klavier, Engel, Du Hast, Mein Herz Brennt, Ohne Dich, Frühling. Un inizio soft, al contrario della musica sparata nelle casse che in genere precede questo tipo di concerti. Gradevole, considerato che tale melodia conduce fino ad un universo parallelo, un continuum spaziale che arriva a Music for the Royal Fireworks di George Frideric Handel che dà il via al tanz metal tedesco. Un lungo applauso acclama l’ingresso della band e dal palco si leva delle nebbia, uno scoppio improvviso accoglie la band con i colpi dati alla batteria da Christoph Schneider che scandiscono Was ich liebe.

Il fumo a questo punto inizia a diventare nero, presagio di un incendio. L’ambientazione della scenografia potrebbe vagamente ricordare quella del film Mad Max, se questo fosse stato girato nella Germania nazista. Ed è proprio la provocazione che scatena i Rammstein. A seguire, la devastante Links 2-3-4, con il palco che si tinge di vessilli di colore rosso e Christian “Doktor Flake” Lorenz che cammina, mimando una marcia, su un tappeto mobile. Oltre che per il movimento scandito, Flake colpisce anche per il colore dorato dei suoi abiti, dettaglio ripreso anche dagli stivali indossati da Till Lindemann che veste una divisa pitonata.

E’ la volta di Tatoo il secondo pezzo della serata tratto dal nuovo album. La voce di Lindemann si fa metallica tramite un leggero effetto al mixer. Ritmata è l’esecuzione con un colpo d’occhio sul pubblico che batte le mani all’unisono sul ritornello «Deinen Namen stech’ ich mir / Dann bist du für immer hier / Aber wenn du uns entzweist / Such’ ich mir jemand, der genauso heißt». Partono i primi fuochi d’artificio della serata su Sehnsucht. Cadono i teli rossi e l’atmosfera si fa sacra. Dalla torre centrare si abbassa un immagine con cinque figure incappucciate. Il simbolo dei Rammstein ha la parte bassa che si è allungata, assumendo le sembianze di una croce e al ritornello di Zeig dich le fiamme si levano alte al cielo.

«Nun, liebe Kinder, gebt fein Acht. Ich habe euch etwas mitgebracht», l’intro di Mein Herz Brennt è sempre mozzafiato. In questa occasione le luci del giorno non sono ancora calate e non c’è quel buio in cui la parte della canzone che recita «IIch singe bis der tag erwacht / ein heller schein am firmament» lascerebbe una speranza di salvezza; cosa che potrebbe essere ancora più terrificante. Il palco diventa completamente rosso con dei lampi di luce bianca che fanno capolino: il pubblico intona a gran voce Mein Herz Brennt su di un suono che si è fatto sinfonico.

Le esibizioni dei tedeschi Rammstein sono sempre caratterizzate da una forte teatralità e il momento in cui viene eseguita Puppe non è certo da meno. Un enorme passeggino metallico fa il suo ingresso sul palco. Con degli occhiali a visione notturna vengono inquadrati sia i membri della band che il pubblico e l’immagine viene riproposta sullo schermo centrale. Quando ci si sposta verso il passeggino per mostrarne l’interno viene rivelato un neonato mostruoso e sfigurato che ricorda vagamente la copertina dell’album Mutter, ma in chiave horror. «Ich reiß’ der Puppe den Kopf ab / Ja, ich reiß’ der Puppe den Kopf ab / Und dann beiß’ ich der Puppe den Hals ab / Es geht mir nicht gut, nein! Dam dam». Till Lindemann ci ricorda con il testo della canzone che si tratta di una bambola. Quest’ultima alla fine brucerà all’interno della sua culla, inviando coriandoli neri che escono dalla sua bocca verso il pubblico per un finale inquietante. Al termine la band tedesca ci regala Heirate Mich con le luci della scenografia che per la prima volta è diventata di colore blu. Segue Diamant, a mio avviso il pezzo in cui la voce baritonale di Lindemann era più chiara: da un lato perché non usa la tecnica di canto Sprechstimme, dall’altro perché è accompagnato solo dalla chitarra in elettroacustico.

Richard Z. Kruspe, sale in consolle e viene portato in alto sulla torre centrale del palco trasformando il Ratina stadium di Tampere in una gigantesca pista da ballo per un remix di Deustchland. Gli altri membri della band, ad eccezione di Till Lindemann tornano sul palco vestiti di nero e con dei grandi led bianchi in evidenza per eseguire una coreografia. Dalla discoteca si torna a fare metal con Deustchland, ora eseguita in versione album, che scatena il pubblico. Si prosegue con un’altra fiammata di energia data da Radio. Il bassista Oliver Riedel dopo lo stacchetto dance non ha più la divisa nera e la maschera che aveva tenuto fino a quel momento, mentre Richard Z. Kruspe ha mantenuto il mantello bianco che aveva in consolle.

A questo punto Lindemann si è trasformato in chef e cerca di cucinare il tastierista Doktor Flake dentro un pentolone con l’uso di lanciafiamme sempre più potenti, durante l’esecuzione di Mein Teil. Stupefacente è poi Du Hast nell’esecuzione con Paul Landers in stato di grazie e, come se non bastasse, con fuochi pirotecnici che attraversano tutto lo stadio. La teatralità dello spettacolo ha un altro apice in Sonne dove l’intero palco sembra bruciare, tanto alte si levano le fiamme. Questo è il momento in cui i miei vicini di posto hanno perso il controllo e lanciato in aria i loro bicchieri-souvenir (non ci sono bicchieri monouso alla cassa del bar).

Si torna con i piedi per terra e la band esegue Ohne dich senza particolari effetti speciali e in versione rilassata per un momento di sollievo in cui il pubblico può dedicarsi a cantare con la band. Il momento ‘intimo’ prosegue con Engel che viene cantata da Till con il Duo Jatekok.

Arrivano gli stranieri passando con un gommone sopra il pubblico. Sono Oliver Riedel e Christian Lorenz che raggiungono il resto della band per eseguire l’acclamata Ausländer. A seguire il palco diventa di colore verde, iniziamo ad avvertire il buio della notte che avanza sulle note di Du riechst so gut impreziosite ancora una volta da effetti scenici come Till con il suo archetto di fuochi d’artificio. Arriva un grosso cannone, stavolta non per sparare fiamme. Sulle note di Pussy le prime file – e non solo – vengono inondate di schiuma, a cui segue una nuova ondata di coriandoli, stavolta di colore bianco a colorare tutto lo stadio.

Altra pausa, ma se tornano sul palco con un pezzo come Rammstein, si può perdonare qualche attimo di attesa. Oltre a questo, le fiamme sono ora davvero imponenti. La classica Ich Will fa decisamente esaltare il pubblico, prima che Sonne, eseguita al piano conduca ai saluti finali.

Lo spettacolo dei Rammstein è perfetto. Non c’è nulla fuori posto, o che non funzioni come dovrebbe. Esiste un business importante dietro la band, ma il prezzo è ampiamente ripagato dallo spettacolo offerto. Lo show può ancora piacere ai vecchi fan pur con delle concessioni generose all’ultimo lavoro in studio. Personalmente, rispetto alle tracce dell’album che sono state suonate, mi sono mancate Sex e Hallomann. Quindi, spero che il tour del prossimo anno negli stadi possa includerle. Lo show può tuttavia piacere anche a che è digiuno o quasi del genere perché la teatralità della band appaga gli occhi e fa uscire soddisfatti dallo stadio.

La Finlandia ha regalato una cornice surreale al concerto dei Rammstein. In Agosto non c’è più l’effetto del Sole di Mezzanotte, ma tramontando con una diversa angolazione, è molto più dolce che in Italia. Il nostro astro ci ha regalato uno sfondo in cui non si è mai percepita veramente la notte, se non verso la fine del concerto e una volta fuori dallo stadio. La temperatura era perfetta e una leggera pioggia che ha preceduto l’inizio della prima delle due date ha rinfrescato i presenti. Personalmente, non ho avvertito un eccesso di calore dato dalla vicinanza delle fiamme che, se pur di estensione generosa hanno una breve durata; magari in Italia farà più caldo.

Scaletta concerto Rammstein

  1. Music for the Royal Fireworks (George Frideric Handel song)
  2. Was ich liebe
  3. Links 2-3-4
  4. Tattoo
  5. Sehnsucht
  6. Zeig dich
  7. Mein Herz brennt
  8. Puppe
  9. Heirate mich
  10. Diamant
  11. Deutschland (Remix by Richard Z. Kruspe)
  12. Deutschland
  13. Radio
  14. Mein Teil
  15. Du hast
  16. Sonne
  17. Ohne dich

B-Stage

  1. Engel (w/ Duo Jatekok al piano)

Encore:

  1. Ausländer
  2. Du riechst so gut
  3. Pussy

Encore 2:

  1. Rammstein
  2. Ich will
  3. Sonne (al piano)


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Marco Zuccaccia

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